8. La locanda pt 1

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N.A

Un capitolo con un po' di cliché (pardòn), ma divertente da scrivere 🌈

***

💀 CAELESTE's POV 💀

Erano in viaggio da due giorni.

Più si avvicinavano alla Selva Nera, più il clima diventava freddo e rigido. Di notte le temperature scendevano precipitosamente ed era dal giorno della partenza che diluviava senza sosta.

Caeleste poteva vedere lo sconforto negli altri uomini. Sconforto che condivideva in parte, ma era soprattutto una la sua maggior preoccupazione: la malattia stava progredendo e le fiale di Raminia non potevano nulla se non rallentare di un minimo gli effetti del morbo letale.

Sicuramente sarebbe riuscita a raggiungere la Selva, ma non era sicura che ne sarebbe uscita. E inoltre: come poteva catturare un alato? Erano creature leggendarie, appartenenti ad antichi folklori. Come poteva sperare di vederne anche solo uno?

Era una missione impossibile. Anzi, era una missione suicida a tutti gli effetti. Ma ancora una volta Caeleste non aveva scelta.

La scelta è solo un'illusione, rammentò a se stessa.

-Ehi tu- una voce la distolse dai suoi pensieri. Alzò lo sguardo e trovò uno degli uomini di Craig guardarla. Solo dopo poco lo riconobbe: era il giovane che alcuni giorni prima sembrava completamente intimidito da lei.

-Sì?-

Gli occhi nocciola del ragazzo la guardavano con ammirazione. -É vero che hai catturato una chimera da sola?-

Caeleste alzò mentalmente gli occhi al cielo. -Sì- rispose seccamente.

-E come hai fatto? Girano tante voci a Villa Placentia. Ma non ho mai sentito la tua versione della storia- calcò le parole e le rivolse un sorriso che Caeleste fece fatica ad interpretare.

La ragazza lo guardò accigliata. -E cosa hai sentito dire?-

-Ho sentito che hai aspettato per giorni dentro la sua tana, una caverna-

Caeleste annuì. Quella parte era vera.

-E che hai preparato una trappola aspettando il ritorno della bestia- continuò il giovane, -e quando è tornata la bestia è caduta nella tua trappola, ma poco dopo si è liberata e perciò sei stata costretta a contrattaccare-

-Sì. È tutto vero- replicò infastidita dall'infantilità del ragazzo.

-Quindi è anche vero che lo scontro con la chimera ti ha lasciato una cicatrice...- il ragazzo incespicò. -Lì?- ed indicò un punto sotto l'ombelico della ragazza.

Caeleste vide il ragazzo farsi rosso in viso, ma guardarla lo stesso con interesse. Ma la sua pazienza stava iniziando a sfumare. Si innervosí, soprattutto per lo sguardo persistente del ragazzino.

-Non sono affari tuoi- rispose senza tanti giri di parole e inchiodando i suoi occhi in quelli scuri.

Il giovane sembrò recepire il messaggio, perché distolse lo sguardo in fretta. Caeleste guardò soddisfatta la reazione e si beò del proprio potere di intimidazione. La sera prima aveva sentito alcuni degli uomini parlare sottovoce di lei e molti condividevano la stessa opinione: la cacciatrice era una persona pericolosa.

Ma in realtà la ragazza non si sentiva pericolosa. Piuttosto imprigionata. Non aveva mai alternative, se non ubbidire agli ordini di Marinus Placentia. Esattamente come tutti gli altri uomini della compagnia. Aveva l'impressione di essere intrappolata in una vita che non le apparteneva. Un senso di claustrofobia dominava dentro di lei, ma anche un senso di sconfitta.

Il Mostro e la Bestia (GirlxGirl)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora