Canzone: "Reality", Lost Frequencies
Le prime lezioni sono andate alla grande: letteratura è davvero bellissima e storia greca devo dire che mi ha molto affascinata. È arrivata l'ora di pranzo, io e April usciamo dall'aula e ci dirigiamo verso la mensa. Con sorpresa noto che è in comune ad entrambe le facoltà, perciò ci sono davvero tanti ragazzi e i tavoli disponibili per stare a sedere sono quasi esauriti. Come tutte le mense scolastiche il cibo non è dei migliori ma, dopotutto, nessuno ha mai detto che il servizio sarebbe stato tale e quale a quello di un ristorante.
«Quella frittata è buonissima» dico ad April indicandogliela. Ho sempre adorato la frittata con patate e pomodori e, devo ammetterlo, non l'avevo mai trovata fino ad ora in una scuola.
«Be', seguirò il tuo consiglio allora» afferma prendendosene un pezzo e mettendolo nel piatto sul suo vassoio. Decido poi di prendere un po' di insalata, una mela e una bottiglia d'acqua; mentre April prende un po' di pane e un bicchiere di tè al limone.Per fortuna troviamo un tavolo appena accanto a una delle grandi finestre che danno sul cortile e ci sediamo una di fronte all'altra. Mi guardo intorno e vedo centinaia di ragazzi che ridono e parlano fra loro ed era proprio così che avevo immaginato il college: un posto diverso, con persone diverse.
Ogni tanto capita che ripensi a ciò che accadde tre anni fa, nel 2017, ma non l'ho mai raccontato a nessuno, neanche ai miei genitori, né tantomeno l'ho mai dato a vedere e non ho intenzione di farlo. Ho sempre pensato che fossero cose che potevano succedere... "sono solo ragazzini" dicevo tra me e me cercando di convincermi che fosse "normale". Ma c'erano giorni in cui crollavo, notti in cui non dormivo e momenti che non ho vissuto.
Dopo quell'estate, i miei ultimi due anni alla high school non hanno fatto altro che peggiorare: le persone parlavano troppo senza sapere e guardavano senza curarsi del mio stato d'animo. "Cosa vuoi che gli importi?" chiedevo a me stessa chiusa nei bagni della scuola, e la risposta era sempre "niente, non gliene importa niente"; ma poi pensavo che nel mondo succedono cose peggiori di questa, che bastava resistere solo altri due anni e tutto sarebbe finito. Ho sempre trovato il coraggio di sorridere davanti a mia mamma quando tornavo a casa e ho imparato a proteggermi da sola dagli altri: ora so per certo cosa non fa al caso mio, è per il mio bene.
«Ei Luce, va tutto bene?» chiede April appoggiandomi una mano sul mio braccio. Non mi ero minimamente accorta di stare fissando il vuoto da almeno due minuti.
«Oh, sì tutto a posto non preoccuparti» le dico cercando di rassicurarla consapevole, però, di aver dato la risposta peggiore nella storia delle brutte risposte.
«Lo sai che non ci credo, vero?». Appunto, lo sapevo. Mentre tento di raccogliere tutta la mia creatività per trovare una soluzione convincente vengo distratta da un "Ei".Guardo per un attimo la faccia di April che ha un'espressione piena di gioia e mi volto per vedere chi sia. Non ci posso credere, è proprio uno di quei tre ragazzi del secondo piano ed ecco che dietro di lui arrivano gli altri due. Imbarazzata abbozzo solo un "ciao" e torno a fissare la mia nuova amica come per chiederle aiuto.
«Possiamo sederci?» chiede uno di loro. Non fa in tempo neanche a pronunciare altro che April risponde: «Ma certo!». Sia io che lei ci spostiamo dalla parte della finestra per fargli spazio.
«Io sono Nathan» dice quello biondo sistemandosi il ciuffo.
«Piacere, mi chiamo Matt» saluta uno dei due ragazzi mori, con una strana gentilezza.
«Oh, io sono Ryan» afferma l'altro con fare simpatico «E sono suo cugino» ci informa indicando Matt. Io e April ci guardiamo confuse, chiedendoci per quale motivo questi ragazzi siano venuti a parlare con noi. Dopotutto non ci conoscono neanche e siamo state noi a vederli nel palazzo stamani, non loro.«Ciao ragazzi, io mi chiamo April» dice entusiasta di questa conoscenza «E lei è Luce» continua presentandomi.
«Ei, fino a prova contraria so parlare anche io» sbuffo scherzando e facendo scappare una risata a tutti i presenti. Ho la strana sensazione che Ryan abbia messo gli occhi su di me, ma cerco di non farci troppo caso anche se provo un po' di imbarazzo.Per rompere il ghiaccio, Nathan inizia a farci qualche domanda tipo: da quale città veniamo, quale facoltà abbiamo scelto e dove alloggeremo per tutta la durata del college. Con sorpresa scopro che anche April proviene da una cittadina vicino a Canalside, mentre il biondo dal New Jersey e i due cugini dalla Grande Mela, New York: certo è un bel viaggio considerando che in macchina ci vorranno circa quattro ore e trenta minuti a raggiungere Buffalo da Manhattan, ma sostengono di aver sentito la necessità di cambiare aria e fare nuove esperienze.
«E poi ho sentito parlare molto bene di questo college» afferma Matt. I tre ragazzi sono molto amici e hanno iniziato a frequentarsi l'anno scorso, quando sono entrati qui: be', si loro hanno venti anni, uno più di me e la mia coinquilina. Sono più che determinata a non dirgli che alloggiamo nel loro stesso palazzo, perciò tento di sviare la conversazione esprimendo le prime impressioni sul college e tutto prosegue nel verso giusto finché: «Comunque dovete sapere che abitiamo proprio due piani sopra di voi» dice April ricevendo, in cambio, un mio sguardo di disapprovazione.
«Perché non ce lo avete detto subito?!» esordisce Ryan voltandosi verso di me e poi tornando a guardare i suoi amici.
«Ehm... mi è sfuggito» mento abbassando lo sguardo sperando che nessuno dei presenti ci faccia troppo caso.«Quello non è l'unico posto in cui abitiamo» afferma Nathan all'improvviso, attirando tutta la curiosità mia e di April. Il nostro sguardo interrogativo lo esorta a continuare: «Una volta entrati al college abbiamo iniziato a far parte di una confraternita. Abbiamo una casa con altri ragazzi e in tutto siamo 12». Lo guardo sbalordita e allo stesso tempo un po' emozionata: ho sempre sentito parlare di confraternite attraverso i libri o i racconti dei miei genitori sul loro percorso al college. E ora, invece, è tutto vero, concreto.
I ragazzi iniziano a raccontarci la loro esperienza e alcuni episodi accaduti nel corso dell'anno scorso; così, tra una parola e l'altra, è arrivata l'ora di tornare in aula per le prossime due lezioni della giornata: laboratorio di scrittura e filologia romanza.
«Noi dobbiamo andare» dico interrompendo la conversazione.
«Sì, anche noi» afferma Ryan approvando la mia puntualità.
«Ci vediamo più tardi, ormai sappiamo dove alloggiate» scherza Nathan alzandosi dal tavolo e tutti facciamo lo stesso.
«Ciao, a dopo» saluta Matt sorridendoci.
«Ciao ragazzi!» ricambia April, mentre io mi limito a fare un cenno con la mano.Le nostre direzioni si separano e quando io e lei rimaniamo da sole inizia a fare i salti di gioia. Ammetto che la loro conoscenza è stata molto piacevole, sembrano ragazzi simpatici (certo non tranquilli data la loro partecipazione ad una confraternita).
«Nathan è così bello» dice sognante toccandosi i capelli.
«Non credevo ti piacessero i biondi» scherzo io ed entriamo nel laboratorio.Arriviamo a casa alle 18.00, ma nessun segno dei tre ragazzi nel palazzo: "dovranno ancora tornare" penso io. Ad un certo punto il campanello suona ed April va ad aprire la porta, mentre io sforno un bel piatto di pollo per la cena.
«Noi dobbiamo scappare, ma tieni» sento dire dall'ingresso. Credo proprio che sia la voce di Nathan, che continua «Vi aspettiamo, ci conto» e la porta si chiude. La mia coinquilina mi raggiunge in cucina con un bigliettino in mano con su scritto "questo sabato festa di benvenuto", a nome della loro confraternita.«È arrivato il momento di mantenere la tua promessa» afferma lei entusiasta ricordandomi la nostra chiacchierata di questa mattina. Già solo l'idea mi mette agitazione e, non so perché, ho uno strano presentimento. Ma non so come tirarmi indietro, dirle di no: so che non posso farlo.
«E va bene» sospiro scrollando le spalle.
«Si! Ti adoro» sorride lei abbracciandomi. La cena è in tavola e, per stasera, gli argomenti di cui parlare sono davvero tanti.Spazio autrice
Ciao lettrici/lettori! Eccovi qui un altro capitolo, nel quale ci addentriamo sempre di più nell'ambiente del college.
Ebbene sì, quei tre ragazzi che ho messo nella copertina (ovvero Neels Visser, Zac Efron e Cole Sprouse) mi hanno ispirata per i miei primi tre personaggi maschili: Nathan, Matt e Ryan. Cosa ne pensate? Vi hanno suscitato qualche impressione particolare? E questo invito alla festa?
Che dire, avrete le risposte che cercate nei prossimi capitoli e spero che questo vi sia piaciuto.
A presto!🧡
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Vivimi senza paura
RomanceLuce ha tutto ciò che una ragazza di diciannove anni dovrebbe avere: due genitori affettuosi e la possibilità di prendere posto al college, dove potrà inseguire il sogno di diventare una scrittrice. Purtroppo, qualche anno prima, qualcosa nella sua...