12. Dolore e pentimento

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Scendo le scale e mi dirigo in sala da pranzo, lui è già seduto capotavola ed è intento a messaggiare al telefono.

Senza dire una parola mi siedo il più lontano possibile da lui, visto che il tavolo è per una ventina di persone siamo molto distanti, fortunatamente.

"Lia, dove ti stai sedendo? -sbatte la mano sul posto affianco a lui- il tuo posto è qui!"

"Non mi siedo vicino a te!" rispondo a tono e lui sbuffa.

"Vieni a sederti qui!!" dice in modo più incazzato.

"Ma sei sordo?? Io non mi muovo da qui!" rispondo battendo i pugni sul tavolo.

"NON PARLARMI IN QUESTO MODO!! TI DO L'ULTIMA POSSIBILITÀ. VIENI QUI !!" urla alzandosi dalla sedia e sbattendo a sua volta i pugni sul tavolo.

"No!"

"Come vuoi tu. Chiamatemi Dorian!" ordina alla guardia sulla porta d'ingresso.

"Chi cazzo è questo? Mi basta un solo bastardo!" dico guardandolo negli occhi in segno di sfida.

Lui non risponde e mantiene solo il contatto visivo.

Dopo poco entro in sala lo stesso uomo che mi aveva "accolto" il primo giorno portandomi in quella sudicia specie di prigione. Senza volere qualche lacrima scende dal mio viso, sapendo che probabilmente è li che mi porterà.

"Lia ti presento Dorian, ma se non mi ricordo male vi siete conosciuti il primo giorno. Vero piccola?" chiede con un sorriso sadico in viso.

Faccio un respiro profondo per calmarmi e asciugo le poche gocce sul mio viso.

"Si ci siamo già conosciuti con questo coglione!" rispondo facendo un sorriso.

"Bene! Allora visto che stai avendo questo comportamento di merda, Dorian ti porterà nelle celle e starai li fin quando non lo decido io!"

"Come vuole lei russo bastardo!" dico alzandomi dalla sedia e andando verso Dorian.

In questo momento non so da dove è sbucato tutto questo coraggio che sto avendo, mi sto meravigliano di me stessa.

Dorian mi afferra dal braccio e si dirige verso la porta, ma prima di uscire viene fermato dalla voce di Andrey.

"Dorian, - ci giriamo contemporaneamente verso di lui- legala come sai tu!" ordina guardandomi sorridendo con quel suo solito sorrisetto.

In quel momento una scossa di terrore mi attraversa il corpo, ma vengo subito risvegliata da Dorian che mi trascina fuori dalla casa.

Scendiamo dalla scalinata a sinistra e prendiamo le stesse scale del primo giorno.

Mi ritrovo di nuovo in quel sudicio corridoio. Apre la porta blindata, mi spinge dentro e la richiude subito.
Questa volta non commette lo stesso errore.

Apre la stessa cella che stava aprendo la prima volta, mi fa entrare e mi afferra le braccia bloccandole alle catene appese all' soffitto.

Regola la lunghezza in modo da far stare le braccia parallele al mio corpo, poi esce richiudendo la cella e la porta blindata subito dopo.

Sinceramente mi aspettavo una posizione più dolorosa.

Mi inizio a guardare intorno. Nella celle come avevo visto la scorsa volta c'è solo un water e un lavandino luridi, un materasso ammuffito buttato in angolo e varie catene.
Le pareti sono di un grigio molto scuro e in molti punti hanno delle grandi macchie di sangue.
Il pavimento è costituito da una lastra di cemento non piastrellato, è pieno di polvere, capelli, resti di cibo e naturalmente... macchie di sangue.
A rendere ancora più sudicio questo posto sono i vari insetti che circolano.

Tra amore e odioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora