38. Non ti brillano gli occhi quando lo guardi

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JIMIN (4 mesi dopo)

"Jimin? Sei a casa?" praticamente urlò Minkun entrando nel suo appartamento, facendomi sbuffare ed alzare gli occhi al cielo, controllando che il ragazzo steso accanto a me stesse ancora dormendo subito dopo.

E, appurato questo, mi alzai cautamente dal letto e mi recai in soggiorno, dove trovai Minkun ad aspettarmi a braccia incrociate.

"Perchè ci hai messo tanto e non mi hai nemmeno risposto?" mi chiese in tono confuso, facendo una delle sue solite espressioni pensierose.
"Perchè c'è Scott che dorme e, sinceramente, non volevo che lo svegliassi tu o che, addirittura, lo svegliassi io" gli risposi con leggerezza, alzando le spalle.

"Ti preoccupi ancora di questo dopo due mesi che sei venuto a vivere nel mio appartamento? Ormai Scott ci fa l'abitudine da sempre praticamente" mi disse in tono divertito, dandomi qualche pacca sulla spalla in tono ironico.
"Non è il tuo appartamento, Minkun. Questo è l'appartamento tuo e di Scott. Ed è nella camera di Scott che dormo, non nella tua" gli ricordai per l'ennesima volta, guardandolo con aria compiaciuta.

Lui, dal canto suo, sospirò solamente, sedendosi, poi, sul puf viola accanto al divano con un tonfo.
Io risi a quella visione, accomodandomi, invece, molto più elegantemente sul divano.

"Di cosa volevi parlarmi?" gli chiesi subito dopo, senza tanti giri di parole.
"Perchè credi che ti voglia parlare di qualcosa?" fu la sua risposta praticamente immediata, pronunciata con un tono di voce quasi stupito.
"Perchè ti siedi sempre lì quando vuoi fare discorsi seri" gli spiegai rapidamente, stringendomi tra le spalle in segno di imbarazzo.

"Dio, è incredibile che sei quello che mi ha capito meglio in tutta la mia vita e sono riuscito a credere che lasciarti andare, facendoti anche del male, fosse la cosa giusta..." mormorò lui con aria sconsolata, prendendosi la testa tra le mani e mettendosi a guardare il pavimento.

"Non parliamo più di questo, per favore..." lo pregai quasi a mani giunte, rimanendo, poi, ad aspettare che mi chiedesse quello che, in realtà, voleva sapere.
"Giusto. Allora...tra due mesi abbiamo la prima dello spettacolo che stiamo preparando adesso" mi disse subito dopo, raddrizzandosi ed assumendo un tono completamente diverso rispetto a quello delle parole precedenti praticamente all'istante.

"Lo so. Ti ricordo che Scott balla nella tua compagnia e lui ed io parliamo praticamente solo di danza".
"Beh...pensavo che quella prima la...potresti fare anche tu" azzardo Minkun dopo un po', guardandomi negli occhi nell'attesa di una risposta.

"N-non sono in grado, dai. Non dire queste cose nemmeno per scherzo" balbettai qualche secondo più tardi, non riuscendo veramente a metabolizzare le parole che mi aveva appena detto.
"Non sto scherzando. Insomma: i passi li sai, le formazioni anche...e, diciamocelo, sei molto meglio di qualcuno di loro. Nonostante il fatto che hai ripreso a ballare solo quattro mesi fa.
Fidati, non voglio che tu lo faccia solo perchè credo che così mi perdonerai più facilmente. Voglio che tu lo faccia perchè ne hai le capacità" ribattette lui con aria convinta, evidenziando ogni sua parole con dei gesti delle mani, come gli era solito fare.

E, ve lo dico, quelle parole furono praticamente un toccasana per la mia testa. Perchè, finalmente, non sentivo che quegli allenamenti e quelle ore passate davanti a quel dannato specchio fosse solamente tempo perso.

"Allora...sì, certo" gli risposi poco dopo quasi in preda all'emozione, ottenendo come reazione da parte sua un urlo di gioia, che, inesorabilmente, svegliò l'altra persona presente nell'appartamento.

"Minkun, che cazzo hai da urlare sempre?" si lamentò Scott in tono sconsolato, arrivando, dopo qualche secondo, in soggiorno con un'espressione assonnata dipinta in faccia e...beh, in boxer.
"Jimin farà la prima con voi" gli rispose Minkun cercando di trattenere l'emozione, ma, poi, fallendo miseramente e mettendosi a saltellare come un bambino.

Scott, dal canto suo, mi rivolse un sorriso fiero, congratulandosi con me, e, poi, informandomi del fatto che sarebbe andato a farsi una doccia, aggiungendo che, se volevo, avrei potuto raggiungerlo.

Giusto...non l'ho ancora detto e probabilmente starete prendendo quel ragazzo per un gigolò. In realtà, lui era il mio "nuovo fidanzato". O, meglio, il rimpiazzo di Jungkook che avevo trovato.

Si era interessato a me fin dalla mia prima comparsa alla lezione di Minkun e, visto che io avevo assolutamente bisogno di togliermi dalla testa il mio precedente ragazzo, avevo preso due piccioni con una fava. Un po' da coglione, lo ammetto.

Eppure, per quanto cercassi di farla funzionare, ogni volta che scopavamo immaginavo di farlo con un'altra persona...

Per quanto riguarda Minkun, invece, è stato assolutamente perfetto. Il nostro rapporto si era mantenuto sul piano professionale e, più o meno, amichevole. Non aveva mai provato a "riprendermi". Quindi, beh, ha esattamente fatto tutto quello che gli ho chiesto.

"Non ti brillano gli occhi quando lo guardi" sentii dire da quest'ultimo all'improvviso, facendomi irrigidire all'istante.
"C-che intendi?" gli domandai sulla difensiva, già ben sapendo, però, cosa intendesse.

"Non siamo stati insieme solo un paio di giorni, Jimin. Ormai, dopo tutto quel tempo, avevo capito come guardavi una persona di cui eri innamorato. Perchè guardavi me in quel modo.
E, fidati, non hai assolutamente lo stesso sguardo.
Quindi ti dico, in tutta sincerità, che quando inizi ad amare o ami ancora qualcuno lo puoi nascondere. Ma quando, invece, qualcun altro non lo ami, lo devi dire" mi rispose con estrema calma ed in tono praticamente disperato, facendomi capire due cose.

La prima: aveva intuito che stessi facendo il doppio gioco con Scott. La seconda: lui mi amava ancora. Nel suo modo malato, certo, ma mi amava ancora.

"Cosa stai insinuando?" gli chiesi con frustrazione, iniziando a guardarmi in giro per la stanza pur di non incrociare il suo sguardo.
"Perchè sei scappato da Seoul?" mi domandò lui di rimando, facendomi sobbalzare e quasi scoppiare in lacrime davanti a lui.
"Non sono affari tuoi" dissi con voce secca, rivolgendogli un'occhiata gelida per implorargli di smetterla con quell'interrogatorio.

"Tu avevi qualcuno lì, vero? Qualcuno che, poi, ti ha fatto del male?" suppose dopo un po', non lasciando perdere per niente.
"Jungkook. Si chiamava Jungkook" mi arresi alla fine, lasciando andare le lacrime che avevo tenuto represse per troppe settimane, prendendomi la testa tra le mani e scoppiando, finalmente, in un pianto liberatorio.

"Era molto importante per te. Si vede. Non lo senti nemmeno più?".
"L'ho bloccato ovunque per non sentirlo più. E, comunque, smettila di tentare di farmi da psicologo. Non ne hai il diritto" gli risposi con un tono, allo stesso tempo, arrabbiato e disperato.

"Stai continuando a scappare, Jimin. Ma, esattamente, cosa speri di ottenere?" mi domandò dopo un paio di minuti di silenzio, non per provocarmi o per farmi rivelare quali grande cose, ma...solo per capire.
"Un cuore integro, per una volta" gli rivelai con sincerità, non riuscendo, però, a non fare un sorriso amaro al pensiero che fosse stato proprio lui quello che l'aveva spezzato per la prima volta.
"E speri di ottenerlo rompendo quello di qualcun altro per ripicca nei miei confronti ed in quelli di questo Jungkook?" mi disse lui in tono quasi indifferente, che, però, mi fece stare molto peggio di come sarei stato se avesse usato un tono deluso o arrabbiato.

Perchè...fu dopo quelle parole che iniziai a sentirmi addosso milioni di sensi di colpa per tutti i miei ultimi gesti.

SPAZIO AUTRICE:

Allora...questo è un capitolo molto importante per me, quindi, per favore, trattatemelo bene😂.

Detto ciò, spero che vi sia piaciuto e vi mando un grande abbraccio (vista anche la situazione generale che non è delle migliori)❤️.

•To feel alive {Jikook}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora