6. Raminia

150 10 4
                                    

💀 CAELESTE's POV 💀

Caeleste si svegliò con un terribile mal di testa e la sensazione di aver corso per miglia e miglia.

Quando si alzò dal letto gli eventi della notte prima la investirono in pieno. In quel momento era stata troppo stanca e sconvolta per pensare lucidamente, ma adesso ebbe l'occasione per rimuginare su quello che era accaduto: era stata vittima di una crisi, sebbene avesse preso l'ultima fiala due giorni prima e stando ai calcoli, avrebbe dovuto tenere a bada il Morbo per ancora una decina di giorni.

Non era un buon segno.

-Dovresti andare da Raminia- Ramadeus la guardò preoccupato.

-Sì, devo anche fare scorta per due settimane- replicò mentre indossava una comoda tunica, -quante fiale sono rimaste?-

Il genio lanciò uno sguardo al piccolo astuccio che aveva aperto in fretta e furia la notte prima. -Ne rimangono quattro-

Caeleste si morse il labbro. Erano poche, ma Raminia non gliene dava più di cinque per volta su ordine di Marinus Placentia. Forse se le avesse descritto i sintomi, avrebbe potuto fare un'eccezione.

-Andiamo- agguantò una delle due lame e uscì dalla stanza. Ma non si diresse verso le cucine per fare colazione con il resto della servitù, bensì prese un dedalo di corridoi e scale che la condussero davanti ad una porta in legno massiccio.

Bussò e solo quando sentì una riposta affermativa spinse il battete entrando nella stanza.

All'interno l'accolse un'atmosfera accogliente. La stanza era grande, ma la mobilia pesante e ingombrante la faceva sembrare molto più piccola. Al centro c'era una tavola di legno con alcuni cuscini sopra. In fondo alla stanza un allegro fuoco scoppiettava nel piccolo camino e sopra di esso era riposto un quadro che ritraeva due coniugi.

Madre, padre.

-Ciao Caeleste-

La ragazza trasalì per poi subito sorridere al signore anziano apparso davanti a lei. Aveva il fisico secco e piegato in avanti, segno di tutti gli inverni che aveva passato chinato su formule e intrugli vari. I capelli grigi e lunghi erano raccolti in un codino e i suoi occhi, che parevano giganti a causa delle spesse lenti degli occhiali, la guardavano in modo gentile.

-Ciao Raminia-

Raminia era stato l'alchemico dei suoi genitori e ancora prima del padre di suo padre. Era uno scienziato che si era guadagnato da vivere prima insegnando e poi lavorando per la famiglia di Caeleste. Creava intrugli, pozioni e medicine.

Ed era proprio per una medicina che Caeleste era obbligata ad andare spesso da lui.

-Stenditi pure sul lettino- disse ed indicò la scomoda tavola di legno.

La ragazza ascoltò e si sdraiò, aspettando che l'unico viso familiare in Villa Placentia iniziasse a fare i suoi soliti controlli ed esami.

-Stanotte ho avuto una crisi- mormoró.

-Cosa?- il tono di Raminia non nascose la preoccupazione. -Com'è possibile? Quando è stata l'ultima volta che hai preso l'antidoto?-

Qui veniva il difficile. -Due giorni fa-

Sentì i passi del vecchio alchemico avvicinarsi in fretta e vide i suoi grandi occhi entrare nella sua visuale. -Non è un buon segno Caeleste-

-Lo so- rispose la ragazza cercando di tenere lo sguardo fisso. -La malattia sta degenerando-

-Ho sentito che partirai per due settimane- Raminia iniziò a controllare il battito e altri valori . Poi sospirò.

-Cosa?-

-Il tuo corpo si sta indebolendo Caeleste. La tua temperatura è bassa e il tuo battito cardiaco sembra rallentato-

-Quanto tempo mi resta?- chiese con sorprendente lucidità.

Caeleste non poteva credere alle proprie orecchie. Sapeva che prima o poi la malattia avrebbe fatto il proprio corso, ma non pensava accadesse così presto. Era da quattro anni che prendeva l'antidoto di Raminia e si era solo illusa di poter contrastare l'avanzare del Morbo per altrettanti anni.

-Non lo so, ma se continuerai a prendere le fiale bloccherai la malattia-

-Ma non posso permettermi di prenderne una al giorno Raminia. Lo sai che sono contate-

Raminia era un alchemico molto bravo. Era stato lui a creare l'antidoto, ma solo grazie all'aiuto di Marinus Placentia: infatti era stato il conte a fornirgli il famigerato ingrediente. Sebbene Raminia avesse tentato di riproporre l'antidoto, senza quell'ingrediente era tutto inutile. Marinus era scaltro: sapeva che fintanto che avesse avuto la chiave della sua sopravvivenza tra le mani, avrebbe potuto sfruttare e tenere in pugno Caeleste. Per questo le dosi erano sempre contate e ridotte al minimo.

Caeleste non aveva scelta: se voleva continuare a vivere doveva lavorare per Placentia, solo in questo modo avrebbe potuto continuare ad avere le fiale dell'antidoto.

-Ti darò una buona scorta. Due settimane sono tanti giorni, quindi non dovrebbe essere un problema chiedere a Marinus di fornirti di una dose extra-

Caeleste si sollevò dal lettino e guardò Raminia. -Grazie-

-Non mi devi ringraziare- il vecchio sospirò e si tolse gli occhiali. -Tuo padre era come un figlio per me-

La ragazza annuì e fece per uscire ma Raminia la fermò. -Io... So che partirai domani mattina, ma non credo riusciremo a vederci, perciò ti voglio dire- sospirò -stai attenta. Gli alati non sono creature stupide. Sono pericolosi-

Caeleste lo guardò a lungo. -Non ho molte alternative e se lo stadio del Morbo sta già avanzando, forse non riuscirò neanche a vedere un alato, insomma, potrei...- la voce le mancò.

Potrei morire prima.

Raminia la guardò con occhi tristi. -Abbi cura di te-

Caeleste afferrò la maniglia. -Per quel che vale, grazie Raminia. Grazie di tutto-

Il vecchio scosse la testa e abbassò lo sguardo a terra, pensieroso. Caeleste cercò di imprimere a mente il viso e l'espressione dell'anziano nella sua memoria. Avrebbe custodito il suo ricordo.

Tornata in camera si lasciò cadere su letto.

-Cece...- sospirò il piccolo spirito.

-Sto morendo Ramadeus- mormoró lei.

-Non dire così! Troveremo un modo-

-Non c'è un modo. Potrei anche desiderare di avere l'ingrediente mancante, ma sappiamo entrambi che probabilmente non funzionerà e che è solo un modo per guadagnare tempo-

-Non voglio lasciarti-

Gli occhi gialli di Ramadeus erano lucidi e Caeleste sentì una stretta al cuore. -Vieni qua- allargò le braccia.

Il piccolo genio si catapultò tra le sue braccia e passarono alcuni minuti in quella posizione. Caeleste sapeva di essere egoista: Ramadeus era obbligato a restare con lei fintanto che non avesse espresso il suo terzo e ultimo desiderio, ma era proprio per questo che non voleva esprimerlo. Senza Ramadeus sarebbe stata completamente sola, e non poteva sopportare un peso del genere.

Sono patetica, pensò.

Dopo quella che sembrò un'eternità decise di alzarsi e iniziare a prepararsi per la giornata. La partenza era segnata per l'indomani e aveva solo un giorno per prendersi del tempo per sé.

Pensò a Raminia e pensó al fatto che probabilmente non l'avrebbe più rivisto. Era l'ultima persona che le ricordava la sua vecchia vita: tutta la servitù era stata licenziata, o peggio, giustiziata quando aveva dato segno di non volersi sottomettere al nuovo proprietario della tenuta. Raminia era il suo ultimo legame familiare.

Si riscosse da questi pensieri e iniziò a svuotare l'armadio.

Il Mostro e la Bestia (GirlxGirl)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora