11. Restiamo...amici?

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JUNGKOOK

Ecco, quella che mi aveva fatto Jimin era veramente una bella domanda.
Peccato che non sapessi nemmeno io il motivo per il quale fossi andato a bussare alla sua porta.
Come, d'altra parte, non sapessi nemmeno perchè l'avessi baciato così di slancio...

Non lo so...semplicemente l'ho guardato negli occhi e mi sono reso conto, per la millesima volta nel giro di due settimane, che, sebbene fosse così simile fisicamente a lui, il rapporto che c'era tra Jimin e me era completamente diverso.

Ecco...all'inizio avevo iniziato a sentirmi a mio agio con Jimin perchè mi sembrava di avere di nuovo mio fratello accanto a causa del fatto che, fisicamente, si assomigliassero molto.
Perchè, sì, sebbene io non l'avessi ancora espresso ad alta voce, le voci che giravano all'università sul fatto che fosse successo qualcosa a mio fratello erano vere...

Giorno dopo giorno, però, ho iniziato a capire che Jimin era completamente diverso da lui.
Caratterialmente, infatti, mio fratello è sempre stato calmo e quasi accondiscendente. Jimin, invece, si era rivelato sempre di più un ribelle manipolatore.

Non fraintendetemi: per quanto non lo sembri, in realtà io la vivevo come una cosa molto positiva.

Poi...io non vedevo assolutamente Jimin come un fratellino minore di cui avrei dovuto prendermi cura. Principalmente perchè, in sua compagnia, io non mi sentivo come ci si sente con un fratello.
E penso che, ormai, sia inutile negarlo: Jimin mi attraeva...ed anche parecchio.

Insomma, non riuscivo a fare altro che tormentarmi la notte pensando di passare le dita tra i suoi capelli o di sfiorare le sue labbra.
Ed è strano, perchè, da quando mio fratello era sparito, non sono più riuscito a focalizzarmi su qualcuno così tanto da pensare di volerci creare qualcosa.

Quindi, effettivamente, forse sapevo perchè l'avevo baciato, a pensarci bene...

"Forse non dovevo farti questa domanda" mormorò Jimin dopo un po' in tono imbarazzato, probabilmente dovuto al fatto che io non avessi ancora risposto dopo svariati secondi.
"Sono venuto perchè volevo sapere se stessi bene oppure no" gli risposi con sicurezza, ottenendo come reazione il fatto che lui alzasse la testa di scatto con aria quasi incredula dipinta in volto.

"Jungkook, quello che si è comportato da stronzo sono io, non tu. Sarei dovuto venire io" mi rispose in tono dispiaciuto, facendomi, poi, cenno con la mano di entrare se avessi voluto.

Lo feci con un po' di titubanza, rimanendo in piedi nel bel mezzo del suo soggiorno senza ben sapere cosa dovessi fare.
Ma, probabilmente, lui si sentiva nel mio stesso identico modo.

"Siediti pure. Non è che ti uccido se lo fai" mi disse in tono sarcastico dopo un po', praticamente prendendomi per un braccio e costringendomi a sedermi sulla poltrona rossa di fianco al divano.

"Hai pianto, vero?" gli domandai dopo più di qualche minuto di silenzio, nei quali ero rimasto solamente lì a guardare i suoi occhi quasi stanchi e sconfitti.
"Sì, ma..." iniziò a mormorare con calma, causando, dentro di me, dei sensi di colpa così grandi che dovetti interromperlo.
"Se è per quello che ho fatto qualche ora fa...mi dispiace. Non pensavo che l'avresti presa così male. Sinceramente, pensavo che lo volessi anche tu.
Altrimenti, fidati, non l'avrei mai fatto".

"Infatti lo volevo...e non ho sicuramente pianto per il fatto che mi hai baciato. Anche perchè, se non l'avessi voluto, non credi che ti avrei respinto subito invece di ricambiare il bacio?" si affrettò a rispondermi dopo le mie parole, iniziando, poi, a torturarsi le dita delle mani dal nervosismo.

"Ed allora che è successo?" gli domandai con aria confusa, non riuscendo a capire.
"Io volevo che tu mi baciassi, Jungkook. Davvero. Sono giorni che ci penso. Solo che...mentre l'hai fatto mi è venuto in mente il ragazzo che mi ha..." iniziò a dire, bloccandosi ad un certo punto, quasi incapace di continuare.

Ma io avevo già capito cosa volesse dire.

"Quello che ti ha spezzato il cuore" conclusi per lui, ottenendo come reazione il fatto che lui annuisse svariate volte.
"Non volevo che succedesse questo..." mormorai solamente, cercando di mettere fine a quel silenzio piuttosto tetro che si era creato tra di noi.

"Nemmeno io, perchè mi sono reso conto che, sebbene io senta qualcosa per te, il passato mi perseguita ancora.
E, finchè non sono capace di liberarmene, non posso iniziare qualcosa di reale con te.
Non prenderla nel verso sbagliato. Nel senso, non voglio che tu pensi che ti sto dicendo queste cose perchè non voglio te o non voglio una storia.
Semplicemente è che...non voglio buttarmi in una relazione, anche se so di volerla, con la consapevolezza che non posso dare "il cento per cento" per via di quello che mi è successo in passato" mi spiegò con serietà, mantenendo fisso il contatto con i miei occhi per tutto il corso delle sue parole.

E, sentendole, io mi sono reso conto di quanto, effettivamente, rappresentassero la verità anche per me.
Insomma: non solo lui aveva un passato che non riusciva a dimenticare. Non solo lui era rimasto ferito. Non solo lui era ancora proiettato a mesi, se non anni magari, prima, con la testa.

"Sai che hai ragione?" gli risposi, infatti, facendogli sbarrare gli occhi.
"Mi sa che è arrivato il momento di fare i conti con il nostro passato...oppure le cose tra di noi non potranno funzionare mai.
Io perchè continuo a vedere il mio ex ovunque e tu perchè continui ad incolparti di quello che è successo, anche se non so cosa sia" mi disse dopo un po', prendendomi una mano ed iniziando ad accarezzarla con calma.

E, dio, era bello già solo quello...

"Direi che anche il solo parlare l'uno all'altro del nostro passato possa voler dire cercare di superarlo" azzardai dopo un po'.
"Peccato che, se mi chiedessi di farlo ora, io non ce la farei".
"Nemmeno io" mormorai quasi con amarezza, iniziando, poi, a scuotere la testa con insistenza.

Insomma...perchè dovevamo essere così incasinati?

"Quindi, finchè non capiamo come fare questa cosa, restiamo...amici?" gli domandai dopo un po', cercando di godermi il tocco delle sue dita ancora per quegli ultimi secondi.
"Sì, basta che ci controlliamo un attimo. No?" mi rispose lui quasi con sofferenza, stringendomi con forza la mano per qualche secondo prima di lasciarla definitivamente.

"Certo. Ci vediamo domani. Direi che è il caso che tu vada a dormire. Ti vedo...stanco" cercai di concludere rapidamente, alzandomi dalla poltrona e dirigendomi verso la porta.
"Grazie per averlo detto con un po' di tatto e non del tipo: "Sai, sembri uno che non dorme da anni". L'ho apprezzato" mi rispose lui con ironia, venendomi vicino ed aprendomi la porta.

Feci solo un sorriso di circostanza e poi uscii, lasciando che lui chiudesse la porta alle mie spalle.
Fu solo quando entrai nel mio appartamento e mi diressi verso il mio letto che sentii quasi pizzicarmi gli occhi.

Solo dopo qualche secondo mi dissi di calmarmi e di smetterla. Perchè era tutto apposto, no?
Insomma: eravamo amici, nessuno dei due era arrabbiato con l'altro e, anche se ci eravamo "indirettamente" confessati che ci eravamo presi due "piccole sbandate", ci saremmo controllati fino a quando non avremmo trovato la forza di superare, almeno minimamente, il nostro rispettivo passato.

Peccato che, i tuoi amici, non li vorresti baciare in ogni secondo nel quale posi il tuo sguardo su di loro...

SPAZIO AUTRICE:

Non riesco a capire se questo capito mi convince oppure no...
Ma, nel dubbio, spero sia riuscito a convincere voi😂.

E...niente, buona giornata a tutti✌🏻❤️.

•To feel alive {Jikook}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora