Capitolo 11

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Canzone: "Follow the Sun", Xavier Rudd

Oggi arriveranno i miei genitori a salutarmi, è da molto che non li vedo ma li sento quasi tutti i giorni. Poi accompagnerò April a casa di sua madre e ci fermeremo a mangiare da lei, anche se alla mia amica la cosa non va molto a genio se pensa che passerà tutta la sera a rispondere al suo terzo grado.

Appena dopo pranzo sento bussare alla porta e vado ad aprire.
«Amore mio. Sei bellissima» strilla mia mamma abbracciandomi subito.
«Mamma, sono felice che siate venuti» le sorrido andando poi a salutare mio padre.

«Ei piccola Lu! Ma guardati sei cresciuta» dice dandomi un bacio dolce sulla fronte.
«Papà sono contenta di vederti» lo abbraccio forte «Non sono cresciuta, sono sempre un metro e sessantacinque» scherzo.

«Oh e lei è April, la migliore coinquilina che potessi desiderare» le poggio entrambe le mani sulle spalle e la avvicino ai miei genitori.
«Salve, piacere di conoscervi signori Anderson» gli porge la mano sfoderando un bel sorriso.
«Ciao cara, puoi chiamarmi Lily» dice mia madre stringendole la mano.
«Molto piacere April, sono Mike» mio padre ricambia il saluto dolcemente, come suo solito.

È per questo che amo tanto mio papà. Gli faccio fare un giro per il piccolo appartamento, mentre la mia amica si adopera a preparare dei gustosi muffin e qualche biscotto.

Ci sediamo intorno alla tavola e i miei fanno dei grandi complimenti per la merenda.
«Sei un'ottima cuoca, davvero» afferma mia mamma dando un altro morso «Luce, invece, non è molto brava in cucina» scherza.

«Ei sono bravissima, faccio delle lasagne pazzesche» rispondo cercando la conferma di April.
«Oh, sì sì è tutto vero. Migliora ogni giorno» dice appoggiandomi «Ma lei, Lily, fa degli waffles incredibili». Non poteva dire una frase migliore per fare felice mia madre.

«Dammi del tu cara. Sono molto contenta che vi siano piaciuti. A Luce li preparavo ogni mattina».
«Me lo ha raccontato ed è molto fortunata» afferma April abbassando per un attimo lo sguardo, come se ripensasse al rapporto con sua mamma.

Non so perché lei viva la loro relazione così male, e sono intenzionata a farmelo raccontare prima o poi: potrei aiutarla a recuperare il tempo perso.

Inizio a raccontare ai miei questi due mesi di college, dei ragazzi che abbiamo conosciuto, ovviamente tralasciando Aron e la festa, e delle lezioni in laboratorio.

Mio padre mi guarda con gli occhi pieni di gioia, come se stessi affrontando quest'esperienza come lui desidera, ovvero con spensieratezza e voglia di essere felice, ma comunque con senso di responsabilità.

«Ti abbiamo portato un regalino» dice mio papà andando a prendere un pacchettino dalla tasca del suo giubbotto.
«Non dovevate, dico davvero» rispondo curiosa di scartarlo subito. Sfilo il fiocco rosa dalla bianca scatolina quadrata e la apro. No, non è possibile: sono le chiavi della macchina, quella che io e mamma usavamo a metà.

«Mamma, papà» sono senza parole «Non so come ringraziarvi, siete speciali» li abbraccio entrambi fortissimo. Prendo le chiavi e corro nel parcheggio di sotto: eccola lì, la nostra bellissima Audi A7 nera del 2018.

Non nascondo che mio padre, piuttosto che mia madre, abbia un ottimo stipendio con tutto il lavoro che svolge, considerando che ogni spostamento fuori sede lo retribuisca al minimo di duemila dollari.

E se c'è qualcosa in cui a lui piace particolarmente investire sono le auto.

Comunque non mi sono mai vantata della mia agiata condizione economica, del resto la nostra casa a Canalside è del tutto modesta e andavo in una scuola alla portata di tutti.

Vivimi senza pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora