Capitolo 33

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Eravamo ancora presso la cantina del padre di Hayley, ci aveva accolto e offerto un posto dove stare “papà io ci ho riflettuto, Alex è casa mia… ma questo non mi vieterà di costruire un rapporto con te” disse Hayley, l'uomo la guardò confusa “e come?” domandò “mi inventerò un modo” rispose lei. Io avevo le braccia incrociate, non volevo obbligarla a restare con me, io volevo solo che fosse felice “lo sai, Hayley… te l'ho detto, sono disposto ad ospitare entrambe” disse l'uomo “mi piacerebbe, ma… Alex ha un lavoro e non posso lasciarla da sola, ha bisogno di supporto” rispose Hayley “supporto? E per cosa?” domandò confuso “nulla, papà… lascia stare” disse Hayley. Poi tornò da me e mi abbracciò “ripeto, Hayley… se vuoi restare qui… ci inventiamo un modo” dissi sorridente “no, Alex… ho bisogno di te” disse dolcemente, io le sorrisi “non vorrei che poi pensi che io ti abbia impedito di fare qualcosa, io ti voglio felice” dissi guardandola negli occhi “io sono felice con te Alex” rispose. L'abbracciai forte e le diedi un bacio a stampo “ti amo Alex e apprezzo quello che mi hai detto, ma… per quanto possa essere mio padre tu sei casa mia” disse stringendomi forte a sé “e sai… una casa si abbandona difficilmente se ti ci trovi bene” continuò a dire.
Mano nella mano tornammo a parlare con Joshua e lui cercava di convincere Hayley a restare con lui, ma lei è sempre stata testarda “ho bisogno di lei, papà, e lei ha bisogno di me” disse Hayley “certo, capisco Hayley…” disse l'uomo, si alzò e l’abbracciò forte “mi dispiace, non volevo obbligarti a fare qualcosa che non vuoi fare, hai ragione… ci sono tanti altri modi per costruire un rapporto” disse, facendole l'occhiolino “spero di vederti presto a New York” disse Hayley felice “contaci figlia mia” rispose l'uomo, senza interrompere l'abbraccio, lui mi vide pensierosa e mi invitò ad unirmi all'abbraccio “hey, Alex, anche tu puoi chiamarmi papà… fai parte della famiglia” disse dolcemente “grazie, davvero” risposi.
23:30
Tornammo in albergo, Hayley era più felice che mai e quella felicità contagiò anche me “vieni qua” dissi tirandola a me, la strinsi forte e iniziai a riempirla di baci, la spinsi contro la parete dell'ascensore “conserva quei baci per quando saremo in camera” disse facendomi l'occhiolino, le sorrisi maliziosa e mi lasciai guidare da lei. In sottofondo, suonava “We Are Young” dei Fun.
aprì  la porta della stanza e lei mi spinse dentro, facendomi appoggiare al muro, io cercai di riprendere il controllo ma lei me lo impedì “sta ferma… stasera comando io” disse, iniziando a baciarmi l'angolo della mascella, mi sfilò i vestiti e mi trascinò nella vasca idromassaggio, mi fece sdraiare e continuava a lasciare baci sulla mia pelle, la sua mano finì sott'acqua, tra le mie gambe, appoggiai la nuca sul bordo della vasca e quando sentì di essere all'apice mi lasciai andare, cercando di essere più silenziosa possibile “dio, Hayley…” dissi, il mio corpo era ancora percorso da brividi di piacere.
Mi alzai lentamente sarà vasca lasciando che le gocce d'acqua scorressero lungo il mio corpo, Hayley aveva lo sguardo puntato su di me e lo sentivo quasi scrutare ogni particolare ed era sempre come se lo stesse guardando per la prima volta.
“Dato che questa è la nostra ultima notte a Venezia… ci andiamo a fare un giro?” domandai “mi piacerebbe” rispose lei. Così mi alzai dal letto e cercai qualcosa di carino nella valigia, scelsi un pantalone nero ed una camicia bianca che non abbottonato fino a su, lei invece… il vestito a fiori, quello della gita in Spagna la guardai a bocca aperta “che c'è non mi hai mai vista con questo vestito?” domandò ironica, io risi e mi avvicinai “non te lo vedevo addosso da molto tempo” dissi sorridendo “ehm…”.
Mano nella mano uscimmo dall'albergo ed iniziammo a camminare lentamente, cercando di goderci gli ultimi istanti a Venezia, eravamo entrambe zitte, il rumore delle onde del mare ci aiutavano a tranquillizzare i pensieri “tu davvero hai scelto me?” domandai continuando a fissare il mare “e lo rifarei sempre, sarai sempre la mia prima scelta, Alex…” disse “no, intendo.. tra me e tuo padre… hai davvero scelto me?” dissi “sì, Alex, non riesco a stare senza di te… ci ho provato per due anni e non ha funzionato” rispose facendo spallucce “già… non siamo fatte per stare distanti, in un modo o nell'altro riusciamo sempre a ritrovare l'una la strada dell'altra” dissi, appoggiando la testa sulla sua spalla. Riprendemmo a camminare e arrivammo a piazza San Marco, al centro c'era un cantante di strada che aveva intonato “The Only Exception” dei Paramore. Io le sorrisi ricordando la prima volta che aveva dormito da me e che quella era la canzone che mi dedicò quel giorno e no, non l'ho mai dimenticato “ti va di ballare?” le domandai, lei rise per poi accettare, mi strinse la mano “sei l'unica eccezione, Hayley” dissi dolcemente.
“When I was younger
I saw my daddy cry
And curse at the wind
He broke his own heart
And I watched
As he tried to reassemble it
And my momma swore
That she would never let herself forget
And that was the day that I promised
I'd never sing of love
If it does not exist, but darlin'
You are, the only exception”
Iniziammo a ballare senza fregarcene della gente che passava e ci guardava male, d'altronde era quello che avevamo sempre fatto. Ci amavamo ed era quella l'unica cosa importante. A canzone finita la ragazza ci sorrise “speravo che qualcuno iniziasse a ballare, mostrando un po’ di vita a questa città” disse.
Eravamo tornate in albergo da pochi minuti e già c'eravamo messe a letto, era la nostra ultima notte a Venezia, tra poche ore avevamo il volo per Napoli e non vedevo l'ora di vedere tutto quello che aveva da offrire.
La sveglia suonò ed io iniziai a fare la valigia, mentre Hayley continuava a dormire aggrovigliata tra le lenzuola, mi andai a fare una doccia veloce e tornai in camera per svegliarla o avremmo perso l'aereo. Mi avvicinai al suo orecchio e cercai di essere più delicata possibile “Hay… svegliati” le dissi dolcemente. Al primo tentativo lei mi ignorò continuando a dormire al secondo, aprì leggermente gli occhi e si girò di schiena per stiracchiarsi “dobbiamo già andare via?” domandò “sì, tra poco abbiamo l'aereo per Napoli” risposi “oh… ed io che volevo restare in questo letto per sempre” disse iniziando a ridere. Mi sfilai l'accappatoio e glielo lanciai addosso, lei lo strinse a sé “hai sempre un così buon odore…” disse, poi si alzò e andò dritta in bagno a lavarsi anche lei.

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