JUNGKOOK
Dopo essermi chiuso in camera per svariate ore a continuare a piangere ed a prendere a pugni il muro, mi sono reso conto di quante parole pesanti avessi detto a Jimin, praticamente buttandolo fuori da casa mia a calci.
Ma, allo stesso tempo, la rabbia completamente ingiustificata che avevo covato nei suoi confronti dopo aver visto quella foto non se ne era ancora totalmente andata. E, sinceramente, non volevo presentarmi alla porta di casa sua con la consapevolezza che avremmo finito per urlarci addosso di nuovo.
Poi, però, quando verso mezzanotte inoltrata sentii un casino immenso provenire dal corridoio e, specialmente, dalla porta di fronte alla mia, non potei restarmene lì senza fare niente.
Mi diressi a grandi passi verso l'ingresso del mio appartamento, spalancando la porta e ritrovandomi davanti, a qualche metro di distanza, un Jimin dagli occhi ancora rossi di lacrime e con, stretta in una mano, la maniglia di una valigia rossa."Che stai facendo?" gli chiesi in preda al panico, facendo di tutto per non credere alla conclusione alla quale la mia mente fosse arrivata.
"Me ne vado, no? Me l'hai detto tu" mi rispose in tono gelido, scoccandomi un'occhiata quasi spaventosa."J-jimin, sai bene c-che non intendevo in quel s-senso" balbettai praticamente in stato di shock, fissando i suoi occhi per capire se anche loro mi stessero dicendo che Jimin voleva seriamente andarsene.
"Non importa cosa intendevi, Kook. Dopo...quello che mi hai detto prima, ho realizzato che non c'è più niente qui per me" mi rispose lui in tono secco, abbassando lo sguardo per non incontrare il mio."Ho sbagliato a dirti quelle parole prima. Ero solo incazzato. Per favore, rimani. Ho capito che..." iniziai a dire in tono quasi disperato, prima di venir interrotto dalla sua voce.
"Non è importante quello che hai capito tu. Perchè, invece, quello che ho capito io, in queste ore, è che, adesso come adesso, la mia presenza nella tua vita ti farebbe solo del male, ti farebbe incazzare o...qualsiasi altra cosa. E, inoltre, non sei nemmeno tu, nelle condizioni in cui sei per via di questa illusione che ti eri fatto su tuo fratello, quello di cui ho bisogno io.
E mi dispiace dire queste parole visto che siamo stati così felici fino ad adesso. Ma più di tutto, fidati, mi dispiace che il fatto che mi abbiano spezzato il cuore, la carriera e la caviglia non siano niente in confronto al fatto che tuo fratello sia finito non si sa dove per questioni che, in realtà, non sai nemmeno tu" mormorò quella voce che negli ultimi mesi mi aveva rivolto solo parole dolci e delicate, rompendomi in mille pezzettini minuscoli."Quante volte devo ripeterlo? Ti ho detto quelle cose solo per l'arrabbiatura momentanea che avevo. Non le penso veramente" insistetti praticamente già in lacrime, pregandolo con lo sguardo di tornare sui suoi passi.
"Però, nonostante la tua frustrazione, un minimo di rispetto me lo sarei meritato. E vederti così, scioccato da quello che sto per fare, mi fa chiedere se con la testa ci ragioni. Insomma, mi hai detto di essere un errore e di esserti avvicinato a me solo perchè sono uguale a tuo fratello. Sono umano, cazzo. Cosa aspettavi che facessi? Che aspettassi pazientemente che ti degnassi di chiedermi scusa? O, addirittura, che venissi io da te a dirti che hai completamente ragione?" mi rispose lui in piena collera, probabilmente lasciando andare tutto il risentimento che aveva covato nei miei confronti nelle ultime ore."No, ma, di sicuro, non mi sarei aspettato che saresti scappato così, senza dire niente" mormorai in tono amaro, facendo incontrare i nostri sguardi seriamente per la prima volta in quella conversazione.
Jimin iniziò solamente a scuotere la testa con rabbia, lanciandomi, poi, le chiavi del suo appartamento tra le mani dicendo: "Tienile tu. Tanto non saprei che farmene".
Ed inutile che vi dica che, dopo quel gesto, sentii il cuore morirmi nel petto. Così, dissi la prima che mi passò per la testa, sperando che spingendo su quel punto sarei riuscito a fargli cambiare idea.
"Stai scappando esattamente come hai fatto con Minkun!" gli urlai addosso, incapace di mantenere un tono stabile.
"Beh, questo vuol dire che sono bravo a scappare dai problemi e dalle persone, no?" mi rispose lui con un sorriso amaro sulla faccia, completamente controllato e calmo, a differenza mia."Ragazzi, ma cosa sta succedendo?" sentimmo dire improvvisamente alla nostra destra, ritrovandoci tutti i nostri amici affacciati dalla porta dell'appartamento di Nam e Jin.
Bella giornata che avevano scelto, per fare riunione di condominio...
"Non vi ci mettete anche voi ora" intimò Jimin a tutti gli altri puntando loro un dito addosso, rivolgendo, poi, lo sguardo verso di me dicendomi: "Basta, la conversazione finisce qui".
E, dopo quelle parole che furono più una pugnalata nel petto che altro, riprese in mano la sua valigia ed iniziò a scendere le scale facendola sbattere su ogni gradino, sparendo dalla mia vista subito dopo.
"Kook, che stai facendo qui? Fermalo" mi urlò alle spalle Tae, quasi disperato quanto me, in quel momento.
"Sarebbe inutile. Ormai ha deciso di andarsene" mormorai con voce rotta e gli occhi che si stavano, di nuovo, riempiendo di lacrime, guardando la chiave nelle mie mani quasi con amarezza."E quando Jimin decide una cosa..." iniziai a dire dopo qualche secondo, incapace di continuare la frase per i numerosi singhiozzi che stavano attraversando il mio corpo.
"Non cambia mai idea" concluse, però, Tae per me con il mio stesso tono, venendo ad abbracciarmi quasi spontaneamente.E poi, in men che non si dica, mi sentii circondato anche dai corpi di Nam, Jin, Hobi e Yoongi. Quasi che stessero tirando fuori loro la forza che avrei dovuto trovare dentro di me per superare anche quella "perdita".
"Forse è meglio così. Eravate troppo incasinati per farla funzionare" mi sussurrò Tae nell'orecchio quando tutti gli altri si erano già slegati da quell'abbraccio, guardandomi, poi, con aria sofferta.
"Invece sarebbe potuta funzionare benissimo. Sono io che sono un totale coglione" gli risposi quasi con odio verso me stesso, ottenendo come reazione solamente qualche pacca di conforto sulla spalla.Fu solo quando andai nell'appartamento di Jimin, giusto per infilare ancora un po' il coltello nella piaga, che, però, riuscii a sentirmi ancora peggio.
Perchè vedere le mie felpe gettate alla rinfusa sul suo letto e la nostra foto a faccia in giù mi ha fatto realizzare veramente che fosse finita.E, dopo questo, mi sorse spontanea una sola domanda: che diavolo avevo fatto?
SPAZIO AUTRICE:
Sono qui solo per informarvi del fatto che tutti gli aggiornamenti ritorneranno alle 10.30, visto che mi sono resa conto che mi è molto più comodo pubblicare a quest'ora✌🏻.
E...niente, visto il capitolo molto triste e tormentato, vi mando un grande abbraccio sperando di tirarvi un po' su🥺❤️.
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•To feel alive {Jikook}•
FanfictionCOMPLETATA Jeon Jungkook vive a Seoul da quando è nato, e, fin dal suo primo giorno di liceo, è sempre stato il ragazzo più affabile e desiderato dell'intero istituto. Un giorno, però, le cose cambiarono. Da quella notte e dal giorno di quella perdi...