Capitolo 20

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Misi in moto la macchina e  digitai sul navigatore la destinazione. Misi il piede sull’acceleratore e partì per arrivare in tempo sulla scena del delitto.
Arrivai a Central Park e parcheggiai l'auto, lo spettacolo non era dei migliori, volanti della polizia a destra e a manca. Passai oltre il nastro giallo e raggiunsi Collins “che abbiamo qui?” domandai “Kevin Prince Junior, 14 anni” disse, la mia faccia da confusa divenne seria e pronta a mettermi a lavoro “avete già contattato la famiglia?” domandai “no, Alex, è un orfano..  viveva nella casa-famiglia sulla 25esima strada, io direi di andare a fare due domande” disse Collins “prima vorrei dare un'occhiata al cadavere…” dissi. Mi avvicinai e il suo corpo era riversato in un'enorme pozza di fango, gli abbassai la felpa nera e notai avesse un foro di proiettile sul petto, il jeans era sporco sulle ginocchia come se qualcuno l'avesse fatto inginocchiare per giustiziarlo… ma era solo un bambino… in mano aveva solo una confezione di caramelle niente che faceva pensare ad un furto. Mi alzai e camminai di nuovo verso Collins “mi accompagni sulla 25esima?” Domandai “certo, Detective” disse lui, ma non appena stavamo per uscire dalla scena del crimine… venimmo circondati da telecamere cose se il caso sarebbe inevitabilmente diventato di dominio pubblico, digitai il nome della casa famiglia e misi in moto, in macchina nessuno fiatava, Collins buttò il mozzicone di sigaretta dal finestrino “che c'è Miller, ti dà fastidio il fumo?” domandò confuso “eppure tu a 17 anni ne hai fatti di casini” disse ironico “sono cresciuta, Tenente e non fumo da 6 anni” risposi “dai, ora parcheggia e parliamo con la direttrice dell'istituto dove stava il ragazzo” disse, aprì la portiera della macchina e scese, io parcheggiai e feci lo stesso. Mi aggiustai la giacca e mi avvicinai a lui “ora voglio da te la massima professionalità, è la prima volta che ci occupiamo di un caso del genere, quindi cerca di mantenere un basso profilo” disse “come sempre, Tenente, ma non si aspetti che sia tenera nei confronti dell'assassino” dissi. Entrammo ed entrambi mostrammo il distintivo “sono il detective Miller della polizia di New York, possiamo  parlare con la direttrice?” domandai “certo è di sopra, ma che succede?” domandò la ragazza “questioni riservate” risposi gentilmente “bene, un modo gentile per dirmi di farmi i fatti miei hahah” disse la ragazza “comunque, vi prego, seguitemi” la ragazza ci condusse nell’ufficio della direttrice e poi ci lasciò parlare da soli con lei “buongiorno” dissi “buongiorno, è successo qualcosa?” domandò confusa “Kevin Prince Junior, 14 anni era un ospite della struttura” dissi “sí, lo conosco, un ragazzino d'oro…” disse la donna sorridente “è stato trovato il suo cadavere stamattina…” dissi, la signora sbiancò “che gli è successo?” domandò con difficoltà “è stato sparato… un colpo al petto” dissi, la signora fece per alzarsi, ma cadde a terra “no, non è possibile… domani ci sarebbe stato il processo con il tribunale dei minori per l’affido, mi ero tanto affezionata a lui che ho pensato di volergli donare una famiglia, una vita normale” disse la donna “ho impiegato così tanto per avere un figlio… sono sterile, detective…” disse tra le lacrime, mi sedetti accanto a lei e l'abbracciai forte “mi dispiace tanto” dissi dolcemente, furono le uniche parole che riuscì a dire “la prego detective, trovi il colpevole” disse poi, guardandomi negli occhi con tanta rabbia mista a tristezza “è il mio lavoro” dissi con fermezza. La donna sorrise “con tutta la merda che quel ragazzo ha passato… forse, è meglio così…” disse poi, mettendo su un finto sorriso “non sono una persona spirituale, ma credo che a volte… sia meglio morire che continuare a soffrire” dissi, la donna mi guardò e quasi mi riconobbe “mi ripete il suo cognome detective?” domandò “Miller signora” risposi “conosco il suo caso… è quella ragazza vittima di abusi sessuali da parte del padre, quella che è stata costretta a spogliarsi dall’avvocato difensore di suo padre…” disse la donna, cogliendomi di sorpresa… anche Collins mi guardò confuso, non conosceva la mia storia “mi dispiace per quello che ha passato, ma lei ha continuato a vivere, trasformandosi nel peggiore incubo dei criminali… e questo le fa onore” disse “ho pensato di poter essere utile” dissi per poi alzarmi dal pavimento, le diedi un abbraccio e andammo via “ho pensato di passare all’obitorio e parlare con il medico legale” dissi “sì… hai ragione, accompagnami alla centrale e poi vai per la tua strada” disse Collins.
Eravamo in macchina e nessuno dei due fiatava, fin quando Collins non abbassò il finestrino e si accese la sigaretta “allora, Morris… mi spiega cosa è successo con tuo padre?” domandò confuso “che vuole che le dica, tenente… ha iniziato ad abusare di me quando avevo 5 anni, quando avevo 12 anni venne arrestato, gli hanno dato 25 anni per traffico di droga..  pff… traffico di droga” dissi poi “la signora ha parlato di un processo…” disse “sì, due anni fa riuscì ad evadere… e volò fino a Londra per “completare il lavoro”, mi rapì e mi tenne una settimana nascosta in un seminterrato di una casa abbandonata… ogni giorno…” poi inchiodai e strinsi forte il volante scoppiando a piangere “ora capisco… perché te la prendi sul personale quando le vittime non superano i cinque anni… un esempio… Grace.” Disse stupito “e questa cosa la stupisce? Pensavo che un poliziotto dovesse essere empatico di base” dissi ironica “e… Miller… sono contento di averti conosciuta, quello che fa di te un buon detective è la tua motivazione, quindi… cerca di non perderla mai” disse “e comunque… non è solo per il mio passato che cerco di mettere a proprio agio le vittime… due anni fa, durante l'udienza in tribunale, l'avvocato di mio padre mi obbligò a spogliarmi davanti all’intera giuria.. dovevo mostrare le cicatrici delle frustrate dietro alla schiena… pensava non l'avrei fatto e in questo modo… vincere la causa, ma… no, io lo feci” dissi mentre continuavo a tenere lo sguardo dritto sulla strada “immagino sia stato gratificante per lui umiliare ulteriormente la vittima… conosco quell'avvocato…” disse Collins “immagino per la sua reputazione…” dissi “no, è mio nipote, Miller… ma… non ne vado molto fiero… voglio dire, difende i criminali” disse l’uomo abbassando lo sguardo “è solo una testa di cazzo, non dovrebbe pensarci troppo” dissi, mettendo su un sorriso “Sì, una testa di cazzo, hai ragione” rispose il tenente iniziando a ridere. Lo accompagnai alla centrale e lui mi strinse la mano “mi raccomando, appena hai parlato con il medico legale, torna a casa e abbraccia forte tua moglie…” disse prima di scendere “lo faccio sempre, tenente” risposi sorridendo. Scese dall'auto e a passo svelto entro nel suo ufficio, io rimisi in moto e andai all'obitorio.
“Buonasera dottoressa” dissi alzando la voce, la donna alzò lo sguardo e mi sorrise ammiccante “ciao Alex” disse “non sono venuta per chiacchierare” dissi infastidita “oh… detective, la vedo abbastanza stressata…” disse la donna “se fosse nella mia posizione lo sarebbe anche lei, comunque… ha esaminato il cadavere della vittima?” domandai “sì e quello che ho da dirti non ti piacerà” disse “come se poi esistessero buone notizie in questo lavoro, comunque… proceda” dissi, posizionandomi accanto al tavolo dove era posizionato il ragazzo, la dottoressa lo scoprì fino alle parti intime e mostrandomi la ferita causata dal proiettile, prese una pinza e la infilò nella ferita “se sei sensibile… le consiglio di voltarsi, Detective” disse divertita “non è tanto quello che sta facendo… ma non mi abituerò mai alla vista di bambini su questi tavoli” dissi “sa… è tenera con quelle narici che si allargano, comunque… stavamo parlando del proiettile” disse la dottoressa “sì… il proiettile” dissi distogliendo lo sguardo dal bambino “lo invierò al laboratorio e ordinerò un'analisi balistica” disse la dottoressa “non ce n'è bisogno, doc… questo è un proiettile di una pistola di ordinanza… è stato un poliziotto a sparare” dissi “ah, Alex… dalla prima autopsia, il bambino presenta lacerazioni anali multiple e alcune ferite minori nell’inguine e ti stupirò… la ferita mortale… non è stata causata dalla pistola” disse la dottoressa “e allora? Da cosa?” domandai non rispose ma mi fece cenno di aiutarla a girare il ragazzo “la ferita mortale è stata causata da un'arma contundente dietro alla nuca” disse “il calcio della pistola… grazie, dottoressa” dissi per poi andarmene, ma la donna mi chiamò “sicura di non aver avuto ripensamenti?” domandò “sicurissima, ma… se vogliamo svolgere bene il nostro lavoro dobbiamo essere alleati” dissi, la salutai con la mano ed uscì. Appena fuori, venni braccata da un gruppo di giornalisti “detective Miller… abbiamo un paio di domande” disse il ragazzo “mi dispiace, vado di fretta e non posso fermarmi a parlare, sono questioni riservate” dissi. Entrai in macchina e infilai la chiave nel cruscotto, feci per mettere in moto, ma il giornalista picchiettò sul finestrino, lo abbassai per educazione “ripeto se non ti sia stato chiaro… “ dissi, ma il ragazzo “la vittima è un ragazzino afroamericano, alcuni riferiscono che avesse comprato un pacco di caramelle… crede che la ragione dell'omicidio sia razziale?” domandò “il razzismo non è una ragione valida per ammazzare qualcuno..  stiamo facendo il possibile per arrestare il colpevole” dissi, misi il piede sull’acceleratore “un’ultima domanda… è vero che è sposata con una donna?” domandò, io ruotai gli occhi “ora che c'entra questo con il caso? Comunque sì, è vero e la amo davvero tanto, adesso… se permette dovrei tornare a casa” dissi. Il ragazzo si allontanò e mi permise di allontanarmi. Tornai da Hayley,  parcheggiai la macchina in garage ed entrai dentro casa.

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