JIMIN
"Ti prego, Jimin, dimmi qualsiasi cosa ti stia passando per la testa. Ma non rimanertene lì in silenzio" sentii dire a Jungkook dopo un po', rendendomi conto che era passato più di qualche secondo da quando aveva finito di spiegarmi cosa gli fosse successo ed io non avevo ancora aperto bocca.
Lo guardai con aria quasi dispiaciuta, rispondendo subito dopo: "La tua storia è...straziante. E non avrei mai potuto immaginare che tu avessi perso in questo modo tuo fratello.
Se l'avessi saputo, fidati, che non avrei mai ricambiato il tuo bacio l'altra sera per poi scappare e non avrei mai fatto quello che ho fatto prima, quasi costringendoti a farti parlare del tuo passato per cambiare il fatto che nessuno dei due riesce a stare a meno di un centimetro di distanza dall'altro"."Non è colpa tua. Insomma, come potevi saperlo?" mi chiese lui quasi con ironia, guardando, poi, le nostre mani che si stavano ancora stringendo come se ne andasse della nostra vita.
"Guarda che, comunque, non è colpa tua se tuo fratello è sparito. Dico sparito perchè, alla fine, è questo quello che è successo.
Nel senso: non sei tu quello che l'ha messo nei casini, ma il suo migliore amico" suggerii io con aria cauta, non sapendo come Jungkook avesse potuto prendere quelle parole."Lo so...ma il fatto che, se io fossi stato attento a lui quella sera, tutto questo non sarebbe successo mi tiene sveglio la notte da anni.
E mi rendo sempre più conto del fatto che, allora, ero solo un ragazzino superficiale che non sapeva veramente niente della vita" mi rispose lui con aria amara, iniziando, subito dopo, a disegnare dei cerchi con l'indice sul palmo della mia mano."Tutti, ogni tanto, rinneghiamo quello che siamo stati in passato".
"E tu cosa rinneghi, scusa?" mi chiese in tono quasi provocatorio, facendo scattare una "piccola lampadina" nel mio cervello.
"Il fatto che ero solo un ingenuo che non riusciva a vedere come stavano realmente le cose che succedevano davanti ai suoi occhi" gli dissi con convinzione, riportando alla mente tutte le parole così finte che avevo sentito da lui.Jungkook rimase solamente in silenzio, continuando ad accarezzarmi la mano come se solo questo gesto riuscisse a calmarlo.
"Se solo..." iniziò a dire, dopo un po', in tono amaro e con la voce rotta, non riuscendo a continuare la frase e cercando, in ogni modo, di non mostrarsi debole ai miei occhi."Non pensare ai "se". Io l'ho fatto...e mi sono sentito solo peggio.
Devi solamente convivere con il fatto che è successo e che non puoi fare niente per cambiare questo" gli suggerii con aria quasi consapevole, avendo capito, nei mesi precedente a quel momento, che era l'unica cosa che avrei potuto fare per riuscire a non sprofondare in un baratro."I tuoi problemi li hai presi molto meglio di me..." mormorò nello stesso tono amaro delle parole precedenti, rivolgendomi, poi, un'occhiata furtiva.
"Assolutamente no. Faccio finta che non sia mai successo, quando, invece, è successo eccome.
Tu con la mancanza di tuo fratello riesci a farci i conti ogni giorno" gli dissi con sicurezza, incontrando il suo sguardo per un millesimo di secondo e, poi, riabbassando gli occhi verso le mie gambe."E tu con cosa dovresti fare i conti?" mi domandò dopo più di qualche secondo di completo silenzio.
"Con il fatto che non ballo più" risposi ad un tono di voce bassissimo, tirando fuori, per la prima volta nella mia vita, un pizzico di verità.
"Ballavi? Davvero?".
"Sì, ero anche piuttosto bravo"."E poi?" mi chiese lui in tono quasi spaventato, probabilmente cercando di spronarmi a raccontare tutto quello che mi era successo come aveva appena fatto lui.
E, lo giuro, io avrei tanto voluto farlo con tutto me stesso. Ma, forse, per raccontare quello che si è vissuto a qualcun altro prima bisognerebbe evitare di mentire a sè stessi e di trovare delle scuse per quello che gli altri ci hanno fatto...
"Io...non ci riesco. Ancora. Mi dispiace. E non sai quanto in colpa mi sento per questo, visto che quello che ho passato io non è niente in confronto a quello che hai vissuto tu" risposi in tono insicuro, vergognandomi pure per aver dovuto dire quelle parole dopo che lui mi aveva raccontato, nei dettagli, come suo fratello era sparito.
Lui, dopo quella risposta, mi guardò per un paio di secondi completamente impassibile. Non riuscivo a riconoscere nessuna emozione sul suo viso.
"Non fa niente. Io ti aspetto" mi disse subito dopo, aprendo, poi, le labbra in un sorriso di circostanza.
Io rimasi solamente lì a fissarlo, pensando che, effettivamente, quel ragazzo era una delle persone migliori che avevo conosciuto durante tutto il corso della mia vita.
"Comunque anche io mi sto innamorando di te" mormorai dopo qualche secondo, riportando, timidamente, lo sguardo sulle mie ginocchia.
"Ma non abbastanza da buttare giù il muro che ti sei messo davanti e da raccontare cosa ti è successo, vero?" mi rispose lui quasi con aria ferita e seccata, facendomi strabuzzare gli occhi.Insomma, un secondo prima mi aveva detto che non era un problema il fatto che non riuscissi ancora a raccontargli tutto e quello dopo mi faceva quella domanda con quel tono di voce?
"Me lo stai rinfacciando?".
"No, sto solo dicendo la verità"."Fammi capire, Jungkook: cosa stai facendo? Un momento prima mi dici che mi aspetteresti e quello dopo mi urli contro che non provo sentimenti abbastanza forti per te per dirti la verità.
Cosa stai cercando di ottenere? Cosa vuoi?" gli domandai allora, alzandomi dal divano per mettere un po' di distanza tra di noi in quella situazione divenuta, all'improvviso, stretta.
"Vorrei stare con te. Ecco cosa voglio" mi rispose lui con aria seccata e frustrata e con un tono di voce un po' più alto di quello che aveva usato in tutte le parole dette tra di noi precedentemente."E non pensi che lo vorrei anche io?" gli chiesi con rabbia, alzando le braccia al cielo e facendole, poi, ricadere sui miei fianchi con forza.
"Allora ti converrebbe darti una svegliata".Fu solo dopo qualche secondo che si rese conto di cosa mi aveva appena detto, scusandosi immediatamente.
Ma, forse, era semplicemente troppo tardi ed avevamo già detto troppe parole per andare avanti con quella conversazione."Forse è il caso che vado" mormorai con aria sbrigativa, uscendo da quell'appartamento il prima possibile e rifugiandomi sotto le coperte nel mio letto, a fissare il vuoto, per chissà quanto.
E sapete qual è la cosa peggiore di tutto questo? Il magone sul petto che non accennava ad andarsene.
SPAZIO AUTRICE:
Non oso dire niente, che è meglio...👀.
Anzi, sì: Jungkook non è bipolare, tranquilli. Semplicemente è frustrato perché la cosa che vorrebbe di più è stare con Jimin ma quest'ultimo ha un blocco piuttosto forte nel rivelare a parole quello che gli è successo. E, reagendo in quel modo, sperava di smuoverlo un po'.
Giusto per chiarire✌🏻❤️.
STAI LEGGENDO
•To feel alive {Jikook}•
FanfictionCOMPLETATA Jeon Jungkook vive a Seoul da quando è nato, e, fin dal suo primo giorno di liceo, è sempre stato il ragazzo più affabile e desiderato dell'intero istituto. Un giorno, però, le cose cambiarono. Da quella notte e dal giorno di quella perdi...