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Federico Pov

Quel bacio che mi chiese fece riaffiorare tutto quello che avevo provato in precedenza.
Ero incantato dalla morbidezza delle sue labbre, inebriato dal suo profumo, drogato della sua pelle. Ero del tutto attratto da lei, ogni mia particella mi portava da lei.

Siamo sempre stati come due calamite, io e lei. Già io e lei. Siamo noi, solo noi. Ora su questo muretto con le nostre labbra che sanno di vodka e fumo, dopo minuti dall'inizio di quel bacio.

Per quanto io sia attratto da lei fisicamente c'è dell'altro. Altro che i miei occhi nei suoi hanno già capito. Altro che mi sconvolge, mi spaventa.

Ho paura, paura di farmi e farle male, paura di essere troppo poco per una stronza come lei.
Questa stronza che mi ha incantata.
Mi meravigliavo quando inconsciamente la guardavo, nel cortile della scuola, che parlava con le sue amiche.
Mi sentivo in colpa qualdo baciavo altre ma avevo nella testa solo lei, anche se non lo sapeva, anche se ancora non avevamo dato inizio a questo insulso gioco.

Ho sempre odiato vederla soffrire, anche quand'era più di una sconosciuta e pensare che a farle del male ora posso essere io, mi spaventa.

Voglio portarle via da quì, lontana da tutti, da occhi non miei, tenerla stretta tra le mie braccia, baciarla, assaporarla, raccontarle una storia.

"Andiamo" le dico con dolcezza, staccando le nostre labbra.

"Non correre però"

"Non lo farro, ma tu stringimi"

Sentire le sue braccia sul mio addome e la sua testa sulla mia spalla, mentre guido mi calma, mi calma dalla rabbia che porto dentro da anni.

La voglio portare fuori dalla sfrenata Roma, nella tranquillità, dove gli unici suoni che possono essere uditi saranno i nostri battiti, le nostre voci e il nostro amore.

Come una scossaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora