7. Vorrei dirti di più

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JIMIN

"Dio, Hobi è proprio un personaggio" esclamai in tono divertito nel momento stesso in cui arrivai vicino alla porta del mio appartamento, osservando Jungkook di fronte a me, con la mano sulla maniglia della sua, di porta.
"Io me ne sono accorto tipo cinque secondi dopo che l'ho visto" mi rispose lui nel mio stesso tono, rivolgendomi, poi, un sorrisetto piuttosto ambiguo.

Fu in quel momento che una domanda mi salì fino alla punta della lingua, ma cercai di trattenermi a lungo, dicendomi che non potevo assolutamente chiedergli una cosa del genere quando lo conoscevo solamente da qualche giorno.

"Che hai? Ti vedo pensieroso" mi chiese, però, lui, facendomi perdere anche quell'ultimo briciolo di autocontrollo che mi era rimasto.
"Posso farti una domanda? Ma, ti prego, non prendermi per uno che non sa farsi gli affari suoi..." gli domandai con titubanza, riuscendo a calmarmi un po' solo nel momento in cui lui annuì ripetutamente con la testa.

"Perchè...quando non sei qui, in questo condominio, fingi di essere qualcuno che, in realtà, non sei?".

Lui sbarrò gli occhi dopo la mia domanda, probabilmente perchè, di sicuro, non si aspettava un "attacco" del genere dal compagno di corso che aveva dovuto conoscere quasi per obbligo.
Solo dopo qualche secondo riuscì a ricomporsi, rispondendo in modo totalmente calmo e controllato alla mia domanda.

"Diciamo che è successa una cosa piuttosto brutta ad una persona che amavo. Per colpa mia.
Mi odio da quando è successo e non riesco, semplicemente, più ad essere quello di prima quando sono circondato da troppe persone.
E, fidati, vorrei dirti di più, ma proprio non ci riesco".

Io lo guardai con aria quasi rassicurante, riuscendo a comprendere benissimo cosa stesse provando in quel momento.
Forse perchè era quello che ho provato anche io tutte le numerose volte in cui i miei genitori mi hanno pregato di raccontare la verità ed io non l'ho mai fatto...

"Ti capisco. Nemmeno io mi diverto a raccontare la mia storia. Già il fatto che tu mi abbia detto a grandi linee cos'è successo mostra grande coraggio da parte tua" gli risposi dopo un po', alzando le spalle.
"Stai sbagliando, Jimin. Io non ho ancora fatto i conti con il mio passato. Per questo sto così".
"Io mi sono trasferito per non farci i conti. Quindi direi che stai vincendo tu" gli dissi in finto tono scherzoso, non riuscendo, però, a farlo ridere.

"Peccato che la vita non è una vittoria sugli altri ma è un tentativo di non soffocare avvolti dai propri sbagli".

Dopo quelle parole rimasi a guardarlo a lungo, chiedendomi perchè quella frase suonasse così vera alle mie orecchie. E perchè mi sentissi così tremendamente capito...

"Ci...vediamo a lezione, allora" mi disse Jungkook dopo un po', non staccando i suoi occhi dai miei nemmeno per un millesimo di secondo.

Io annuii lentamente, spostando, senza riuscire a fermarmi, il mio sguardo sulle sue labbra solamente per un secondo.
Ma, a quanto pare, quel secondo fu sufficiente per farmi passare una scarica di brividi lungo tutta la spina dorsale solo al pensiero di sfiorarle con le mie.

Mi affrettai ad aprire la porta del mio appartamento, richiudendomela alle spalle non appena entrai in casa.
Scivolai sul muro, mettendomi seduto per terra con la schiena posata alla porta, cercando di fermare la corsa che il mio cuore stava facendo.

Mi sa che devo confessare una cosa arrivati a questo punto: ero totalmente e definitivamente perso per Jeon Jungkook, sebbene non sapessi praticamente nulla nè su di lui nè su tutto quello che l'aveva portato addirittura a fingere di essere qualcun altro.

*******

"Jimin, posso chiederti perchè mi hai invitato a questa festa?" mi chiese Tae in tono stranito il sabato seguente, guardando in giro per il mio appartamento.
"Beh, questo mio..."vicino di appartamento", se così lo posso chiamare, mi ha detto che, se volevo, potevo portare qualcuno e tu sei l'unica persona oltre Jungkook a cui ho rivolto la parola da quando sono qui, quindi..." gli risposi ritornando in soggiorno e chiedendogli con lo sguardo se la camicia nera ed i jeans leggermente strappati potessero andare bene come abbinamento.

Lui annuì con la testa per indicarmi che ero perfetto, e poi mi disse: "Jeo...Jungkook non viene, giusto?".
Io lasciai perdere il fatto che si fosse corretto solo dopo averlo quasi chiamato interamente per cognome, aggrottando, invece, le sopracciglia e rispondendogli: "Sì che viene. L'ho convinto io. Perchè lo chiedi?".
"No, niente. Solo che...non è mai venuto a nessuna festa a cui gente dell'università l'ha invitato al primo anno.
E, poi, vedendo quanto strano fosse hanno smesso di invitarlo" mi spiegò lui con calma, causandomi quasi un moto di rabbia nei suoi confronti per quelle parole.

"Senti, Tae, mi stai simpatico e tutto, ma evita di parlarmi di come la gente all'università vede Jungkook.
Non mi interessa. Mi interessa solo come lo vedo io" lo avvertii allora, decidendo di mettermi sul polso una goccia di profumo.

"Fammi indovinare: lui ti piace" mi rispose lui dopo un po', in tono quasi divertito.

"Possiamo andare?" risposi solamente, aprendo la porta e dirigendomi automaticamente verso l'appartamento di Hobi e Yoongi.
"Come vuoi, signor "evito di rispondere alle domande scomode". Ma...non ti biasimo troppo" mi disse lui in aria tranquilla, affiancandomi e suonando il campanello al posto mio.

Aprii la bocca per rispondergli, ma il fatto che la porta ci fu aperta da Hobi mi distrasse.
"Ciao, Jimin. Tu...sei Tae, giusto?" disse Hobi nel suo solito tono, stringendo la mano al ragazzo di fianco a me ed invitandoci ad entrare.

Tae ed io ci guardammo un po' in giro, notando che quella festa fosse molto di più di quanto mi aspettassi, sotto ogni punto di vista.
Musica a palla, gente ammassata nel salotto dell'appartamento dei miei nuovi amici a ballare, bicchieri pieni di alcol ovunque.

Immaginavo una cosa un po' in grande, visto che avevo capito come era fatto Hobi, ma non così tanto...

"O mio dio. Jimin, dimmi che quel ragazzo lì lo conosci" mi urlò Tae all'improvviso nell'orecchio, distraendomi dai miei pensieri.
Io guardai nella direzione che mi stava indicando con un dito, notando Yoongi piuttosto indaffarato a squadrare male chiunque facesse cadere sul pavimento anche un singola goccia del drink che aveva nelle mani.

"Ma si, è il coinquilino di quello che ci ha aperto la porta" gli urlai in risposta.
"Bene, perchè è esattamente il mio tipo. Ti saluto!" mi disse lui con fare quasi entusiasta, prendendo un bicchiere a caso dal tavolo e dirigendosi verso Yoongi come se niente fosse, iniziando a parlare con lui qualche secondo dopo.

Io rimasi lì a guardare la scena con le sopracciglia aggrottate, chiedendomi come avesse fatto a combinare il tutto in meno di dieci secondi.

Solo dopo qualche minuto distolsi lo sguardo da quei due, che stavano ancora parlando animatamente, decidendo, invece, di cercare Jungkook nel gran trambusto generale.

Fu solo nel momento in cui allungai lo sguardo oltre il soggiorno e vidi una persona posata con la schiena al muro, il cappuccio della felpa a coprirle gli occhi e lo sguardo basso sul telefono che aveva in mano che mi resi conto che, forse, Jungkook a quella festa non ci doveva proprio venire...

•To feel alive {Jikook}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora