JUNGKOOK
Fu dal momento stesso in cui sentii una persona chiedermi se si potesse sedere nel posto accanto al mio che mi resi conto che quel ragazzo doveva essere nuovo.
Tutto perchè, ormai, tutti gli altri ragazzi in corso con me avevano capito, nei due anni precedenti, che ero una persona da cui conveniva stare lontani.Non perchè fossi il classico "cattivo ragazzo" o altro, ma solo per il fatto che, ormai, non rivolgevo più la parola praticamente a nessuno.
Ma, dopo quello che avevo dovuto superare, sinceramente non riuscivo più ad essere il ragazzo di una volta.Quell'avvenimento mi aveva sconvolto così tanto da farmi cambiare completamente, partendo dalle felpe di tre taglie in più della mia a coprirmi gli occhi arrivando alla chiusura dei rapporti con chiunque mi circondasse.
Così rimasi in silenzio anche con quel ragazzo, dicendomi che, tanto, non ci avrei nemmeno dovuto avere a che fare e credendo che così avrebbe capito che non valesse la pena di conoscermi.
Le parole del professore, però, cambiarono tutta la situazione. E mi fecero anche andare nel panico.
Insomma: come avrei potuto tentare di instaurare un legame, anche solo che si limitasse ad essere quello di due compagni di corso, quando erano anni che non parlavo con qualcuno che non fossero i miei genitori (e solo perchè dovevo)?Comunque, se ve lo state chiedendo, sì: seguivo le lezioni anche senza guardarle. Semplicemente ascoltavo, prendendo qualche appunto di tanto in tanto.
All'inizio i professori si lamentavano di questo mio atteggiamento, ma, poi, quando hanno capito che i miei voti erano ottimi anche senza guardarli in faccia hanno iniziato a smettere.Forse anche perchè, probabilmente, la storia dello "psicopatico dell'università" (perchè era così che mi chiamavano tutti) era arrivata anche alle loro orecchie.
Non che qualcuno l'avesse azzeccata totalmente, ma giravano molte congetture.
Circa la metà della storia era vera, però.
Quando si trattava di farsi gli affari degli altri, gli studenti di questa università erano proprio bravi...Iniziai a torturarmi le mani dentro le maniche della felpa, ben sapendo che, comunque, nessuno mi avrebbe visto fare quel gesto.
"Allora...io e te dobbiamo lavorare insieme" sentii dire improvvisamente alla mia destra da una voce dolce ed armoniosa che mi risvegliò dai miei pensieri.
Io non dissi niente. Rimasi solamente fermo immobile, in attesa che lui smettesse anche solo di rivolgere la parola ad un ragazzo come me. Ovvero un ragazzo che dava l'impressione di essere uno odioso ed asociale solo dal modo in cui era seduto ed incappucciato.
Tutti dopo quel comportamento, di solito, smettevano di parlarmi, semplicemente alzandosi ed andandosene.Sentii un sospiro molto rumoroso da parte del ragazzo, ma nemmeno questo mi fece muovere di un solo centimetro.
Ma, capitemi, io volevo solamente che se ne andasse per tornare nel luogo sicuro che era diventata la mia solitudine...e lo so che sembra parecchio triste detta così."Senti: la mia pazienza ha un limite, come penso quella di chiunque. Puoi, perlomeno, tentare di instaurare una sottospecie di conversazione con me?" mi chiese, poi, in tono piuttosto irritato.
"No" risposi distrattamente, abbassando lo sguardo sul tavolo. Ma, comunque, lui non poteva vedere che avessi fatto questo gesto a causa del cappuccio."Wow, ma allora sai parlare..." esclamò lui in finto tono sorpreso.
"Pare di sì".
"Addirittura tre parole. Mi sento quasi onorato, a questo punto" mi rispose in tono allo stesso tempo ironico e scocciato.Io colsi l'ironia delle sue parole, ma trattenni la risata che mi stava spuntando in volto.
Dopodichè non dissi più niente, quasi percependo la sua rabbia nei miei confronti crescere a dismisura."Giuro che se adesso non rispondi più a quello che cerco di dirti ti prendo a pugni qui davanti a tutti" mi avvertì poco dopo in un tono che voleva sembrare minaccioso.
"Non ho paura di un ragazzino qualunque" gli risposi alzando le spalle.
"Beh, dovresti averne".
"Stai cercando di spaventarmi per caso?" gli domandai in tono sarcastico, incrociando le braccia al petto e mettendomi più comodo sulla sedia.
"L'intenzione era quella".Feci un sorriso divertito dal tono quasi disperato con cui quel ragazzo aveva detto quelle parole. Forse con i suoi modi ed i suoi atteggiamenti stava iniziando ad incuriosirmi, dopotutto...
"Ascoltami: mi sono stufato dei tuoi silenzi cinque minuti fa, e, visto che sono una persona ragionevole, sto cercando di convincerti a collaborare con le buone. Quindi, per favore, possiamo avere una conversazione decente senza che io guardi il tuo cappuccio?" mi chiese dopo qualche secondo in tono quasi comprensivo.
"Direi proprio di no" risposi io con leggerezza.Ed un motivo c'era dietro quella risposta. Una volta avrei scherzato con quello sconosciuto come se niente fosse, ma dopo quel giorno di cinque anni prima non sono più riuscito a farlo con nessuno...
"Mi basta solo che mi guardi per due secondi. Mi accontento anche di quello" mi disse lui in tono quasi supplicante, probabilmente rendendosi conto che aveva bisogno del fatto che io gli parlassi per passare l'esame di astronomia.
"Supplichi adesso?" gli chiesi in tono divertito e menefreghista, sperando solo che la smettesse di parlare."Ti prego" mormorò dopo qualche istante.
Fu in quel momento che ci fu qualcosa. Il tono sofferto con cui quel ragazzo aveva detto quelle parole era così simile a quello usato da lui quella sera. Così tanto da farmi sembrare, per qualche singolo secondo, di essere di nuovo in quel locale esattamente in quel giorno.
E forse fu proprio questo che mi spinse ad alzare lo sguardo ed a togliermi il cappuccio.
Rimasi lì con gli occhi persi nel vuoto per più di qualche istante, decidendo solo dopo questo arco di tempo di portarli sul ragazzo alla mia destra.
Solo una cosa attirò la mia attenzione in quel momento, non permettendomi di spostarla da lì per un bel pezzo: quegli occhi coperti da delle lenti azzurre che mi hanno fatto restare quasi ammutolito.Perchè erano identici a quelli di lui.
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•To feel alive {Jikook}•
FanficCOMPLETATA Jeon Jungkook vive a Seoul da quando è nato, e, fin dal suo primo giorno di liceo, è sempre stato il ragazzo più affabile e desiderato dell'intero istituto. Un giorno, però, le cose cambiarono. Da quella notte e dal giorno di quella perdi...