Capitolo 8

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Canzone: "Don't call me up", Mabel

«Luce dove sei?» l'urlo di April che mi chiama dalla porta che dà sul giardino mi distrae dai miei pensieri. "Fa che non se ne sia accorto" dico tra me e me incrociando le dita e alzandomi in piedi lentamente monitorando ogni suo spostamento.

Ma è troppo tardi: non appena la mia amica ha gridato, si è voltato di scatto verso di me. Riesco a intravedere un'espressione tesa e dura sul suo volto come se la mia presenza, seppur sia lontana da lui, lo abbia sdegnato in qualche modo.

Vorrei solo dirgli che non ho ascoltato la sua conversazione al telefono, se è questo ciò che lo preoccupa; ma un impulso mi trattiene dal farlo. Quel ragazzo mi mette paura, agitazione ma, allo stesso tempo, so che nasconde qualcosa e vorrei tanto scoprire che cosa.

Comunque sia, lui mi ha vista e credo che mi abbia anche riconosciuta visto il modo in cui mi sta guardando: i suoi occhi sono fissi su di me e si passa nervosamente una mano tra i riccioli scuri.

«Eccoti, finalmente ti ho trovata» dice April poggiandomi una mano sulla spalla facendomi sussultare «Si può sapere cosa stai facendo? Mi hai fatta preoccupare».
«Capisco che il giardino sia grande, ma non è un labirinto» scherzo cercando di distogliere almeno lo sguardo da lui, dato che è impossibile liberarmi la mente «È solo molto buio qui fuori». April tira un sospiro di sollievo e le scappa una risata nel momento in cui si accorge che ho ragione: ero a soli due passi da lei, ma con la testa altrove.

«Tieni, ti ho preso un gin tonic» ammicca lei passandomi un bicchiere di cartone rosso «Spero di piaccia, ho seguito i miei gusti».
«Non ne ho mai bevuto uno» lo assaggio e devo ammetterlo, mi piace «Buono, è molto forte». Il sapore è un po' aspro, ma credo che in questo momento ne abbia molto bisogno: non posso stare tutta la sera a pensare a un tipo che neanche conosco.

«Ci farai l'abitudine. Su andiamo, i ragazzi ci aspettano!» afferma prendendomi per un braccio e trascinandomi in pista. Mi guardo intorno per paura di essere osservata, ma tutti stanno ballando e nessuno ha fatto caso alla mia presenza, per fortuna. Con stupore noto che Nathan è il più sobrio dei tre, anzi si può dire che non abbia neanche toccato alcol. Matt e Ryan, invece, sono totalmente fuori controllo: fanno dei movimenti strani e buffi, senza seguire il ritmo della musica.

«Dai Lu, balliamo» grida April nel mio orecchio per sovrastare il rumore. Non mi è mai piaciuto ballare e, per di più, sono una frana tremenda. Abbozzo qualche passo qui e là cercando di andare a tempo, ma è del tutto inutile. Guardo la mia amica che è molto più brava e coraggiosa di me, perciò provo ad imitarla: «Non sono capace» le dico cercando di tenere il suo ritmo.
«Ma che dici sei bravissima, ti serve solo un po' di pratica» ride lei tentando in tutti i modi di coinvolgermi il più possibile. Mi lascio andare piano piano, consapevole di essere circondata da soli ubriachi e di avere April accanto.

Dopo un po' che siamo in pista, mi sono abituata al volume così alto della musica tanto che mi sembra quasi normale: i piedi mi fanno male, ho caldo e un grande bisogno di sedermi a bere qualcosa di rinfrescante.

«Che ne dici di andare un po' fuori a prendere aria?» dico rivolgendomi alla mia amica che annuisce ancor prima che io finisca la frase: credo che non aspettasse altro. Invita i tre ragazzi a fare lo stesso e la cosa non mi dispiace, mi fa sentire più protetta e al sicuro nel caso debba rincontrare quel tipo.

Sfilo una sigaretta dalla pochette nera a tracolla e sorseggio il gin tonic che ho preso a metà con April, passandole poi il bicchiere. Matt inizia a barcollare e va a sdraiarsi su un divanetto rasente al muro, appena davanti alla piscina: non c'è nessuno in giardino, o meglio non c'è lui.

Tiro un sospiro di sollievo ma qualcosa dentro di me mi spinge a dare un'occhiata tutt'intorno per cercarlo: "smettila Luce" dico tra me e me. April e Nathan si avvicinano al divanetto, dove lei si siede in collo a lui: sembrano molto complici e non fanno altro che sorridere.

Faccio qualche passo per avvicinarmi a loro ma, improvvisamente, lui le prende dolcemente il viso e le dà un bacio: non mi sarei mai aspettata questa tenerezza da lui e sono felice per loro, se non fosse per il fatto che mi trovo a guardare questa scena accanto a Ryan e la cosa si fa imbarazzante.

Lui sembra riacquistare un po' di lucidità e, ridendo, mi porge l'accendino per riaccendere la sigaretta che si era spenta.
«Sei molto bella stasera» dice sfiorandomi una guancia con la mano. Il suo alito puzza di alcol e i suoi occhi sono socchiusi: ok, è ancora ubriaco.

Indietreggio di qualche passo non perché abbia paura, ma perché non vorrei che facesse qualcosa di cui domani potrebbe pentirsi: io so bene cosa vuol dire e non vorrei ritrovarmi ad odiare un'altra persona per un errore commesso da ubriaco. Ryan mi cinge la vita con un braccio e mi attrae a sé con la poca forza che gli è rimasta.

«Io non credo che sia una buona idea» metto le mani avanti e porto indietro la testa, ma è tutto inutile. Il suo viso si avvicina al mio e, nonostante i miei riflessi pronti, non riesco a scansare del tutto un bacio: lui ci riprova ancora e, facendomi coraggio, lo spingo via da me. Inizia a girarmi la testa per l'adrenalina, l'alcol in circolo nel sangue e il fumo nei polmoni.

«Sei un cretino!» urlo, attirando l'attenzione delle persone intorno a noi e di April e Nathan, che subito corrono da noi: è esattamente quello che non volevo, ora tutti sono rivolti verso di me.

«Scusalo Luce, è solo ubriaco» dice Nathan aiutandolo ad alzarsi da terra. Sono arrabbiata, impaurita e delusa: non me lo sarei mai aspettata da uno come lui, anche se l'esperienza mi ha insegnato che tutti sono capaci di qualsiasi cosa.

«Andiamo Lu, vieni» mi prende April dalle spalle e ci voltiamo dirigendoci verso la casa. Mi sento prendere per un braccio, la stretta è forte e la mano sudata: è Ryan, ancora.

«Non te ne andare, ti prego» singhiozza «Mi dispiace». È arrivato il momento che affrontano tutti gli ubriachi: fai una cosa e te ne penti subito dopo, l'umore cambia così velocemente. Ma non riesco a guardarlo negli occhi se non con durezza e dalla bocca mi escono solo queste parole: «Lasciami stare, Ryan».

«Forse non hai sentito, ha detto di lasciarla andare» una voce si fa spazio tra il cerchio di persone che si era creato intorno a noi: "è un incubo" penso, tirando via la mano dalla sua presa. Un momento, e lui cosa ci fa qui? E, soprattutto, per quale motivo si è posto tra me e Ryan?

Mi fissa quasi con disprezzo ma, allo stesso tempo, con una strana dolcezza, poi torna a posare gli occhi su di lui e lo spinge indietro, lontano da me.

«Non ti immischiare, è una cosa tra me e lei» afferma Ryan tentando di fare il duro e lo spavaldo. Senza esitare neanche un secondo, il ragazzo gli sferra un pugno sulla mascella facendolo cadere all'indietro. Il sangue gli esce dal naso e provoca un mugolio di dolore: rimango immobile a guardare la scena, forse dovrei fare qualcosa ma non ne ho la forza.

«Aron adesso smettila!» grida Nathan alle mie spalle e facendosi avanti per fermare quel tipo che avanza verso Ryan. Allora è così che si chiama: Aron. E se non sbaglio è anche quello che cercavano le due ragazze quando siamo arrivate.

Nathan e Aron si pongono l'uno contro l'altro: sembrano così opposti ma nei loro occhi c'è qualcosa di diverso, tant'è che il secondo di loro rilassa i muscoli e spinge l'altro via da sé. Poi si volta a guardarmi, come se avesse fatto ciò che era giusto fare, come se si fosse sentito in dovere di farlo, e se ne va.

April mi trascina via e ci incamminiamo verso il bagno per rinfrescarmi il viso. Adesso ho molte più domande di prima: perché mai l'avrà fatto? Perché avrebbe dovuto colpire un ragazzo per difendere qualcuno che non conosce? E perché tra lui e Nathan c'è stata quell'intesa?

La testa mi sta scoppiando e non ho ancora rivolto la parola a April che sta cercando di aiutarmi in tutti i modi possibili. Riesco solo a pensare a quel pugno dato con tanta forza, alle sensazioni che mi ha fatto provare e a quegli occhi che mi si sono impressi nella mente.

Devo parlarci, devo parlare con Aron.

Spazio autrice
Buonasera ragazze!
Eccovi la seconda parte della festa della confraternita e be'... sono successi un bel po' di casini, no? Cosa pensate sia capitato a Luce per aver avuto una reazione così forte? Credere abbia fatto bene? E poi vogliamo parlare di... Aron? Per quale motivo si sarà intromesso? Cosa ne pensate di lui? Vi aspetto tra i commenti, ci tengo molto!
Vi abbraccio🧡

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