Capitolo 4

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Noah ci accompagnò a casa, finalmente, potevo togliermi quel vestito che aveva iniziato a prudere maledettamente, aprì la porta con la chiave… neanche il tempo di entrare che Hayley mi spinse contro la porta “non ce la facevo più a resisterti” disse con voce roca mi abbassò la cerniera del vestito che cadde quasi immediatamente, poi mi prese in braccio e mi portò nella stanza da letto “Hayley, spogliati anche tu” dissi senza voce “cosa, ti ho lasciata già senza voce? Non ho neanche iniziato” disse prendendomi in giro “non conosci l'effetto che hai su di me, allora…”risposi “invece ti conosco abbastanza bene” rispose dolcemente, una volta toltasi il vestito, gattonò nuovamente verso di me e riprese a baciarmi “ti voglio così tanto”. Mentre mi toccava, pensavo a tutto quello che avevamo dovuto sopportare per arrivare a questo punto e per una volta nella vita ero arrivata a pensare che forse, aspettarla ne era valsa la pena.  Avrei fatto qualsiasi cosa per lei, per mantenere quel “vissero felici e contenti” che tante volte leggiamo nelle favole. Hayley si accoccolò a me e poggiò la testa sul mio petto, io la strinsi forte e mi addormentai.
Il giorno arrivò velocemente, io mi girai da una parte all'altra, non riuscivo a trovare una posizione consona per dormire, controllai l'ora e tornai a sdraiarmi.
Hayley si voltò verso si me e poggiò la testa sulla spalla, provocandomi di tanto in tanto piccoli brividi, mi strinse a sé forte come per non lasciarmi andare, poi, si svegliò “Alex… non devi andare a lavoro?” mi chiese preoccupata “fin quando non mi chiamano… sono libera” dissi sorridendo,  mi voltai verso di lei e iniziai a baciarla, lei affondò le dita tra i miei capelli, scesi lentamente, fino a nascondermi quasi tra le coperte, le feci allargare le gambe, le baciavo l’inguine, poi, mi dedicai alla sua natura. Adoravo il modo in cui il suo corpo rispondeva alle mie attenzioni
“A-alex…” iniziò a dire, ma non riusciva a parlare. Aveva iniziato a tremare e quando venne, si lasciò andare ad un grido acuto, il respiro era pesante e poi iniziò a ridere, cosa che di rimando feci anche io, senza ben capire il motivo per cui stavamo ridendo, eravamo fatte così… ci bastava poco per ridere. All'improvviso, però, il mio cellulare suonò e il mio capo mi avvertiva di una bambina di 5 anni che era stata trovata da sola in un parco, sbuffai e mi alzai dal letto e mi a vestire, indossai un tailleur nero con una camicia bianca “wow, detective… “ disse Hayley prendendomi in giro, presi il distintivo e la pistola e li misi alla cintura “Alex… mi raccomando, torna da me” disse poi dolcemente. Mi chinai per darle un bacio a stampo poi presi le chiavi dell'auto ed uscì di casa. Salita in macchina impostai il navigatore e misi in moto, il sergente mi chiamò di nuovo “Detective Miller” disse l'uomo dall’altro lato del telefono “sto arrivando, sergente” risposi “faccia in fretta, che è importante…” disse lui “perché chiama me se…” iniziai a dire, ma da buon poliziotto non mi lasciò continuare “non si è persa, Alex, è stata trovata morta… e…” ma non terminò la frase “sto arrivando..” dissi poi con fermezza. Misi il piede sull’acceleratore e arrivai sulla scena del crimine. Quando notai il corpo di quella piccolina, mi si formò un groppo in gola… era stato portato lì, perché attorno al corpo non c'era neanche del sangue “qualcuno l'ha portata qui, voleva che la trovassimo… una sorta di avvertimento” dissi, indossai un guanto di lattice e cercai maggiori informazioni sul corpo della bambina, che quasi mi dava fastidio toccare, ma dovevo farlo se volevo trovare l'assassino, le spostai il giubbotto e dalla tasca spuntò un biglietto con su scritto una sorta di filastrocca “cavalluccio, cavallino, sulla groppa c'è un bambino… un bambino birichino che mangia il formaggino” diceva “sergente, qua attorno ci sarebbero delle giostre?” Chiesi “sí, perché? Non crederai mica che il killer ci voglia indicare la strada?” disse ironico il sergente “no, ma.. potrebbe essere un indizio” risposi, cercavo di scrutare ogni particolare, ma più guardavo la bambina più mi saliva la voglia di piangere, pensavo a quanto fossi stata fortunata… quella bambina, sarei potuta essere io… ma non è successo, per fortuna. Era quello il motivo per il quale avevo deciso di entrare nel corpo di Polizia… aiutare bambini, ragazzi che avessero avuto la mia stessa esperienza e fargli capire di avere qualcuno con cui parlare.
Caricarono il corpicino della bambina sull'ambulanza e la portarono all’obitorio per permettere al medico forense di fare le analisi del caso. Il sergente aveva notato la mia strana reazione e si preoccupò di chiedermi a cosa stessi pensando, ma io ero restia a parlarne “stiamo parlando di una bambina di 5 anni, sergente…” dissi semplicemente.. guardai per l'ultima volta il cadavere di quella bambina e poi mi allontanai dalla scena, dovevo mettermi immediatamente al lavoro… camminai fino alla zona delle giostre.. non riuscivo a capire cosa avrei dovuto cercare… ma ad un certo punto, mi accorsi di un bigliettino incastrato tra la sella e il corpo del cavallo. Presi uno dei guanti e lo utilizzati per prendere il biglietto senza lasciare le mie impronte e lo portai al sergente “signore! Ho trovato questo… alla giostra” dissi “Alex..  l'hai aperto almeno? Contiene solo scarabocchi, l’avrà lasciato qualche bambino…” disse il sergente per poi buttarlo nel terreno, ma io ero testarda e lo misi in tasca, insieme all’altro.
Salì in macchina e guidai fino alla centrale, prima però mi fermai all’obitorio per parlare con il medico legale “allora, ha qualche notizia?” chiesi al medico “sí, la bambina presenta vistose ferite nell'interno coscia e… segni di violenza sessuale” disse la donna, appena sentì quelle due parole mi venne il voltastomaco che mi spinse a correre in bagno “tutto okay, detective?” mi chiese preoccupata “sí, ma mi ha fatto pensare… come può un padre fare questo alla propria figlia?” guardavo quel cadavere, disteso su quel tavolo come se in realtà vedessi me “detective, se… non se la sente possiamo riprendere domani” disse dolcemente la dottoressa “sí, forse è meglio” risposi, feci per allontanarmi, ma la dottoressa mi strinse per il polso “non sono interessata dottoressa” dissi spingendola via “ah, no? Eppure sembrava esserci una certa chimica” disse con voce roca “sono sposata, dottoressa” risposi “quindi.. cerchiamo di mantenere i rapporti solo lavorativi, eh?” dissi, presi la giacca e la misi sull'avambraccio. Corsi nel mio ufficio e mi misi alla scrivania, presi i due foglietti dalla tasca e cercai di trovare un nesso logico tra i due… voglio dire, doveva pur esserci qualcosa. Accesi il computer ed iniziai a digitare, cercavo qualsiasi cosa… ad un certo punto, qualcuno bussò alla porta, mi alzai dalla scrivania e ritrovai Hayley davanti alla porta “hey” dissi sorridendo “dai, entra” dissi “ho sentito del caso alla televisione, tu stai bene?” mi domandò “diciamo… ma ora voglio solo riuscire a fare giustizia” dissi sedendomi sulla scrivania “ehm… ti ho portato da mangiare” disse cacciando del cibo take-away dalla borsa “grazie, Hay” dissi dandole un bacio sulle labbra “non posso lasciare che la miglior detective che New York abbia mai avuto muoia di fame, no?” disse ironica “hai ragione hahah” dissi, iniziammo a mangiare, lei si tolse le scarpe e si sedette sul divanetto “prego, fai come se fossi a casa” dissi facendole l'occhiolino “è quello che sto facendo, detective” disse poi si slacciò leggermente la camicetta “Hayley…?” dissi confusa “ho caldo, Alex…” disse maliziosa, io sorrisi allo stesso modo e poggiai le gambe sul tavolino, Hayley si alzò dal divano e si andò a sedere alla scrivania “hai le nostre foto?” chiese divertita “sì? Ti dà fastidio? Hahah” chiesi “no, anzi, vuol dire che mi pensi sempre” rispose facendo la voce da bambina “e a chi dovrei pensare, scusami?” dissi confusa “ah, non lo so…” iniziò a ridere e non riuscì a resistere, mi alzai dalla poltrona ed iniziai a baciarla “Alex…” disse senza parole “dio, Hayley, il tuo sorriso…” dissi continuando a baciarla “ti amo, Hayley” dissi “anche io, Alex”.

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