41. Chi diavolo ti ha fatto venire qui?

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JUNGKOOK (2 mesi dopo)

Ero lì, seduto in uno dei numerosi posti a sedere di quella platea a torturarmi le unghie, quando sentii una mano posarsi sulla mia spalla e, successivamente, vidi il sorriso incoraggiante di Yoongi nel mio campo visivo.
Cercai di ricambiare quel suo sorriso con uno altrettanto fiducioso, ma, a quanto pare, non ero abbastanza calmo per poterlo fare.

"Kook, rilassati. Mal che vada, almeno ti sarai goduto un bello spettacolo" mi disse dopo qualche secondo in tono divertito, ottenendo, però, una reazione, da parte mia, probabilmente opposta a quella che lui si sarebbe aspettato.

Infatti, quasi lo incenerii con lo sguardo, girando, poi, la testa in direzione contraria e mettendomi ad osservare l'impalcatura del teatro quasi come se fosse l'unica cosa in grado di calmarmi.

Ma, poi, il sipario si alzò e non potei fare a meno di portare lo sguardo sul palco, riconoscendo immediatamente, nonostante il fatto che le luci fossero ancora soffuse, quale fosse la figura di Jimin in mezzo a tutte quelle posizionate al centro del pavimento legnoso.

E, quando iniziò a muoversi nella stessa maniera sinuosa ed armoniosa con cui l'avevo visto farlo nei pochi video che mi aveva mostrato, un sorriso sincero mi si dipinse sul volto, sostituendo tutta l'agitazione che avevo in corpo al pensiero di non riuscire a rimettere apposto nulla tra di noi con una tranquillità estrema. Iniziai, poi, a rilassarmi ed a guardare quello che avrei sempre creduto essere, nonostante tutto, l'amore della mia vita ballare con tutta la passione che aveva in corpo.

*******

"Kook, okay che non volevi rischiare che se ne andasse senza riuscire ad incrociarti, ma non mi sembra che aspettarlo, insieme a tutti noi, davanti al suo camerino sia una grande idea" mi disse Hobi all'improvviso, facendomi realizzare che, effettivamente, non aveva poi così torto.

Ma...avevo così paura di non riuscire a parlargli che avevo chiesto a Minkun anche l'impossibile, ovvero farci entrare nella zona riservata esclusivamente ai ballerini.
E, incredibile ma vero, quest'ultimo ci aveva fatto entrate e piazzare tutti davanti allo spogliatoio singolo di Jimin come se niente fosse.

"Hai ragione. Ragazzi, rimango solo io. Voi andatevene prima che lui..." iniziai a dire in tono sbrigativo, venendo interrotto, però, dal rumore della porta di fronte a noi che si spalancava, facendoci tutti ammutolire.

Incontrai lo sguardo di Jimin all'istante, bloccandolo sui suoi occhi coperti, ancora, da quelle lenti azzurre per svariati secondi.
Lui, invece, rimase con lo sguardo fisso su di me per meno di un istante, spostandolo, poi, su tutti gli altri e facendo una smorfia confusa non appena si rese conto della presenza di Doyoung, Kai e Baekhyun.

Ma, fidatevi, sarei stato confuso anche io se, appena finito uno spettacolo ed uscito dal camerino, avessi visto, insieme a tutte le persone con cui avevo condiviso il piano del condominio, tre ragazzi di cui sapevo sì e no il nome.
Effettivamente il motivo per cui ci fossero anche loro non era molto chiaro nemmeno a me in quel momento, ma passiamo avanti...

"Noi andiamo, Kook. Ci...sentiamo dopo" mormorò Jin all'improvviso, prendendo Nam per un braccio ed iniziando ad allontanarsi, facendo, poi, un cenno agli altri per indicar loro di fare lo stesso.

Dal momento in cui rimanemmo soli, in quel corridoio, un silenzio sinistro, ma allo stesso imbarazzante, avvolse l'aria intorno a Jimin e me, che rimase presente fino a quando non trovai il coraggio di almeno pronunciare il suo nome.

"Jimin" dissi, quindi, un po' a vuoto, forse rendendomi finalmente conto del fatto che ce l'avessi veramente davanti.
"Chi diavolo ti ha fatto venire qui?" mi chiese lui con rabbia praticamente all'istante, non dandomi nemmeno modo di salutarlo e, invece, rivolgendomi uno sguardo a dir poco glaciale.

Rimasi lì in silenzio a lungo, non riuscendo a trovare proprio la maniera di rispondere a quella domanda fatta in modo così brusco.

"Io" sentii dire all'improvviso al posto mio da una voce alle mie spalle, notando due ragazzi fissarci con aria quasi soddisfatta nel momento in cui mi girai per guardare chi ci fosse.
E, ovviamente, fu facile capire che quello dei due che aveva parlato fosse Minkun.

"Me lo sarei aspetto da te, Minkun. Molto anche. Ma tu, Scott, che diavolo fai lì accanto a lui con quel sorrisetto dipinto in faccia?
Insomma...stai con me da quasi sei mesi, ormai. Perchè stai provando a fare...non so nemmeno io cosa?" domandò Jimin ad entrambi quasi tradito, facendomi sentire estremamente di troppo in quella discussione.

"Jimin...è vero che io sto con te da sei mesi. Ma, diciamocelo, in questo arco di tempo tu sei mai stato veramente con me?" fu la risposta, pronunciata in tono secco, da quello che avevo concluso essere Scott, notando, poi, i suoi occhi lucidi e, quindi, rendendomi conto che lui, al contrario di Jimin, avesse provato dei sentimenti seri per quest'ultimo.

Ma che volete che vi dico? Innamorarsi di Jimin era parecchio semplice...e, oltre a me, a quanto pare lo potevano confermare anche le altre due persone presenti in quel corridoio.

Le parole di Scott ebbero un effetto quasi immediato su Jimin, che sbarrò gli occhi, preso in contropiede, e cercò di mormorare qualcosa in risposta, non riuscendo, però, a tirare fuori una risposta sensata.

"Ed ecco la risposta sul perchè abbiamo fatto venire qui lui. Ora, per favore, chiaritevi" si intromise Minkun all'improvviso, entrando in una porta presente in quel corridoio e trascinandosi dietro Scott.

"Non ho niente da dirti, Jungkook" sentii dire a Jimin dopo più di qualche secondo di silenzio, nei quali non facemmo altro che fissarci con un po' di timore.

Quelle parole mi fecero sprofondare il cuore in una voragine, non lo nego, ma, almeno, trovai la forza di prenderlo per un polso nel momento in cui accennò a scappare da quel posto, facendo scontrare, di nuovo, i nostri sguardi.

"Puoi solo lasciarmi parlare per cinque minuti? Non ti chiedo nient'altro" lo pregai in tono disperato, lasciando la presa sul suo polso subito dopo che mi resi conto che aveva spostato lo sguardo proprio in quel punto con espressione un po' contrariata.

"E va bene. Ma andiamo fuori, così, almeno, intanto mi fumo una sigaretta" acconsentì, poi, dopo svariati secondi passati a guardarsi in giro in cerca di una via di fuga.
"Da quando tu fumi?" gli domandai in tono stranito durante il tragitto fino al tetto del teatro, che, poi, capii essere un luogo dove, probabilmente, era venuto spesso durante le giornate di prova prima dello spettacolo.
"Da...un po'" mi rispose praticamente sussurrando, tirando fuori l'accendino dalla tasca della sua giacchetta di jeans ed accendendo la sigaretta nelle sue mani, portandola, poi, alla sua bocca e facendo un rapido tiro.

Rimanemmo in silenzio per più di qualche minuto, dopo i quali Jimin mi disse in tono divertito: "I tuoi cinque minuti sono finiti", prima di spostarsi dalla balaustra sulla quale avevamo posato i nostri gomiti e di accennare a tornare nell'edificio.

"I minuti non sono mai stati un problema per noi. Diventavano anche ore "quei cinque minuti" fino a sei mesi fa. Con questi gesti mi stai dicendo che mi odi così tanto da non concedermi nemmeno qualche altro minuto in più?" gli chiesi in tono maledettamente serio, cercando nei suoi occhi quale potesse essere la reale risposta a quella mia domanda.
"No, Kook. Non riuscirei ad odiarti mai, nonostante tutti i tentativi che abbia già provato a fare. Forse perchè sei stato, e probabilmente sarai per sempre, la persona più speciale che è entrata nella mia vita".

SPAZIO AUTRICE:

Scusate se questo capitolo è uscito male, cercherò di scrivere meglio il prossimo🥺.

•To feel alive {Jikook}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora