Capitolo 23

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Canzone: "Before you go", Lewis Capaldi

Esco dal bagno e Aron è rivolto verso la finestra, a torso nudo, fumandosi una sigaretta. Rimango immobile, come pietrificata.

Sta forse cercando di provocarmi? Perché ci sta riuscendo benissimo.

Il suo busto è così muscoloso e sembra forte, invincibile. Non credo si sia accorto che lo stia guardando e mi permetto di continuare a farlo.

Immagino di delineare con la mano la sua figura e mentirei a me stessa se dicessi che non vorrei trovarmi tra le sue braccia adesso.

Schiarisco la gola in modo tale che possa sentirmi e, infatti, si volta di colpo, raccogliendo dal letto una felpa che aveva lanciato a casaccio.

Nel vederlo vestirsi in fretta e furia, abbasso lo sguardo. Perché mai uno come lui dovrebbe vergognarsi di mostrarsi senza maglietta? Non sembra assolutamente il tipo di sentirsi in imbarazzo né tantomeno dovrebbe.

Dov'è finito il ragazzo superbo e arrogante che ho conosciuto? Tutto questo mistero che aleggia intorno a lui non mi allontana, anzi mi fa venire voglia di avvicinarmi ancora di più.

È come se fossi profondamente attratta da questo suo essere impenetrabile perché, in un certo senso, rivedo me stessa.

Credo di essere incomprensibile anche io ai suoi occhi.

«Ehm, scusa» balbetto rompendo il silenzio che si era creato tra noi.
«Non preoccuparti, non vorrei che sbavassi» ridacchia ricomponendosi e ritornando ad assumere il solito atteggiamento che lo caratterizza.

Ma questa volta non ci casco, ho capito che c'è qualcosa che nasconde, qualcosa che lo mette a disagio.

Scoprirò cosa c'è che lo fa agitare tanto e, nella mia mente paranoica, inizio a pensare che dietro a questo ci sia un filo logico che connette il suo essere arrogante, il suo stare sempre da solo.

Non credo sia adesso il momento giusto per interrogarlo e forse anche perché voglio godermi tutto questo.

«Io sbavare? Per te? Ma va» lo canzono avvicinandomi «Saresti così gentile da darmi una sigaretta?» lo guardo storcendo un po' la bocca e posso sentire il suo respiro.

Siamo così vicini, come non lo siamo mai stati. Sento i suoi occhi bruciarmi addosso ed è come se mi ci perdessi dentro. Provo una sensazione strana, diversa, che si accende nel mio corpo.

Come può una vicinanza fare questo effetto? Non l'avevo mai provato prima e non credevo neanche che potesse essere possibile.

Lo osservo prendere il pacchetto dalla tasca dei pantaloni e lascio che mi appoggi alla bocca la sigaretta.

Il tocco delle sue mani sul mio viso mi agita, tanto che gli permetto di accarezzarmi una guancia per portarmi una ciocca di capelli dietro il viso.

Non so spiegare a parole quello che sento, ma so per certo che ci sia qualcosa di forte tra noi, anche se non riesco a definirlo.

È così piacevole e rassicurante averlo vicino, che non vorrei andarmene. Vorrei restare qui ancora e ancora. Perché so che una volta che sarà passata questa notte tutto tornerà alla normalità.

Lui tornerà ad essere il ragazzo arrogante della porta di fronte che conosco e io solo un'ingenua che ha creduto in qualcosa di più.

I suoi occhi grigi sono ancora posati su di me e prima che possa togliere la mano dal mio viso, mi appoggio delicatamente nell'incavo che si è creato.

Un brivido mi percorre la schiena, lo stomaco è in subbuglio.

È bastato un tocco a mandare all'aria tutto. Un tocco soltanto.

Vivimi senza pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora