9. Sei veramente bello quando ti arrabbi

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JIMIN

Dopo quel sabato sera la settimana successiva passò abbastanza in fretta.
Tra le lezioni all'università la mattina e le conversazioni tra Jungkook e me, rigorosamente sul suo terrazzo, ogni sera, il giorno in cui avremmo dovuto vederci per il progetto di astronomia arrivò come un'onda improvvisa.

Tae ancora non ci credeva al fatto che Jungkook ed io fossimo diventati...amici, se è così che posso definire il nostro rapporto in quel periodo, e, sinceramente, non ci credevo nemmeno io.

Insomma, quando incrociavo per caso Jungkook nei corridoi dell'università era sempre quello che tutti conoscevano: scontroso, mimetico e vestito perennemente di nero, con il solito cappuccio di una delle sue ennesime felpe a coprirgli gli occhi.

E, invece, quando stavamo insieme, solo noi due, era tutta un'altra storia.
Peccato che questa cosa la sapessi solo io...

*******

Erano circa le dieci e mezza quando mi incamminai sul tetto del nostro condominio per "guardare le stelle" con Jungkook.
E, ve lo dico, sarebbe stato tutto molto più romantico se non l'avessimo dovuto fare per un esame dell'università.

"Buonasera, signor Jeon" gli dissi in tono sarcastico, ben sapendo che gli desse fastidio il fatto che io lo chiamassi per cognome.
"Buonasera, essere che mi ha battuto al mio videogioco preferito per ben tre sere consecutive" mi rispose lui quasi con aria ferita, rivolgendomi, poi, una risata divertita.

Già, perchè, oltre a parlare delle prime cose che ci venivano in mente, in quella settimana Jungkook mi aveva anche insegnato a giocare ad uno dei suoi videogiochi preferiti.
Mi aveva detto di essere imbattibile, ma...la realtà è che sono riuscito a vincere piuttosto in fretta.

"Che ci devo fare? Sono mille volte più bravo di te" gli dissi ridendo.
Lui, in tutta risposta, mi rivolse uno sguardo glaciale ed esclamò: "Guarda che ti ho solo lasciato vincere. Insomma, fino a qualche giorno fa non sapevi nemmeno giocare".
"Ti lascio questa certezza se ti fa sentire meglio.
Ora...facciamo questo maledetto compito così possiamo tornarcene dentro il prima possibile".

Jungkook annuì e tirò fuori dallo zaino, che aveva posato per terra ai suoi piedi, il "telescopio", se così potevamo chiamarlo viste le sue condizioni, di cui l'università ci aveva dotato per l'osservazione, posandolo, poi, sul bordo in cemento della balaustra che circondava il tetto.

"Visto che tu sei uno sveglio e, sicuramente, l'hai capito: che dobbiamo fare?" chiesi a Jungkook in tono divertito, effettivamente nemmeno sapendo cosa avrei dovuto fare con quel telescopio.
"Dobbiamo osservare le costellazioni che abbiamo studiato a lezione, cioè Orsa Maggiore e Minore, ricopiarle a grandi linee e, infine, spiegarne le principali caratteristiche.
O, almeno, questo è quello che faremo noi" mi spiegò lui brevemente, facendomi sgranare gli occhi.

"Ma...ti eri già preparato tutto?" gli chiesi subito dopo, rendendomi conto che l'unico che pensava di improvvisare fossi io.
"Certo" mi rispose lui in tono ovvio, rivolgendomi, poi, un'occhiata stranita e facendomi sentire estremamente in imbarazzo.

Ecco: in quel momento capii che l'unico ad aver sempre preparato esami in una settimana passando notti insonni, invece di organizzarsi prima, ero solamente io...

"Dai, vieni qui così guardiamo da...questo" mi disse dopo un po', facendo cenno con la mano di avvicinarmi al telescopio.
Dopo qualche secondo iniziammo ad osservare il cielo a turno, stando molto più vicini di quanto lo fossimo mai stati fino a quel momento.

E, ve lo dico, il mio corpo aveva sentito subito questa cosa...

L'odore quasi inebriante di Jungkook mi stava facendo praticamente impazzire, ma cercai di rimanere il più calmo e controllato possibile.

Nel senso, stavamo pur sempre "studiando", no?

Dopo qualche occhiata con il telescopio iniziammo a ricopiare le costellazioni con calma, mettendo apposto, subito dopo, gli appunti presi a lezione.

"Bene, direi che possiamo tornare giù" mi disse Jungkook nel momento stesso in cui chiuse il quaderno, invitandomi, con un gesto della mano, a fare lo stesso.
Rimisi tutto dentro lo zaino che mi ero portato dietro, posandomelo, poi, sulla spalla e seguendo Jungkook fino alla porta che riportava alle scale del condominio.

"Comunque per mettere tutto a computer, stampare il progetto e "gestire" il portfolio faccio io, tranquillo" sentii dire a Jungkook mentre scendevamo le scale per arrivare nel nostro piano, notando che mi aveva rivolto anche un sorriso di circostanza non appena posai il mio sguardo su di lui.
"Non se ne parla. Questa è una cosa che dovremmo fare insieme. Quindi non lascio fare tutto a te. Non sarebbe giusto" gli risposi subito dopo, ascoltando la mia ragione e facendo la cosa giusta invece di ascoltare il mio "lato pigro" e lasciando che si accollasse lui la maggior parte del lavoro.

"Davvero, Jimin, ci sto cinque minuti. Ho fatto molti altri lavori del genere" insistette lui, facendomi arrabbiare ancora di più.
"Ma mi senti quando parlo? Ti ho detto di no" gli dissi in tono duro e categorico, fermandomi dal scendere le scale e rivolgendogli un'occhiata piuttosto furiosa.

"Sei veramente bello quando ti arrabbi per stronzate del genere" fu il suo commento alle mie parole, che mi fece ammutolire ed irrigidire praticamente all'istante.
"C-cosa?" mormorai solamente, rendendomi conto solo in quel momento di avergli afferrato il polso durante le mie parole precedenti.

"Mi hai sentito" mormorò Jungkook usando un tono di voce bassissimo, avvicinandosi abbastanza a me da permettere alle nostre labbra di toccarsi.

Lo ammetto: quel gesto è stato piuttosto inaspettato. Sinceramente, non capivo nemmeno perchè l'avesse fatto. Ma questo non mi fermò dal rispondere al bacio che, in realtà, volevo ricevere da più di qualche giorno.

Gli passai le mani tra i capelli, tirandoli leggermente e non preoccupandomi minimamente del fatto che lo zaino mi stesse cadendo sul pavimento.

Ma, poi, nella mente mi si parò un volto che non era quello di Jungkook. Un volto che, a quanto sembrava, non ero ancora riuscito a lasciarmi alle spalle.
E, venendomi in mente quello, mi tornò in mente anche il motivo per cui avevo traslocato, quello che avevo promesso a me stesso e...che era "semplicemente troppo presto".

Mi allontanai da lui all'improvviso, ritrovandomi posato con la schiena al corrimano delle scale.

"I-io non ce la faccio, mi dispiace" balbettai con voce rotta prima di scendere gli ultimi gradini, aprendo la porta del mio appartamento e nascondendomici dentro.
Mi sedetti per terra, con la schiena posata alla porta, incapace di controllare il mio respiro o di fermarmi dal tirare i miei capelli dal nervoso.

Fu in quel momento che mi chiesi: perchè il suo viso mi era ancora così familiare da venirmi in mente quando baciavo qualcun altro se la persona che aveva quel viso, in realtà, non aveva fatto altro che rovinare tutta la mia vita?

SPAZIO AUTRICE:

Eh eh, non ve lo aspettavate vero?😂👀.
E fu così che iniziaste tutti ad odiarmi già al capitolo 9😂.

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