Capitolo 13

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Hayley's Pov
Alex aveva iniziato a tremare nel sonno, sapevo che stava avendo l'ennesimo incubo… io cercavo di rassicurarla, ma non riuscivo neanche a svegliarla, era come intrappolata e non riuscisse a scappare. Ma io volevo farle capire che aveva qualcuno di cui potersi fidare, che l'avrebbe sempre protetta dai suoi incubi, la seguirei anche all'inferno se servisse a qualcosa.
-Alex, ascoltami, apri gli occhi, ti prego- dissi dolcemente, iniziò a singhiozzare come se stesse piangendo, le accarezzavo la fronte e cercavo di tranquillizzarla, che non aveva nulla da temere -ti prego, svegliati..- dissi, all'improvviso aprì gli occhi e mi guardò spaventata e quasi confusa -Hayley?- disse quasi in un sussurro, come se qualcuno le avesse risucchiato via la voce, si mise seduta e mise le mani tra i capelli, non le chiesi nulla, anche se avrei tanto voluto sapere, ma avrei aspettato che me l'avesse detto lei… prima però volevo che si calmasse, che si tranquillizzasse. Vederla in quel modo mi faceva male, non riuscivo a sorridere se non lo faceva prima lei, la prima cosa che mi venne spontaneo fare fu abbracciarla, stringerla a me -non so dove sarei ora, se non ci fossi stata tu a salvarmi, ma se vuoi andare via… perché forse sono troppo complicata..  io ti lascio andare- disse -non ti lascio sola, non vado da nessuna parte, Alex…- risposi -non voglio andare via, ti amo e… poi, sai quanto mi piacciano le cose complicate- dissi, spostandole poi una ciocca di capelli dal viso -e se devo lottare per amarti, che così sia… hai un alleato nella tua battaglia, Alex, qualcuno che non se ne andrà mai… ho promesso che ti sarei stata accanto, che avrei lottato con te e per te. Ricordi? I tuoi demoni, le tue paure e le tue angosce, sono anche le mie… siamo come Romeo e Giulietta- dissi dolcemente -Romeo e Giulietta? Nel senso che moriremmo l'una per l'altra?- domandò lei –“sì, ma anche in un altro senso… che dobbiamo sempre lottare per poterci amare”- poi all'improvviso, notai una sorta di luccichio nei suoi occhi, stava fissando un punto non preciso del salotto, si alzò e salì le scale andandosi a vestire –“Alex, dove pensi di andare?”- domandai confusa –“vado a fare una chiacchierata con la causa dei miei incubi”- disse decisa, infilò la giacca e mise il distintivo sulla cintura –“vuoi compagnia? Supporto…”- dissi confusa –“no, stai tranquilla… non voglio fare niente di avventato o di stupido, non ho intenzione di finire in carcere per lui, non ne vale la pena… voglio solo… avere una chiacchierata amichevole”- disse.
Alex's pov
Stavo per uscire di casa, quando Hayley mi trattenne –“ti prego, non abbassarti al suo livello… resta lucida”- disse, poi prese il cappotto di pelle e salì in macchina, nel posto del passeggero –“Hayley?”- domandai confusa –“ricordi? Io e te… non ti lascio sola”- disse lei –“Hayley… “- poi pensai al fatto che avevo bisogno di qualcuno che mi avrebbe aiutato a calmare la rabbia. Così misi in moto la macchina e mi avvisi al carcere di massima sicurezza, parcheggiai e attesi che anche Hayley scendesse dall'auto, io continuavo a mangiarmi le unghie e lei mi diede un piccolo schiaffetto per farmi smettere –“Hayley…”- mi lamentai io –“calmati, Alex… so che sei stressata, riesco a sentirlo fino a qui, ma non risolvi nulla, ora entra là dentro e parlaci”- disse indicandomi l'entrata –“tu vieni con me?”- domandai –“sì, ma cercherò di guardarti dal vetro, non penso mi permettano di entrare nella sala interrogatori”- rispose lei –“ora entriamo e sì la persona coraggiosa di cui sono sempre orgogliosa”- disse dolcemente, dandomi un bacio di incoraggiamento, entrammo dentro e bussai al poliziotto di guardia –“sono Alexandra Miller, sono qui per parlare con un detenuto, John Miller”- dissi –“mi dispiace signorina, ma… non è ammesso ricevere visite”-rispose il poliziotto –“non sono qui per una visita di cortesia”- dissi mostrandogli il distintivo –“è vero?”- disse il ragazzo confuso –“sì è verissimo!”- risposi –“polizia di New York, unità speciale”- dissi cercando un modo per convincerlo che stavo dicendo la verità –“lavoro con il sergente Marcus Collins, ci occupiamo di reati sessuali per lo più”- continuai a dire –“e perché vuole parlare proprio con uno stupratore, detective?”- domandò  confuso il poliziotto –“è mio padre, agente…”- risposi abbassando lo sguardo –“e ne va fiera, detective?”- disse lui –“no, non ne vado fiera dato che la sua unica vittima sono stata io… “- risposi alzando leggermente la voce, il poliziotto si zittì e mi lasciò passare. Ordinò ad alcuni poliziotti di andare a prelevarlo dalla cella e lo portarono nella stanza degli interrogatori, lo guardai entrare dal vetro e in quel preciso istante, mi mancó il respiro, Hayley mi prese per meno –“non devi farlo per forza se non te la senti”- disse dolcemente -“sono pronta, Hayley”- risposi guardandola negli occhi.. prima di entrare le diedi un lungo bacio, poi feci un respiro profondo ed entrai.
John's pov
Alcuni poliziotti mi vennero a prelevare dalla cella –“Miller, ora lei viene con noi!”- disse il più grosso –“dove agenti? In un bel posto?”- domandai confuso –“è una sorpresa!”- disse ironico il poliziotto. Mi portarono nella stanza degli interrogatori, mi ammanettarono al tavolo ed uscirono –“andiamo agenti… se è uno scherzo…”- non terminali neanche la frase, che Alex… entrò –“ciao papà, da quanto tempo, eh?”- disse sorridendo. Non credo di averla mai vista così… ora era lei ad avere il coltello dalla parte del manico… un solo passo falso e addio mondo, dritto nel braccio della morte.
Alex's pov
-“che ci fai qui, Alex?”- domandó confuso –“sai… ho arrestato Jake…”- iniziai a dire –“l’hai arrestato tu? E con quale autorizzazione?”- domandò ancora più confuso, mi sfilai il distintivo dalla cintura e glielo mostrai –“tu? Una poliziotta, ma davvero?”- disse ironico –“ma se hai terrore di me… te lo leggo in faccia… come puoi stare dalla loro parte?”- disse con tono arrabbiato –“beh, allora ti consiglio di imparare a leggere da capo, non ho più paura di te, papà!”- risposi, mettendo su un sorriso malizioso –“andiamo, Alex… non fare la finta coraggiosa con me, ti conosco e conosco quelle della tua specie, non saresti venuta a parlarmi se non fosse per affrontare la tua più grande paura!”- rispose, ma io non tentennai –“hai smesso di farmi paura… il giorno in cui mi hai rapita…”- dissi guardandolo negli occhi –“oh, ma davvero, ma se tremavi come una foglia?”- rispose –“mi dispiace averla delusa, signor Miller”- dissi sorridendo –“un’altra cosa… perché, hai deciso di rovinare proprio la mia vita?”- domandai –“e non scambiare la mia curiosità per paura, papà!” dissi –“perché ero innamorato di te, Alex… con i tuoi capelli marroni.. gli occhi azzurri… e quella boccuccia che ti ha regalato tua madre”- rispose come se fosse una cosa normale innamorarsi della propria figlia –“un’altra cosa… perché hai usato Mike per arrivare a me? Perché il mio migliore amico, o meglio il mio ex migliore amico?”- dissi –“perché era il modo più facile per spezzarti… vorresti prendermi a pugni in questo momento, no? Ma sappi che… non ha fatto tutto da solo, gli ho un po’ detto che se non mi avesse aiutato l'avrei ucciso assieme alla sua famiglia di merda che si ritrova e che avrei rivelato il suo piccolo segreto”- disse con la voce da psicopatico –“che segreto?”- domandai confusa –“oh, cosa? Non te l’ha detto Alex? Non sarò di certo io a farlo…”- disse –“un’altra cosa… mi porteresti un bicchiere d’acqua? Questa chiacchierata mi ha fatto venire sete”- aspettai che glielo portassero, lo presi dal vassoio e glielo versai –“ops… è caduto!”- dissi ironica, mi alzai, lui rimase in silenzio e me ne andai, lui fece per dire qualcosa ma io gli alzai il dito medio, poi uscì dalla stanza lasciandolo da solo, con la divisa sudicia e le mani legate al tavolo –“detective… sei stata magnifica”- disse Hayley maliziosa risi e poi le chiesi di andare –“detective Miller, mi dispiace per prima non sapevo che fosse una cosa personale, non vi avrei mai fatto perdere così tanto tempo se…”- disse il poliziotto –“non ti preoccupare, stavi svolgendo il tuo lavoro…”-
Uscimmo dal carcere e ci dirigemmo al parcheggio, notai un ragazzo che parlava con un gruppetto…era Mike –“Mike? Che ci fai qua?” dissi confusa –“ma tu guarda… sei venuta a trovare papino?” disse ironico, poi cacciò una pistola dai pantaloni e me la puntò contro. D'istinto, mi lanciai contro di lui per disarmarlo, vedevo da come teneva l'impugnatura che era sicuro di quello che stava facendo, ma per fortuna riuscí a fargli cadere la pistola a terra, sull'asfalto prima che potesse sparare -"Perché?"- gli domandai, ma lui non rispose, preferì correre via.

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