8. No. No. No. Devo scappare

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Pov Andrey

Esco dalla stanza sentendomi in colpa per averla trattata in quel modo.

Forse ho esagerato? Infondo non è mai stata toccata da nessuno...

Ma che cazzo sto pensando!

Sono stato anche fin troppo clemente rispetto ai miei canoni, chiunque osa contraddirmi o rispondermi si ritrova sempre una pallottola in fronte.
Uomo o donna non mi interessa, chiunque si mette contro di me non ha scampo.

Ma questo andava fatto oppure non sapendo cosa gli aspettava se mi avesse disubbidito, avrebbe potuto avere questi atteggiamenti davanti ad altre persone.

Dovevo metterla in riga.

Pov Lia

Mi risveglio dopo molto tempo, anche se sono ancora stanca e avrei preferito rimanere nel letto a riposare, mi alzo.

Vado in bagno e decido di farmi una doccia per provare a togliermi la stanchezza d'addosso.

Prima di entrare nel box numerosi pensieri iniziano a girarmi per la testa.

Voglio tornare a casa dalla mia famiglia e abbracciali forte per sentirmi protetta, sicuramente mi staranno cercando ma so che non mi troveranno mai perchè sono nelle mani di un grandissimo criminale che riesce a sotterrare qualsiasi cosa che commette...

Decido di smettere di pensare alla mia vita per non rischiare di finire in depressione e non avere le forze per scappare da qui.

Stavo per entrare nella doccia quando qualcuno bussa alla porta.

Toc..toc

"Chi è?" chiedo.
Sicuramente non può essere Andrey visto che ha bussato.
Mi sporgo dalla porta del bagno per vedere facendo uscire solo la testa.

"Salve signorina Petrov, la volevo informare che lo Zar la vuole ora nel suo ufficio" dice educatamente una donna abbastanza adulta.

Ecco che la mia pace è finita e devo tornare da quel bastardo.

"Dove sarebbe il suo ufficio?" chiedo gentilmente.

"È la porta a sinistra prima di scendere le scale signorina"

"Grazie mille! Comunque mi chiami Lia e mi dia del tu, non mi piacciono tutte queste formalità" dico sorridendo.

"Scusate ma non posso, ordini dello Zar. Adesso vado arrivederci" e si ritira chiudendo la porta.

Mi rivesto e svogliata esco dalla stanza per recarmi nel suo ufficio.

Arrivata davanti la porta calmo il ritmo del cuore con la respirazione e poi busso.

Toc..toc

"Entra Lia!" risponde subito.

Afferro la maniglia e spingo la porta ritrovandomi in uno studio tutto bianco, moderno ed elegante.

A sinistra c'è una libreria con un divanetto, mentre a destra un imponente armadietto in ferro chiuso con un lucchetto.
Alla fine della stanza vicino a una grande finestra c'è una scrivania in vetro rettangolare molto grande con un imponente poltrona in pelle bianca dove lui è seduto e davanti altre due sedie dello stesso colore e materiale, dove erano seduti due uomini con la stessa corporatura di Andrey ma meno belli.

Cosa diamine sto pensando?!

Dopo essermi guardata intorno rimango ferma sul posto con lo sguardo verso il pavimento.

"Vieni qui vicino a me, devo finire delle cose di lavoro e poi ti devo parlare. Comunque loro sono Igor e Alex, sono la mia ombra e da adesso anche la tua" dice freddo come al suo solito.

Mi avvicino sempre con lo sguardo basso e mi fa segno di sedermi sulle sue gambe. Senza tentare di ribellarmi ulteriormente dopo la punizione subita, faccio come richiesto.

Subito dopo si rimette a parlare con Cretino, che sarebbe Igor e Cretino 2.0, Alex.

Cominciano a discutere in russo e naturalmente non capisco niente. In questo momento sto rimpiangendo tutte quelle volte che mio padre insisteva nell'insegnarmi quella lingua ma io mi giravo dall'altra parte senza ascoltarlo perchè non mi piaceva e mi annoiavo.

Smettono di parlare dopo circa 20 minuti, si salutano e il "Duo dei Cretini" esce dalla stanza lasciandomi sola con il Bastardo russo.

Devo dire che inventare questi soprannomi mi fa divertire un po' qua dentro. Penso che il trio formato da Andrey, Igor e Alex lo chiamerò... i tre Volskettieri.

Ci vuole anche qualche pensiero che mi faccia ridere se no esaurisco qui dentro.

"Lia, smetti di pensare e ascolta quello che ti sto dicendo!" quando sento queste parole mi accorgo di essermi incantata a guardare la porta mentre riflettevo sui soprannomi.

"Scusami, sono stanca e mi sono distratta" risposi.

"Adesso stammi a sentire. Questa sera ci sarà un ricevimento in città e in quanto mia futura moglie verrai con me" dice tranquillamente, ma la mia testa si è fermata a quelle due parole.

Ho sentito bene?

"F-futura mog-glie ?" balbetto stupita con la bocca completamente spalancata.

"Si piccola, ho deciso di volerti sposare con o senza il tuo consenso. Quindi non hai scelta" dice severamente spingendo con le sue dita il mio mento per farmi incontrare il suo sguardo.

Una lacrima scende lungo la mia guancia e prendo il coraggio di rispondergli.

"Non verrò a questo ricevimento perchè non ti sposerò mai. Piuttosto uccidimi!" pronuncio le ultime due parole prendendo tutto il coraggio che ho in corpo e con tono di disprezzo.

Ciò che ho detto scatena in lui una reazione che non avevo previsto.

Mi spinge contro la parete con una mano stretta sul collo mentre con l'altra mi punta una pistola alla testa.

"Ripeti quello che hai detto" dice in modo calmo ma non rispondo ero troppo spaventata dall'arma.

"RIPETI QUELLO CHE HAI DETTO!" mi urla in faccia caricando la pistola.

"N-on ti spo-s-serò" dico sussurrando mentre tremo come una foglia.

Dalla pistola parte un colpo che colpisce il muro a pochi centimetri dal mio volto.

Carica di nuovo l'arma ripuntandomela in testa.

"Questo è per te e non per il muro. Cosa farai piccola Lia?" esclama con un sorriso stampato in faccia.

Dovevo rispondere. Non volevo morire... si so che l'avevo detto ma ero in un momento di rabbia.

Chi mai lo vorrebbe?

"T-ti s-sposerò" appena pronuncio queste due parole la pistola e la mano dal collo si tolgono e cado a peso morto a terra.

"Vedo che hai capito piccolina -mi accarezza la testa- adesso vai in camera dove troverai il vestito per il ricevimento. Ti voglio pronta tra un ora e mezza! E non fare neanche un minuto di ritardo"

Senza farmelo ripetere due volte mi alzo da terra e corro fuori dalla stanza verso la stanza.

Appena chiudo la porta mi appoggio ad essa iniziando a piangere.

Non riesco più a stare qui, non voglio sposare quel mostro, devo trovare una via di fuga il prima possibile.

Tra amore e odioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora