Capitolo 2

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"Ancora non capisco perché devo essere io a fare questa cosa"

Era forse la decima volta che (Nome) ripeteva quella frase: quando si era svegliata, quando era scesa a fare colazione, quando si era lavata i denti, e anche ora, mentre stava sistemando gli ultimi dettagli della divisa del Liceo Yuei.
Questa consisteva in una giacca grigia con i bottoni dorati e delle strisce verde smeraldo sulle spalle, sulle maniche e sul colletto, in tinta con la gonna, una camicia bianca con una cravatta rossa, un paio di calze nere alte fino al ginocchio e dei mocassini marroni.

Le era bastato fare una telefonata a suo padre per chiedergli di farla entrare alla U.A. e lui, come qualsiasi padre assente, si era subito adoperato per realizzare la sua richiesta.

"Perché se lo facessi io magari si accorgerebbero che sono cinque anni più grande? O magari perché Todoroki riconoscerebbe suo fratello?" Chiese Dabi sarcasticamente, osservandola dal letto su cui era seduto con le gambe penzoloni.

"Però, che ironia del destino..." continuò, beccandosi uno sguardo truce da parte della ragazza.

"Continua a tuo rischio e pericolo" lo minacciò puntandogli contro la scarpa che stava per indossare.

"Perché non ti leghi i capelli con un nastro rosso? Ti farebbe sembrare una brava ragazza e poi-" non ebbe il tempo di finire perché una cuscinata lo colpì in pieno viso, facendolo cadere di schiena sul letto.

(Nome) lo sovrastava in tutta la sua ira, con le braccia incrociate in stile 'mamma arrabbiata'; non le era importato di salire con le scarpe sul piumone celeste polvere, in quel momento avrebbe soltanto voluto prenderlo a calci.
Dabi, dalla sua posizione sdraiata ai piedi della ragazza, fece una lieve risata. "D'ora in poi ricordati di avere la gonna"

(Nome) si lasciò sfuggire un verso imbarazzato e fece velocemente un passo all'indietro, ma quell'animo vendicativo che era Dabi l'afferrò per una caviglia, facendola inciampare all'indietro.
Sta di fatto che - non sapendo precisamente in quale modo - lei si ritrovò sdraiata sotto il corpo del ragazzo, il quale le teneva bloccati entrambi i polsi ai lati della testa.

"O potrebbero succedere cose come questa" le sussurrò all'orecchio.

Sarà stato per la sorpresa o per l'improvvisa vicinanza di un altro essere umano di sesso maschile, ma il viso di (Nome) si colorò di rosso.
"Mi farai fare tardi, panda!" esclamò cercando di divincolarsi.

Pessima mossa.

Mai, e dico mai, strofinarsi in quel modo contro il corpo di un ragazzo.
Ovviamente lei non si era posta questo problema.

"Dio, (Nome). Stai ferma."
Lei realizzò in quell'istante la posizione fraintendibile in cui erano stesi, e ciò che aveva appena fatto.
Dabi la stava guardando in un modo quasi famelico, il suo respiro caldo le accarezzava le labbra e i capelli corvini di lui le solleticavano la fronte.

"Dabi... sto parlando sul serio" sussurrò lei, cercando ancora di liberare i polsi.

Lui sembrò riscuotersi in quel momento, la lasciò andare di colpo come se la sua pelle bruciasse, non capiva cosa gli fosse preso.
"Scusami" disse rimettendosi in piedi, poi riassumendo la sua espressione distaccata aggiunse "mancano dieci minuti all'inizio delle lezioni"

(Nome) spalancò gli occhi, poi senza aggiungere altro si fiondò giù per le scale. "Non distruggermi casa!" urlò per poi uscire di casa come un tornado impazzito.

Corse a perdifiato per le strade della città, beccandosi gli sguardi incuriositi dei passanti.

'Non hanno mai visto qualcuno che va di fretta?', pensò esasperata.

~Cuore scheggiato~ mha // Characters X readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora