Le bugie hanno le gambe corte

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III chapter

Dopo aver preparato alla svelta le valige, ci incamminammo verso la strada che conduceva al paese ai piedi della montagna dove vivevo. <Non sono mai stata qui> affermai stupita guardandomi intorno, <non ci abiti sopra?> rispose seccato Bakugo, mi chiedo se ogni tanto riesca ad essere gentile con le persone quest'essere, <non avevo il permesso di uscire dalla proprietà di famiglia> risposi <perché?> domandò Kirishima, <beh i miei genitori hanno detto che le persone come me... non sono viste di buon occhio> dissi con un certo tono di malinconia. <Posso chiedervi un favore?> domandai <no-> stava per dire Bakugo ma Kirishima gli tappò la bocca <certo chiedi pure> aggiunse <sapete, non ho mai fatto niente come una normale adolescente, vorrei provare a vivere anche solo per una mattinata come una persona normale> <non abbiamo tempo per queste stupidag-> <e taci tu> disse il roscio al biondo <beh il jet ci sta aspettando, però...> rispose Todoroki <ti prego> lo implorò Kirishima, sembrava più euforico di me all'idea di fare qualcosa di ordinario, <la portiamo solo a prendere un gelato e poi ci dirigiamo all' aereo> aggiunse, il ragazzo tirò un piccolo sospiro <va bene, però sbrighiamoci> si arrese <grazie> dissi con un mezzo sorriso che Shoto ricambiò. Andammo ad un bar a pochi metri da dove ci trovavamo in quel momento, era adorabile, sono andata in tanti chioschi come quello, ma rimane il più bello, probabilmente perché fu il primo che vidi dopo sette anni chiusa in una casa. Prendemmo un gelato, persino Bakugo, dopo di che ci dirigemmo verso il jet. Dopo una lunga camminata lo raggiungemmo, anche se probabilmente non era neanche la metà di un aereo normale, per me era qualcosa di immenso. Salimmo e dentro era ancora più bello; c'erano quattro sedili, disposti in coppie, e nel lato opposto una specie di minibar, assomigliava ad un salotto, all'inizio e alla fine c'erano due porte, probabilmente una conduceva alla cabina del pilota. Ci sedemmo e cercai di mettermi il più lontano possibile da Bakugo o avrei finito per buttarlo giù dall'aereo, anche Kirishima e Todoroki avevano capito che c'era abbastanza tensione, per questo il roscio di mise davanti a me con accanto Katsuki e Shoto si mise accanto a me. <Quanto ci metteremo per arrivare a Tokyo?> chiesi curiosa, pensavo ad un viaggio di un paio d'ore o tre al massimo <dodici ore e mezza> rispose il ragazzo accanto a me <dodici ore e mezza?!> ripetei incredula <sì, quindi vedi di tacere alla svelta> rispose Bakugo <se vuoi tu puoi andare anche a piedi, ti faccio scendere io> non so se sembravo minacciosa, ma cercai di mantenere il tono più fermo possibile <ah si? Vediamo come> fece per alzarsi, ma Kirishima lo fece rimettere seduto <vuoi stare buono una volta tanto?!> <è lei che mi istiga!> disse il biondo, stavo per rispondere quando intervenne Todoroki <dobbiamo stare in questo spazio per dodici ore tutti insieme, vedi di mantenere la calma> i ragazzi lo guardarono con aria stupita, come se non si aspettassero una risposta del genere, forse per questo Katsuki non controbatté, ma si limitò a voltarsi dall'altra parte, barbottare qualcosa e addormentarsi, era molto meglio quando dormiva. <Avevi detto che hai dei ricordi legati a Tokyo vero?> chiese Kirishima dopo una decina di minuti, quel ragazzo credo sia la gentilezza in persona, anche durante il nostro "combattimento" è sempre stato sulla difensiva, iniziai a pentirmi di averlo colpito,<si, risalgono alla mia infanzia, vissi lì fino all'età di cinque anni, ci trasferimmo dopo...> i miei occhi diventarono lucidi, era difficile ammetterlo, era trascorso molto tempo, ma non ci si abitua mai <s-scusa, non volevo...> disse Kirishima <no, in fondo sono passati sette anni da quell'incidente d'auto> risposi. I due ragazzi si guardarono per un lungo momento che interruppi turbata <cosa ho detto?> <incidente d'auto?> chiese Eijiro <si> affermai i due si scambiarono ancora quei sguardi che non riuscivo a comprendere <volete dirmi cosa sta succedendo> chiesi ormai al limite della mia pazienza, <cosa ti ricordi di Tokyo?> chiese Todoroki <quasi nulla in realtà, ho solo i ricordi con mio fratello> i due continuavano a guardarsi come se tra loro ci fosse una conversazione telepatica <potete dirmi cosa sta succedendo...per favore> dissi l'ultima frase con un filo di voce, forse non volevo saperlo veramente. <Non credo spetti a noi dirtelo> disse Todoroki guardandomi <voglio saperlo, adesso> dissi con tono fermo e deciso, anche se in quel momento non lo ero minimamente, <tuo fratello...non è morto con un incidente d'auto>. Con quelle parole il mio intero mondo crollò. <C-che significa?> balbettai con voce tremante <non sei l'unica ad avere quel potere, dove stiamo andando circa l'ottanta percento ha queste doti, ognuna diversa, la tua è molto simile a quella di tuo fratello, lui era uno degli eroi migliori che avessimo mai potuto avere, era uno dei pilastri della pace, ma un giorno qualcuno spense quella luce> raccontò Kirishima <come si chiama?> chiesi a denti stretti i due mi guardarono con aria confusa <come si chiama l'uomo che ha ucciso mio fratello...voglio il suo nome> affermai alzando lo sguardo <Black Jack> disse Todoroki <il suo quirk si basa sull'illusione e l'inganno, ti raggira fino a controllarti la mente> aggiunse Kirishima. Ci fu un lungo momento di silenzio, <come ti senti?> chiese Shoto <d-devo andare a darmi una sciacquata, scusate> mi alzai di scatto, dovevo riuscire a metabolizzare la notizia e mentre raggiungevo il bagno iniziai a pensare a tutto quello che mi era stato detto. Omicidio...per sette anni...sette fottuti anni ho sempre pensato si trattasse di un incidente, ma adesso lo so, qualcuno voleva mio fratello morto. Una lacrima attraversò la mia guancia, seguita da molte altre, tutti gli oggetti della stanza iniziarono e levitare intorno a me, sembrava che la gravità si fosse azzerata finché questi non iniziarono a scontrarsi. "Omicidio" quella parola riecheggiava nella mia mente, tutto quello a cui ho sempre creduto finora, sentii una fitta alla testa, caddi tenendomi il cranio tra le mani era un dolore incessante, mi guardai intorno, ma la vista divenne sempre più sfocata finché l'unica cosa che vidi era il nero più totale e la sensazione di due braccia che mi sorreggevano.

koi no yokanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora