13. Non hai mai voluto parlare con qualcuno

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JUNGKOOK

Tre ore dopo, Jimin ed io eravamo ancora distesi sul mio divano a finire il secondo film di quella giornata, lamentandoci l'uno con l'altro del fatto che la protagonista fosse pessima a scegliersi i ragazzi e tremendamente ingenua in ogni situazione.

"Che ci possiamo fare? L'abbiamo detto ancora prima di cominciare questo film che sarebbe stato il solito drammetto adolescenziale dove il ruolo di personaggio più odiato se lo contendono la protagonista rincoglionita ed il "bad boy" che, all'improvviso, ha capito cosa vuol dire amare" esclamò Jimin durante i titoli di coda, provocandomi una risata quasi istantanea.

"Ti vedo piuttosto esperto" gli risposi in tono divertito, non riuscendo a distogliere lo sguardo dal lembo di pelle nuda che si intravedeva tra l'orlo della maglietta ed i pantaloni.
Inutile dire che stavo cercando di controllarmi il più possibile, ma si sa che, quando una cosa non la puoi fare, tu vorresti farla ancora di più.
Com'è che si dice? Il fascino del proibito...

"Il mio ex mi costringeva a guardare film di questo genere di continuo" disse Jimin, in tono scocciato, in risposta, rendendosi conto solo dopo qualche istante del fatto che avesse nominato "il suo ex", chiamato così da me perchè non avevo ancora idea di come si chiamasse, come se niente fosse.

E, forse, fu esattamente per quel motivo che si aprì un silenzio piuttosto imbarazzante tra di noi subito dopo, che si interruppe solo nel momento in cui il telefono di Jimin squillò per la terza volta negli ultimi cinque minuti.

"Jimin, suona, praticamente, ininterrottamente da un po'. Guarda almeno chi è..." gli suggerii in tono calmo, posando, poi, il mio sguardo su di lui e rendendomi conto che i suoi occhi fossero già fissi su di me.
"Passamelo. Sei più vicino tu" mi ripose con leggerezza, sbloccando il telefono con il riconoscimento facciale nel momento stesso in cui glielo porsi.

Lo vidi smanettare per qualche secondo, alzando, poi, gli occhi dal telefono con aria estremamente preoccupata.

"Che succede?" mi affrettai a chiedergli, preoccupandomi, automaticamente, anche io.
"Mi dovevo vedere con Tae esattamente cinque minuti fa qui sotto. Mi uccide se non arrivo entro due minuti" mi rispose con aria quasi spaventata, causando, in me, una risata quasi isterica.

"Che hai da ridere?" mi chiese in tono offeso, ottenendo come reazione il fatto che io ridessi ancora più forte.
"Scusa, è che non riesco a capire come tu possa aver paura di Kim Taehyung" gli dissi dopo un po'.
"Beh, tu non l'hai mai visto arrabbiato, allora".

"Vai da lui, no?" gli suggerii dopo un po' in tono ovvio, alzandomi dal divano, dirigendomi verso l'ingresso ed aprendogli la porta.
Jimin mi raggiunse, rivolgendomi, poi, un'occhiata divertita ed uscendo, infine, dalla porta.

"Jungkook?" mi chiese in tono sbrigativo poco prima che la richiudessi alle sue spalle.
"Che c'è?".
"Ciao" mi disse solamente, rivolgendomi un sorriso sincero e, poi, sparendo verso le scale.

Io rimasi lì per qualche istante, rivedendo mentalmente il suo sorriso per qualche secondo.
Solo dopo questo mi resi conto, per la prima volta dopo anni di silenzio con chiunque su qualsiasi argomento mi riguardasse, che avevo bisogno di parlare con qualcuno di quello che provavo nei confronti di quel ragazzo appena conosciuto.

E fu per questo che mi diressi a grandi falcate fino a davanti la porta dell'appartamento di Yoongi e Hobi, bussando subito dopo.
Chiaramente stavo cercando Yoongi, l'ascoltatore migliore di cui avevo mai sentito parlare.

"Jungkook? Che ci fai qui?" mi chiese quest'ultimo con aria confusa non appena mi aprì, inclinando un po' la testa quasi in segno che non si sarebbe mai aspettato di vedermi lì.
"Ho bisogno di parlare con qualcuno" risposi solamente, realizzando che non dicevo quella frase da un arco di tempo lunghissimo.
"O-okay" mi disse Yoongi ancora più stranito, spostandosi leggermente e facendo entrare in casa sua.

"Hobi?" gli domandai nel momento stesso in cui mi accorsi della sua mancanza, chiaramente solo per il fatto che non c'era il solito fracasso che avvolgeva quell'appartamento.
"Sarà ancora a casa della sua ultima conquista..." rispose lui con noncuranza, sedendosi su una delle sedie in cucina ed invitandomi, con un gesto della mano, a fare lo stesso.
"Maschio o femmina, stavolta?".
"Non ne ho la più pallida idea. Mi ha solo detto, testuali parole, che ha "un culo da paura". Ma lo dice sia dei maschi che delle femmine, percui...".

Dopo queste parole rimasi in silenzio, consapevole del fatto che avrei dovuto iniziare a dire qualcosa io se volevo un attimo chiarire come mi sentivo.

"Che succede?" mi chiese lui dopo un po', probabilmente notando che ero completamente bloccato dal riuscire a dire qualsiasi qualcosa.
"Mi...piace Jimin. Ed a lui piaccio io. Ci siamo anche baciati ieri sera, ma...poi è successo un casino. Nel senso, non tra di noi. Solo che le cose sono complicate" gli risposi con sincerità dopo aver preso un bel respiro, azzardandomi a guardarlo negli occhi solo al termine delle mie parole.

"Lo immaginavo, sai? Ho visto come lo guardi. E come, anche, lui guarda te. Che..."complicazioni" sono successe?".

Io feci una sottospecie di risata amara, iniziando, poi, a dirgli tutto quello che Jimin ed io ci eravamo detti, partendo dal fatto che c'era "qualcosa" tra di noi arrivando a quello che avevamo deciso che, finchè non saremmo stati in grado di parlare del nostro rispettivo passato, non avremmo dovuto spingerci oltre l'amicizia.
E, ve lo dico, non credo di aver mai parlato così tanto senza fermarmi nel mezzo...

Fu solo dopo aver concluso che rialzai lo sguardo, abbassato per tutto il mio discorso verso il pavimento, che notai il fatto che mi stesse guardando ad occhi sbarrati.

"Yoongi, tutto bene? Mi stai guardando come se fossi un fantasma e non una persona in carne ed ossa..." mormorai con un po' di insicurezza.
"Sì, sto bene. Ma...tu non hai mai voluto parlare con qualcuno dei fatti tuoi. Per questo sono stupito dal fatto che, questa volta, tu l'abbia fatto" mi rispose lui dopo qualche secondo, in cui riuscì a ricomporsi, posandosi, poi, allo schienale della sedia con le braccia incrociate.

"Da quando...Jimin è arrivato sono cambiate un po' di cose, no?" gli dissi con aria serena, iniziando, poi, a guardarmi un po' in giro per non sentirmi troppo addosso il suo sguardo diventato, all'improvviso, indagatore.
"Sul serio gli racconterai del tuo passato? Insomma...è una cosa importante".
"Se voglio che le cose tra di noi funzionino sì" gli risposi con sicurezza, ben sapendo che superare il mio passato fosse l'unico modo che avevo per poter avere un futuro insieme a Jimin.

"E vuoi che funzionino?" mi domandò Yoongi in tono serio, aspettando una mia risposta senza muoversi di un centimetro.
"Con tutto me stesso".

E, forse, quella era la risposta più vera che avevo mai dato negli ultimi cinque anni.

•To feel alive {Jikook}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora