5. Ti va bene il prossimo week-end?

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JIMIN

Avete presente il momento in cui guardi una persona negli occhi, per davvero intendo, in silenzio e ti sembra di conoscerla mille volte di più?

Ecco, è la stessa cosa che ho provato io guardando Jungkook quel giorno in aula.
Cercavo di capire la storia che mi stava raccontando con lo sguardo, come lui, probabilmente, cercava di capire la mia.

Peccato che quest'ultima non l'aveva mai saputa nessuno all'infuori di me stesso.
Quello che mi è successo ha cambiato così radicalmente tutta la mia vita, in senso negativo ovviamente, che mi sono dovuto trasferire in una nuova città per ricominciare da capo.

Non ho mai raccontato a nessuno perchè l'ho fatto.
Non ho mai raccontato a nessuno di come la mia vita è finita a rotoli per colpa sua.
E non avete idea di quante bugie ho raccontato per proteggerlo, visto che lo amavo ancora, quando lui non ha fatto altro che distruggermi.

*******

"Ho saputo che sei seduto vicino a Jeon ad astronomia" mi disse Tae all'improvviso, non appena finì di bere un sorso del suo caffè.
Io alzai improvvisamente lo sguardo dal mio telefono, rivolgendogli un piccolo mormorio di assenso.

L'unico motivo per cui eravamo seduti a quel tavolo insieme era che ci eravamo incrociati alla fine delle nostre rispettive lezioni, decidendo, quindi, di prenderci un attimo per scambiarci i numeri di telefono e per parlare un po'.

"Ti ha almeno rivolto un cenno di assenso oppure non si è sprecato nemmeno di fare quello?" mi chiese, poi, in tono amaro.
"Se vuoi proprio saperlo, in realtà, mi ha aiutato a portare gli scatoloni nel mio nuovo appartamento, di fronte al suo, in maglietta aderente.
Un bel vedere, non c'è che dire.
Comunque, in generale dico, ci parlo tranquillamente" gli risposi io con leggerezza, rendendomi conto, riguardando l'orario sul telefono, appurando che fosse già più tardi di quanto immaginassi.

"Mi stai prendendo in giro, vero?" mi domandò lui quasi allibito.
Io scossi debolmente la testa, non capendo il perchè di quell'espressione.

"Ormai è da tipo cinque anni che non parla con nessuno. O, almeno, così dicono. E quando dico nessuno intendo sul serio.
Girano parecchie voci su cosa gli possa essere successo, visto che, sempre da quello che dicono, lui prima non era così.
Pare che avesse un fratello a cui è successo qualcosa, ma nessuno, in realtà, sa bene cosa" mi spiegò Tae, facendomi chiedere, nella mia testa, quando glielo avessi chiesto.
"Io non do molta retta alle voci, sappilo. Detto questo, devo veramente scappare.
Ci vediamo in questi giorni?" gli risposi io con aria sbrigativa, salutandolo con una mano non appena ottenni un suo cenno d'assenso.

Mi incamminai fino al mio appartamento con rapidità, non vedendo l'ora di distendermi, anche per cinque singoli secondi, sul letto.

Ma nel momento stesso in cui arrivai al pianerottolo vidi una persona davanti alla mia porta, cosa che mi fece fermare quasi di scatto.
Solo dopo qualche secondo riuscii a realizzare che quella persona fosse Jungkook, e così mi avvicinai a lui con calma.

"Sono arrivato in perfetto orario" esclamai in tono ironico, facendolo girare verso di me e vedendolo rivolgermi un sorriso un po' imbarazzato.
"Non avrei voluto che mi trovassi davanti alla porta di casa tua, effettivamente" mi rispose lui abbassando lo sguardo.
"Mi avevi detto che saresti passato oggi pomeriggio ed io, invece, sono stato fuori fino ad adesso. Quindi la colpa è anche un po' mia..." gli dissi in tono quasi colpevole, chiedendogli, poi, se volesse entrare in casa o se aveva intenzione di rimanere fuori dalla porta.

"Entro, stai tranquillo" mi rispose in tono ironico, seguendomi e richiudendo la porta dietro di sè.
"Vuoi qualcosa?" gli chiesi prima ancora che avesse la possibilità di dire qualcosa, posando il mio zaino vicino allo stipite della porta della mia camera e ritornando in soggiorno, dove lui si era fermato guardandosi attorno.

"No, grazie. Comunque...mi piace come hai reso tuo questo posto" mi rispose lui, rivolgendomi un'occhiata serena subito dopo le sue parole.
"Non ho fatto niente di che. Ho solo messo un paio di foto in giro" gli dissi io quasi in imbarazzo, distogliendo, immediatamente, l'attenzione da quel discorso chiedendogli quando avremmo fatto il progetto per il corso di astronomia.

"Non c'è una data di scadenza. Nel senso, basta che facciamo tutte queste relazioni per l'esame di questo inverno. Però, visto che secondo me ce ne darà molte da fare, secondo me è meglio che rimaniamo in pari.
Ti va bene il prossimo week-end?" mi spiegò lui con calma, guardandomi solo alla fine delle sue parole.

"Sei un tipo piuttosto preciso, eh?" gli chiesi io in tono ironico, aggiungendo poi, in tono serio, che il prossimo week-end andava benissimo.
"Sicuro? Perchè se, magari, devi fare altro o devi uscire non ci sono problemi. Possiamo anche rimandare".

"Ma con chi vuoi che esca se, da quando sono arrivato qui, ho parlato solo con te e con un altro ragazzo dell'università per addirittura due volte?" gli domandai io in tono sarcastico.
"A proposito di questo...hai voglia di conoscere gli altri inquilini di cui ti ho già parlato? Tipo adesso?" mi chiese lui con un po' di titubanza, che, però, sparì nell'esatto momento in cui io annuii ripetutamente.

Uscimmo dal mio appartamento e camminammo fino a ritrovarci davanti ad una delle porte dal mio lato del piano.
In quel momento cercai di ricordarmi se quell'appartamento fosse quello della coppia di fidanzati o di quella di amici, ma i miei pensieri vennero interrotti da un urlo piuttosto rumoroso proveniente da oltre la porta.

"Hobi, o spegni quella musica oppure ti spengo io!".

Jungkook rise praticamente all'istante, dicendomi che, effettivamente, quella situazione succedeva assai spesso.
Solo dopo questo gesto decise di suonare il campanello, sperando che"Yoongi" ci sentisse nel mentre della sua sfuriata.

"Dimmi, Jungkook" esclamò nel momento stesso in cui ci aprì la porta, notando, solo qualche secondo più tardi, la mia presenza affianco a quella della persona che aveva appena nominato.
"Volevo farvi conoscere Jimin, quello che ha preso l'appartamento all'inizio del corridoio" disse Jungkook con calma, rivolgendo un lieve sorriso sia a Yoongi sia al ragazzo che era appena spuntato dietro di lui.

"Ciao!" esclamò in tono quasi euforico quest'ultimo, facendo girare Yoongi verso di lui con aria truce.
"Che fai? Non li inviti ad entrare?" gli chiese, poi, con aria glaciale, facendomi scoppiare subito a ridere involontariamente.

"Incredibile, Hobi. Riusciamo a far ridere chiunque suoni a questa porta ancora prima di dire come ci chiamiamo" mormorò Yoongi esasperato, facendoci cenno di entrare.

Io seguii i movimenti di Jungkook, chiudendomi la porta alle spalle.
Fu quando riguardai davanti a me e mi resi conto del sorriso raggiante che aveva, quello che avevo capito essere, Hobi in faccia che automaticamente iniziai a sorridere anche io, senza nemmeno sapere il motivo.

Ecco, forse fu in quel momento che pensai che avrei potuto veramente ricominciare di nuovo a vivere.

•To feel alive {Jikook}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora