1. Respira

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JIMIN

"Devi solo respirare, Jimin. Dentro e fuori. Respira ed andrà tutto bene" continuavo a ripetermi con insistenza nella testa, con la speranza che, così, mi sarei calmato davvero, mentre camminavo nell'ingresso sterrato della mia nuova università.

Spinsi la porta d'ingresso di quell'edificio con aria quasi tesa, chiedendomi se per tutte le persone un trasferimento improvviso fosse così stancante ed ansioso da affrontare.

Guardai intorno a me, notando pochissimi studenti. Alcuni seduti a dei tavoli da soli con le cuffiette nelle orecchie ed altri che conversavano tra di loro.
Probabilmente non c'era praticamente nessuno perchè tutti i corsi sarebbero iniziati solo un'ora più tardi...

"Respira" mi dissi, di nuovo, mentalmente mentre mi dirigevo verso la segreteria studenti, proprio davanti a me.

"Salve" sentii dire da una donna di mezza età seduta dietro ad una scrivania.
"Salve. Sono Park Jimin. Mi sono appena trasferito dalla Dongseo University. La mia vecchia università mi ha detto di venire qui per dei moduli" dissi in tono cordiale, attendendo una risposta da parte della persona di fronte a me.
"Certo. Li ho visti prima. Ora te li vado a prendere" rispose lei con un sorriso dipinto in volto, alzandosi dalla sedia sulla quale era seduta e sparendo nella stanzetta oltre il suo ufficio.

Io rimasi lì per qualche minuto a guardarmi un po' intorno, riportando lo sguardo sulla donna davanti a me non appena la vidi alzare il braccio verso di me con un plico di fogli in mano.

"Allora, signor Park, qui ci sono i moduli del trasferimento, i dati per accedere alla piattaforma online dell'università e gli orari delle sue lezioni. Spero si troverà bene" mi spiegò, poi, in tono educato.
Io la ringraziai, uscendo da quell'ufficio e decidendo di andare nel bar all'ingresso che avevo visto appena ero entrato.

Mi accomodai su uno dei tavoli ed ordinai un normalissimo caffè nell'attesa che arrivasse l'ora della mia prima lezione.

"Dall'aria sperduta che hai dipinta in faccia devi esser una matricola. Ho azzeccato?" sentii dire all'improvviso ad una voce davanti a me.

Alzai lo sguardo dal mio telefono con calma, notando un ragazzo dai capelli blu e dallo sguardo piuttosto divertito che mi stava fissando.

"No...ma mi sono appena trasferito" gli risposi con un po' di titubanza, dovuta al fatto che era un perfetto sconosciuto.

"Kim Taehyung" mi disse porgendomi la mano.
"Park Jimin" risposi stringendogliela.
"Da dove vieni?".
"Busan. Tu...studi qui?" gli chiesi subito dopo, rendendomi conto solo qualche secondo più tardi di quanto fosse stupida quella domanda considerando il fatto che eravamo al bar dell'università...

"Direi di sì. Sono al terzo anno di medicina" mi rispose lui in tono divertito.
"Io al terzo di fisica" mormorai in tono piuttosto imbarazzato, cercando di non fargli notare che ero arrossito dalla vergogna.

"Aspetta: terzo anno, fisica...vuol dire che seguirai il corso di astronomia" suppose lui guardandomi con interesse.
"S-sì. In realtà, ho la prima lezione oggi alle nove" balbettai con aria confusa, non capendo il motivo di tutto quell'interessamento.

"Preparati, sarà il corso peggiore della tua vita" mi disse in tono divertito, facendomi sbarrare gli occhi.

Ci guardammo negli occhi per qualche secondo, scoppiando a ridere esattamente nello stesso momento dopo questo arco di tempo.
E, per la prima volta dopo otto mesi, la mia risata era vera e non quella di circostanza che usavo con chiunque per dare l'impressione di stare bene...

"Oh, no" lo sentii mormorare dopo più di qualche istante.
"Che succede?".
"Succede che sono già le nove" mi rispose lui con il panico dipinto in volto.
"Merda".

Radunai in fretta tutte le mie cose, praticamente correndo verso la mia aula con Tae al mio fianco.
Fu solo quando le nostre strade si separarono che lo salutai, aggiungendo che speravo ci saremmo rivisti a breve.

Corsi in aula di astronomia più velocemente che potevo e, fortunatamente, la lezione non era ancora iniziata.
Ma c'era un problema: un solo posto a sedere era libero...ed era vicino ad un ragazzo vestito completamente di nero ed incappucciato, che non dava il minimo segno di voler alzare lo sguardo.

Mi avvicinai timidamente a quella persona ed a quel posto vuoto, chiedendo: "Scusa, è libero?".
Lui annuì con testa ed allora io mi sedetti, rivolgendo un altro sguardo stranito alla persona di fianco a me subito dopo.

Tutto perchè non aveva nemmeno provato a guardare a chi avesse rivolto un cenno d'assenso.

Avrei voluto dirgli qualsiasi cosa, ma...mi bloccai. A primo impatto quel ragazzo sembrava una persona molto strana, e sperai con tutto il cuore di non doverci avere a che fare.
In effetti, la sua presenza vestita esclusivamente di nero non mi dava molto ottimismo...e, in quel momento, era l'unica cosa di cui avevo bisogno dopo quello che mi era successo a Busan.

All'improvviso la mia attenzione fu attirata dalla persona che era appena entrata. Presumibilmente il professore.
Era parecchio anziano, vestito orribilmente...nulla di nuovo, insomma.

Posò le sue cose sulle cattedra e ci guardò tutti, fermandosi su ognuno di noi.
Ma, effettivamente, eravamo non più di trenta in classe, quindi non ci mise molto.
In tutto questo, il ragazzo di fianco a me non accennò minimamente a togliersi il cappuccio della felpa da sopra agli occhi.

"Salve ragazzi. Io sono il professor Kang e vi insegnerò astronomia per almeno tutto il resto del semestre quattro ore la settimana" iniziò a dire, fermandosi per qualche secondo.

"I lavori che assegno sono sempre o quasi da fare a coppie. E tutti questi lavori andranno a comporre il vostro portfolio per l'esame.
Il vostro compagno, ovviamente, non potrete sceglierlo. Vi abbinerò facilmente: la vostra coppia sarà composta da voi stessi e dalla persona seduta vicino a voi in questo preciso momento.
Per questa prima lezione direi che potete iniziare a conoscere il vostro compagno, visto che dovrete passare molti pomeriggi, e non solo, insieme".

E detto questo si sedette sulla sedia dietro la cattedra, iniziando a smanettare con il computer.
Io, dal canto mio, strabuzzai gli occhi e guardai alla mia sinistra con un po' di paura dipinta in volto.
Come già avevo intuito il ragazzo era ancora con lo sguardo basso e non dava il minimo segno di voler far cambiare la situazione.

Altro che non dover averci a che fare...avrei dovuto vedere quel ragazzo dall'apparenza non propriamente confortante per due, o anche più, volte la settimana.

In quel momento pensai solamente ad una cosa: dover "lavorare" con lui sarebbe potuta essere una delle cose più difficili che mi si potessero porre davanti in questa nuova vita che avevo deciso di intraprendere...

•To feel alive {Jikook}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora