1. Dalle stelle alle stalle... letteralmente

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"Oggi inizi ad avverare il tuo sogno"

Sono queste le parole che mi ripeto nella mente mentre guido verso l'accademia di cucina, indossando fiera la divisa che mi era stata data il giorno prima.

Essendo a Milano ancora non ricordo benissimo la strada, quindi cerco il telefono nella borsa per inserire il navigatore.

"Nooo!! Il telefono" urlo in macchina quando mi accorgo di non averlo in borsa.

Velocemente torno verso casa, visto l'enorme ritardo che sto facendo.

Arrivo agitata davanti la porta e naturalmente non riesco a trovate le chiavi nella borsa.

Una strana sensazione mi pervade, sembra come se qualcuno mi stia fissando ma guardandomi intorno non noto nessuno.

Fortunatamente mi ricordo di aver messo le chiavi nella tasca del pantalone, infatti appena metto la mano dentro le trovo, ma quando sto per metterla nella serratura qualcuno mi afferra da dietro.

"Allora la mia sensazione era giusta" penso nella mia testa.

Non faccio in tempo nemmeno a ribellarmi perchè mi viene iniettato qualcosa nel collo e cado in un sogno profondo... contro la mia volontà.

——————

Riapro gli occhi assonata pensando di aver fatto solo un brutto sogno e invece, noto di essere all'interno di un furgone con mani e piedi legati, in più sulla mia bocca è poggiato un pezzo di scotch.

Cerco subito di liberarmi, ma la corda è legata talmente stretta che ad ogni minimo movimento sento i polsi lacerarsi e del caldo sangue scendere lungo le dita della mani. Quindi mi blocco all'istante per il troppo dolore.

"Ti sei svegliata, puttanella?!" dice una voce maschile alla guida.

"Giusto in tempo per vedere la tua nuova sistemazione! Momentanea!" esclama ridendo, con una voce che sembra molto giovane.

Dopo alcuni minuti il furgone si ferma e l'uomo scende ad aprire il portellone posteriore dove mi trovo.

"Ben arrivata!!" dice facendo un grande sorriso.

"Adesso ti slego, ma prova a fare un solo minuscolo passo sbagliato e rimpiangerai il fatto di essere nata."

Lacrime salate iniziano a scorrere per tutto il mio viso e vengono bloccate soltanto dal nastro adesivo che le assorbe.

L' uomo si avvicina, mi slega la corda e facendo dei movimenti circolari tento di riprendere velocemente la circolazione in polsi e caviglie.

Esce dall'interno del vano e mi scruta come un leone che guarda la sua preda in attesa di mangiarla.

"Allora ti vuoi alzare o aspetti li tutto il giorno?!"  domanda nervoso e irritato.

Per non farlo arrabbiare provo ad alzarmi, ma essendo priva di forze per il sedativo iniettato, cado a peso morto.

"Tirati su immediatamente!"

"Non ho forza" rispondo con voce spezzata.

"Vedi di trovarla se non mi vuoi fare incazzare"

"La colpa è di quel sedativo di merda che mi hai dato. Brutto stronzo!!" dico tutto ad un fiato.

Non riesco a capire da dove è spuntato tutto questo coraggio... non sono mai riuscita a rispondere a nessuno. Infatti preferisco evitare le discussioni perchè mi faccio prendere dall'ansia, mi blocco iniziando a balbettare.

Per la mia risposta, mi arriva uno schiaffo in pieno volto, fortunatamente non molto forte e riesco a rimare seduta.

"La puttanella ha una bella lingua. Ma ti conviene stare zitta se non vuoi che te la tagli" esclama con un ghigno malefico stampato in faccia.

In quel momento tutto il coraggio che era apparso svanisce nel nulla e come mi succedeva sempre inizio a balbettare.

"N-n-no la pr-r-e-e-go"

"Non stare a pregarmi. Alzati e scendi da sto furgone"
Provo a rialzarmi e per fortuna riesco a tenermi in piedi anche se le gambe mi tremano talmente forte da farmi quasi perdere l'equilibrio.

Appena scendo dal furgone trovo davanti a me una stalla rossa grandissima, guardandomi intorno noto purtroppo che è circondata solo da campi, senza l'ombra di un centro abitato.

"Seguimi! Come hai ben notato osservando, non ti conviene scapare perchè tanto non c'è nessuno che ti può aiutare"

Si incammina velocemente verso il caseggiato e devo quasi correre per mantenere il suo passo, ma almeno le mie gambe hanno smesso di tremare.

Giriamo l'angolo e mi ritrovo davanti a una piccola porticina.

Lui l'apre e afferrandomi il polso mi spinge dentro, richiudendo subito la porta.

Essa lascia trasparire solo un unica piccola fessura che fa circolare l'aria e dalla quale entra un po' di luce.

Mi trovo in una piccola stanzetta con il pavimento coperto di paglia, un abbeveratoio per animali con dentro dell'acqua sporchissima, un materasso singolo tutto ammuffito e un secchio vicino all'entrata.

Mi stendo sulla paglia lentamente, perchè quel materasso non ho intenzione di toccarlo.

Ripensando a tutto ciò che è successo inizio a piangere. Cosa mi succederà adesso?

Poco dopo senza volerlo mi addormento pensando alla mia famiglia e sperando che tutto ciò sia solo un brutto sogno.

Tra amore e odioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora