prologo

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amnesia
/am·ne·ṣì·a/
perdita della memoria (a. globale) o di parte di essa (a. parziale), cioè relativamente a determinati ricordi.
amnesia anterograda, perdita della memoria di avvenimenti successivi a un fatto morboso.
amnesia retrogada, amnesia che si estende a una fase immediatamente precedente all'evento che l'ha prodotta.



Aprii le palpebre lentamente e davanti a me era tutto sfuocato, per prima cosa apparve qualcosa di bianco.
Accecante.
Sì, c'era il bianco, sembrava che attorno a me fosse rivestito tutto di neve.
Dove diavolo mi trovavo?
Sentii tutto il corpo indolenzito, rigido, come se avessi un macigno sopra, riuscii a sbattere le palpebre un paio di volte e lentamente misi a fuoco ciò che avevo davanti.
Inizialmente vidi il soffitto bianco, non potevo essere in paradiso no?
Riuscivo a respirare, ero viva.
Alzai lentamente la testa a vidi tante flebo attaccate al mio corpo, e un rumore assordante di una macchina al mio fianco.
Guardai meglio ed era quella che monitorava i battiti del mio cuore.
Cosa è successo esattamente?
Mi misi seduta e con cautela mi massaggiai le tempie cercando di ricordarmi perché ero finita qui, sussultai ricordando la voce disperata di Zulema mentre cercava di rianimarmi dopo avermi tolto dalla lavatrice.

"Vivi figlia di puttana vivi!"

Aveva appoggiato le labbra sulle mie per salvarmi la vita e non realizzavo che potesse fare una cosa del genere.
Grazie a lei sono viva.
Mi guardai attorno cercando di realizzare effettivamente ciò che era successo, per quanto fosse surreale questa cosa.
A distrarmi dai miei pensieri fu il medico che venne a farmi delle visite.
"A quanto vedo si è svegliata, come si sente?" disse togliendomi le varie flebo per poi sostituirle con delle nuove.
"Sto meglio, anche se mi fa male tutto quanto." dissi nervosa, volevo uscire da questo posto, volevo vedere le altre.
"Lei è stata in coma per 8 mesi, è normale tutto questo. Ora le farò una serie di domande, per verificare la sua memoria, non vorrei che soffrisse di amnesia." disse controllandomi le pupille con una luce e facendomi delle manovre per vedere se le mie funzioni cerebrali erano apposto.
Sgranai gli occhi incredula.
"Che c-cosa? 8 mesi?" dissi balbettando leggermente, ero sconvolta non credevo che fosse passato tutto questo tempo.
"Esattamente, se non fosse stato per la sua compagna ora lei sarebbe morta." disse il medico recandosi verso l'uscita non prima di avermi fatto delle domande.
Era il 24 Agosto 2020.
"Ah sì, se tutto va bene la dimetteremo tra un paio di giorni ma domani mattina faremo una tac." aggiunse sorridendomi e annuii sorpresa, perché Zulema mi aveva salvata?
Io e lei ci siamo sempre odiate.
Lei è sempre stata la causa di ogni mio male, a partire dall'aborto.
Per colpa sua ho perso i miei genitori e mia nipote, come poteva una persona così spregevole salvarmi la vita?
Sospirai pesantemente e mangiai lentamente, dovevo rimettermi in forze.
Mi mancava tremendamente la Riccia, Saray, Sole, Antonia e Tere, mi mancavano tanto e non vedevo l'ora di rivederle.
Prima di addormentarmi pensai a lei, a Zulema, pensai ai suoi occhi, che al solo sguardo mi mettevano i brividi per quanto erano profondi e magnetici.
Pensai alle sue provocazioni, al suo carattere estremamente forte, menefreghista e stronzo sopratutto.
Lo ammetto, mi mancava il mio scorpione, per quanto io la odiassi.
Tutt'ora non so bene se lei è la cosa che più mi distrugge o l'unica che è ancora in grado di salvarmi veramente da ogni cosa.
Lei è stata la mia salvatrice, e questo dentro di me mi ha fatto cambiare percezione delle cose.
La vedevo in un'altro modo.
Ho provato rabbia, dolore, rancore.
Ho provato delusione, voglia di scappare, voglia di sparire.
Ho provato impotenza, frustrazione, la sensazione di essere comunque dove non sarei dovuta stare.
Zulema aveva letteralmente stravolto la mia vita, mi aveva trattata come una sua pari, sono diventata un'autentica figlia di puttana a causa sua e la devo ringraziare per questo.
Avevo paura di affrontare le cose in carcere, ma lei in un certo senso ha saputo aiutarmi.
In un modo sbagliato certo, ma se sono così è anche grazie a lei.
Siamo talmente abituati a mascherarci dinanzi agli altri che finiamo col mascherarci anche dinanzi a noi stessi.
E lei è riuscita a togliermi questa maschera, era riuscita ad entrare dentro le mie mura chilometriche.
E io gliel'ho lasciato fare, perché lei è sempre stata il mio punto debole per quanto odi ammetterlo a me stessa.

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