3. Zar

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Zar... era un nome che avevo già sentito da qualche parte, forse a scuola su qualche libro ma adesso con tutta la paura e tristezza che avevo addosso la mia mente non funzionava.

A risvegliarmi dai pensieri, è il padrone che toglie le manette dai polsi doloranti e mi spinge verso una porta dietro il palco.

"Bambolina, adesso non sono più il tuo padrone ma è lui!" dice indicando un ombra in fondo alla stanza, che si gira dopo poco.

Un uomo sui venticinque anni, alto e muscoloso. Ha i capelli neri che con l'aiuto del gel formano un ordinato ciuffo rivolto all'indietro.
La sua corporatura è talmente massiccia, rispetto alla mia, che mi potrebbe spezzare a metà con una sola mossa.

Mi mette i brividi solo pensare a quello che potrebbe farmi.

Osservo anche se per poco i suoi occhi, azzurri come il ghiaccio, che non lasciano comprendere alcun sentimento e mi provocano solo tanto terrore.

Appena il suo sguardo si incrocia con il mio mi sento in soggezione, abbasso la testa e inizio a osservare i miei piedi che per la prima volta nella mia vita diventano molto interessanti.

Sento il rumore dei suoi passi avvicinarsi.

Spinge il mio mento all'insù con due dita obbligandomi a guardarlo negli occhi, ma io per paura li chiudo e inizio a tremare come una foglia.

"Lia apri gli occhi" dice gentilmente con tono molto tranquilla, così mi calmo e faccio come aveva detto.

Capisco però che il suo sguardo è tutt'altro che gentile, infatti è cupo e freddo.

"Adesso andiamo, abbiamo un volo che ci aspetta" dice con tono autoritario, prendendomi per il polso e tirandomi verso la porta.

"Posso avere qualcosa per vestirmi? S-sono in intimo" chiedo imbarazzata.

"Dammi qualcosa per la ragazza!" ordina al padrone che apre un cassetto dietro di lui tirando fuori una maglia maschile.

Me la lancia contro e la indosso velocemente notando che fortunatamente mi arriva quasi a metà coscia.

Rincomincia a tirarmi per il polso e usciamo dal quel sotterraneo.

Ad aspettarci fuori da esso, su una stradina sterrata, c'è una Bugatti, per la precisione la Voiture Noir, la macchina più costosa del mondo. Ma sinceramente adesso, la mia passione per le macchine passa in secondo piano.

Mi agito dalla sua presa, non volendo entrare nella vettura, poichè non sono a conoscenza della destinazione.

"Stai ferma!" mi urla contro aprendo la portiera.

"Lasciami stare! Dove mi vuoi portare?!" contrabbatto opponendo resistenza.

"Stai zitta, puttana!" esclama tirandomi un calcio dietro le ginocchia che mi fa piegare e spingendomi cado sul sedile.

L'uomo chiude velocemente la portiera e poi sale dal lato del guidatore, mette in moto e accellera lasciando alle spalle la campagna.

Tra amore e odioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora