Capitolo 10

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Canzone: "Bonfire heart", James Blunt

Dopo pochi secondi iniziano ad avvicinarsi dei passi pesanti e una voce fredda li accompagna dicendo: «Chiunque tu sia vattene, non è giornata».

Nonostante l'abbia visto solo due volte e abbia avuto la possibilità di parlarci solo una volta ho capito come devo comportarmi se voglio ottenere delle risposte: devo tenergli testa.

Così dalla mia bocca escono le parole: «Perché quando è che non è giornata per te?». Sono fiera di questa risposta e mi scappa un sorrisetto, che subito scompare quando la sua porta si apre con violenza.

«Ok, ci risiamo» sospira alzando gli occhi al cielo e appoggiandosi allo stipite col braccio muscoloso «Che cosa vuoi?». Fisso un attimo i suoi occhi prima di rispondere e mi chiedo se un giorno fossero stati mai felici, anziché così cupi.

«Perché ti sei intromesso?» chiedo credendomi una vera stupida a porgli una simile domanda.
«Mi aspettavo una domanda così noiosa» afferma incrociando le braccia «Non mi è mai piaciuto quel tipo, tutto qui».

Crede davvero che io me ne vada con una tale risposta? Oh no, ha sbagliato persona: quando mi incaponisco su una cosa devo ottenerla, so essere molto testarda per ciò che mi interessa.

«Tutto qui? Be' io non credo» alzo il tono della voce contro di lui: la sua arroganza sta iniziando ad infastidirmi, «Perché mai avresti dovuto difendermi? Non mi conosci neanche».

Di tutta risposta ottengo una risatina, poi si passa una mano tra i capelli neri e fa una bolla con la gomma da masticare che ha in bocca «Oh non l'ho fatto per te, te l'ho già detto» afferma impassibile.

Nonostante quelle parole un po' mi feriscano, cerco di raccogliere tutta la forza che ho dentro di me e gli urlo «Bene, non ho bisogno della tua protezione».

So benissimo che ha ragione, che non ha agito per difendere me, in fondo sono una perfetta sconosciuta. Ma le possibilità sono due: o che odi talmente tanto Ryan da volerlo picchiare ad ogni occasione, o non aveva niente di meglio da fare. Dopo questa sua dimostrazione di insensibilità escludo qualsiasi eventualità che l'abbia fatto per aiutarmi.

«Allora, vuoi chiedermi altro?» dice ironizzando. Non mi sono accorta di essere rimasta imbambolata davanti a lui a pensare, mi capita spesso e devo assolutamente migliorare questo aspetto se voglio sembrare normale.

«Non serve, ho già avuto tutte le risposte che volevo» mi volto dopo averlo guardato un'ultima volta sentendomi i suoi occhi addosso e torno in stanza a raccontare tutto ad April.

Non si dimostra molto stupita di quello che le sto rivelando: "da uno che prende a pugni solo per il gusto di farlo non mi aspettavo altro", ha detto.

«Adesso lascerai perdere?» chiede speranzosa di ricevere un sì come risposta. In realtà non ci ho ancora pensato e non sono del tutto convinta di questa storia: non pensavo fosse così facile confondere la testa di una persona, ma per lui lo è. Eccome se lo è.

«Per ora» mi limito a rispondere, guadagnandomi una spintarella. Mettiamo un film d'azione, perché quelli romantici non ci piacciono, e ci gustiamo un bel bicchiere di buon vino rosso accompagnato da qualche dolcetto alla crema per lei e al cioccolato per me.

Stiamo finendo tutte le riserve di cibo che abbiamo comprato, perciò credo che dovremo tornare presto a fare la spesa se non vogliamo passare un'intera settimana a mangiare prosciutto e bere succo di frutta alla pesca.

«Credo che sia ora di andare a dormire, domani sveglia presto!» scherzo spegnendo la tv.
«Non l'hai detto davvero» si batte una mano in fronte e scuote la testa «Ma a che orari sei abituata?». «Sarò anche abituata male ma non sono mai arrivata in ritardo a scuola» affermo soddisfatta, anche se a giudicare dalla sua espressione non c'è molto da essere soddisfatti.
«Per oggi hai vinto, ma devo aiutarti ad uscirne» ride pensando che la mia sia una "malattia di puntualità", o almeno così l'ha definita.

Mentre lei va in bagno a lavarsi i denti io entro in camera e decido di unire i nostri letti: è arrivato il momento di fare un passo in più.

«Era ora» dice entrando «Ti voglio bene Lu» mi abbraccia.
«Anche io te ne voglio Apri» rispondo felice. Così per la prima sera da quando sono qui posso dormire accanto a una persona vera, con la quale ho legato molto e in così poco tempo.

Nei primi giorni a scuola dopo la festa sia io che April abbiamo evitato, più per volontà mia che sua, di incrociare i ragazzi. Nonostante la rosa di domenica, i messaggi di scuse di lunedì e martedì e un biglietto fatto scivolare sotto la porta dell'appartamento di mercoledì, non sono stata in grado di riuscire a perdonare Ryan.

Devo ammettere che si sta impegnando molto per riallacciare il rapporto che avevamo iniziato, ma io mi conosco: so che non lo guarderei più con gli stessi occhi, senza ripensare a ciò che è accaduto.

Per questo mi serve altro tempo, anche se ogni tanto sento la mancanza delle nostre chiacchierate a mensa.

Novembre arriva veloce e con lui anche il freddo. Non mi sento più così arrabbiata con lui e credo che sia arrivato il momento di fare un passo avanti, metterci una pietra sopra.

Oh, e per quanto riguarda Aron mi è capitato di vederlo al college, ogni tanto. Ovviamente non frequentiamo la stessa facoltà e non sembra avere molti amici, sta sempre da solo e chiunque tenti di avvicinarsi a lui lo scaccia via in pochi secondi.

Questa mattina la lezione di letteratura è saltata perché il professore è malato, o almeno questo è ciò che ci ha riferito Molly.

«Andiamo a prendere un cappuccino?» chiede April indicandomi un piccolo bar al centro del cortile del college. Annuisco e ci incamminiamo fuori.
«Menomale che hanno messo queste stufette, altrimenti saremo congelate» affermo srotolando la sciarpa gialla che ho intorno al collo.
«E aspetta di bere qualcosa di caldo, sono sicura ci riscalderà». Non appena il nostro ordine è pronto mi alzo per andare a prendere le tazze e prima che possa tornare al mio posto qualcuno mi prende il braccio.

È Ryan, immaginavo che questo momento sarebbe arrivato prima o poi.
«Senti Lu, mi dispiace davvero per quanto è successo. Credi davvero che sarei ancora qui a chiederti scusa se non mi importasse di te?» dice spostandomi una ciocca di capelli dal viso.

Mi volto verso April che mi fa un cenno con la testa come per dire: "sì, vai". Torno a guardare Ryan e capisco che è ora di perdonarlo. Ha ragione, che senso avrebbe continuare se non gli dispiacesse davvero?

«E va bene, pace fatta» sul suo volto compare un grande sorriso «Ma non ubriacarti più accanto a me».
«Promesso» mi abbraccia forte «Mi sei mancata. Vieni, ti aiuto» prende una delle tue tazze che avevo in mano e le porta al tavolino.

Nel frattempo sono arrivati Nathan e Matt e si sono seduti insieme a noi. Ryan prende una sedia e la mette accanto alla mia: "non è andata poi così male", penso.

«Finalmente! Sei davvero una tipa tosta Luce» afferma Nathan e mi fa scappare un sorriso compiaciuto, poi dà un bacio ad April.
«Ei, da un'altra parte prego» scherza Matt prendendosi una pacca sulla spalla.

Per recuperare questo mese perso ci raccontiamo un po' di cose che sono successe e sembra che loro abbiano molto da dire. Mentre stiamo seduti al tavolo dimenticandoci completamente del tempo che passa alzo la testa, quasi come se qualcosa dentro di me mi stia dicendo che devo farlo e, be', vedo Aron.

Il sorriso sul mio volto scompare e i nostri occhi si incrociano: c'è qualcosa in quello sguardo che mi attira, qualcosa di diverso.

«Oh lascialo perdere Lu, è un coglione» dice Ryan. Pare che anche gli altri si siano accorti che lo stia fissando.
«Lo dici solo perché ti ha tirato un pugno» scherza Nathan cambiando discorso. Sorrido e scrollo le spalle in segno di "non è mia intenzione".

Ma i miei occhi ricadono di nuovo su Aron e questa volta mi guarda come se avessi fatto qualcosa di sbagliato, come se disprezzasse il fatto che abbia chiarito con i ragazzi: davvero non li sopporta così tanto?

Prima di andarsene scuote la testa, guadagnandosi ancora di più la mia curiosità, nonostante avessi detto che avrei lasciato fare: ma non posso lasciar fare.

Spazio autrice
Ehilà girls! Abbiamo capito che questo Aron è davvero di poche parole, ma qualcosa mi dice che non abbia detto tutta la verità. E poi non sa che più lui cerca di fare il misterioso, più Luce gli starà addosso. Avete qualche idea su di lui? Vi intriga il suo essere enigmatico?
Spero vi sia piaciuto questo capitolo, vi aspetto domenica con il prossimo!
Grazie 🧡

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