Capitolo 25

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Canzone: "Urlo e non mi senti", Modà

«Lasciami andare Aron» strillo liberandomi dalla sua presa «Lasciami» abbasso lo sguardo e strizzo gli occhi un paio di volte per tenere le lacrime che uscirebbero per rabbia, delusione.

«Non è assolutamente come sembra» dice furioso appoggiandosi con entrambe le mani alla portiera della macchina, circondandomi con le sue braccia.

Adesso sì che ce l'ho a portata di uno schiaffo e lo meriterebbe, eccome se lo meriterebbe.

«Tra me e Christina non c'è niente. Non c'è mai stato niente e mai ci sarà» continua rilassando un po' il tono della voce, ma si mantiene rigido. Come se gli dispiacesse davvero che abbia assistito a loro due. Come se non volesse che pensassi che è stata tutta un'illusione.

«Ah no? E allora perché ovunque io la incontri chiede a Nathan di te?» sbotto puntandogli il dito contro. Non sono un'idiota e ricordo benissimo le parole di lei: "saluta Aron e digli buona fortuna da parte mia".

«Non lo so, ok? Ma non mi importa» è serio e nei suoi occhi grigi intravedo un velo di malinconia «Devi credermi, Luce».

«Come faccio a crederti? Solo perché ho passato una notte con te? Ti ho parlato sì e no cinque volte e sembri sempre più misterioso» butto fuori tutto quello che ho dentro e solo adesso mi rendo conto di quale sia la realtà: io e Aron non siamo niente, non lo siamo mai stati.

Sì, abbiamo dormito insieme e sì ho passato qualche minuto con lui, ma nient'altro. Davvero posso lasciarmi abbattere tanto per qualche attimo fugace?

"È la tua sensibilità che parla, Luce. Non è stato così importante", la mia coscienza mi riporta alla cruda verità. Lui mi fissa, incessantemente e con un misto di rabbia e tristezza nel suo sguardo.

Poi, improvvisamente, si dà una spintarella con le mani per tirarsi in piedi e corruga la fronte. Digrigna i denti, vedo la sua mascella prorompere sulle guance ed ecco i suoi tipici lineamenti duri: «Ok, fa' come ti pare! Ti dico solo che Christina non mi interessa» esclama e si volta per andarsene.

Si vede quanto gli importa di chiarire con me, non può sopportare di trovarsi davanti una persona che gli tiene testa.

Forse è sempre stato abituato ad avere qualcuna che cadeva ai suoi piedi, come Christina ad esempio, e io non lo sono.

Ma non lo farò andare via così, non senza controbattere. Io devo avere l'ultima parola, mi spetta.
«Certo va' pure. È meglio così!» urlo il più forte possibile in modo tale che riesca a sentirmi.

Vedo che si passa una mano tra i capelli e la riporta violentemente lungo il busto. Non si ferma, prosegue a camminare senza neanche voltarsi. E ancora una volta tutte le mie paure, i miei dubbi si sono confermati.

Devo smetterla di affezionarmi troppo alle persone, soprattutto se le persone sono come Aron. "Brava Luce, bel lavoro", mi convinco di aver fatto la cosa giusta.

Salgo in auto, faccio un grande respiro e inserisco le chiavi. Raggiungo gli alloggi e mi dirigo velocemente nell'appartamento.

L'unico posto in cui voglio essere adesso. Da sola, a fare i conti con le mie emozioni che non fanno altro che scontrarsi.

Lancio la borsa sul letto e vado a farmi una doccia calda. Poi metto la musica a basso volume e cerco di concentrarmi solo sullo studio. Devo mettermi in pari, ho trascurato troppo i libri in questi giorni.

Se non fosse che questa Università mi piace da impazzire, probabilmente avrei chiuso tutto nel giro di due secondi.

Dopo circa un'ora sento un rumore di chiavi nella serratura della porta. April viene verso di me e mi abbraccia. Uno di quegli abbracci che le amiche sanno dare quando c'è qualcosa che non va. Che tu gliel'abbia spiegato o meno. E non posso negare che ne ho proprio bisogno.

Vivimi senza pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora