Capitolo 15

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Canzone: "Lost on you", LP

«Allora? Me lo vuoi dire cosa hai fatto?» insisto non appena la sua porta si chiude. Non mi risponde e passa da una stanza all'altra indaffarato a sistemare delle cose, come se non ci fossi.

«Ok, Luce ok» afferma gettandosi sul divano «Lavoro in una discoteca, come buttafuori. L'altra sera c'era un ragazzo, uno di quelli che mette piede nei locali solo per vendere droga o cose simili. Le riconosco dal viso questo tipo di persone» abbassa lo sguardo per un secondo, poi riprende «Mi sono avvicinato a lui per cacciarlo e lui mi ha colpito. Tutto qui».

«Senz'altro è un lavoro pericoloso. Come fai a conciliarlo con il college? Voglio dire fare tardi la notte e svegliarsi presto la mattina» chiedo mantenendo una certa distanza da lui.

Provo una sensazione strana al solo pensiero di trovarmi nell'appartamento di un ragazzo, soprattutto se quel ragazzo è Aron. Sento che qualcosa in lui è cambiato: è la prima volta che si comporta con me in maniera più "gentile". Intendiamoci, ha comunque mantenuto il suo modo di fare sostenuto e distaccato, ma la tensione che avevo avvertito in lui sembra essere diminuita.

«Certo non lavoro tutte le sere. E poi non perdo tempo a fare aperitivi come te» questa assomiglia tanto ad una frecciatina e lo capisco dal sorrisetto che gli è spuntato sulle labbra.
«Io mi diverto almeno. E ho appena passato un esame a pieni voti» ribatto «A proposito, a te com'è andata?» chiedo ricordandomi delle parole che la rossa aveva detto l'altro giorno.

Tutto a un tratto si fa serio e distoglie lo sguardo come se avessi detto qualcosa di sbagliato: sembra perso e non sa bene cosa dire.
«Christina me l'ha detto, e anche Nathan» continuo abbassando la testa quel poco che basta per poter vedere dove sono rivolti i suoi occhi.

«Oh, certo, l'esame» afferma all'improvviso, come se lo avesse appena ricordato «Abbastanza bene». Mi guardo intorno cercando di scorgere qualcosa che mi faccia capire che tipo sia, ma a parte il salotto in cui ci troviamo e la cucina alle mie spalle non posso notare altro: tutte le altre porte sono chiuse.

«Come va con Ryan?» chiede dopo aver fatto trascorre cinque buoni minuti nel silenzio più totale. Fa sul serio? È davvero l'unica cosa che gli interessa sapere? Proprio non riesce a pensare ad altro e nella sua domanda colgo un tono di amarezza e di speranza che io risponda "male".

Ma perché dovrei farlo? Mentirei a me stessa e a lui, non ci guadagnerei niente. In questo poco tempo che ho trascorso a parlare con Aron sono arrivata alla conclusione che non è un ragazzo aperto a "nuove conoscenze", un tipo tutto sulle sue.

Nonostante il suo carattere arrogante sia venuto meno e mi abbia risposto a ciò che gli ho chiesto, ha continuato a rimanere sulle sue, come se volesse tenermi a distanza di sicurezza. Potremo essere semplici vicini di casa, niente di più. O almeno questo ha lasciato intendere.

«Va bene e ora forse è meglio che me ne vada» dico secca e un po' delusa. Certo non mi aspettavo di trovare un ragazzo gentile e carino con me, ma forse avevo stabilito nella mia testa delle aspettative che non sono state rispettate.

Finisce sempre così: ti aspetti qualcosa e quel qualcosa non arriva. Mi sento stupida solo perché lo avevo pensato e forse anche sperato, ma si tratta di Aron.

«Sì, forse è meglio così» risponde alzandosi e dirigendosi alla porta per farmi strada. "Davvero credevi di trovare un ragazzo diverso da quello che sembra?", mi chiedo conoscendo già la risposta.

Non so bene se salutarlo o andarmene e basta, l'unica cosa che mi viene spontaneo fare è guardarlo più da vicino ora che ci troviamo a qualche centimetro di distanza: lui appoggiato alla parete e io a quella opposta.

Vivimi senza pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora