31.

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"Si chiamava Fatima." sussurrò Zulema ad un certo punto dopo un lungo silenzio con lo sguardo fisso sul soffitto nel mentre che mi accarezzava la spalla nuda stringendomi a sé facendomi venire i brividi, dopo che i nostri corpi si furono sfreddati percepii tanto freddo.
Avevo la sua felpa appoggiata sopra al mio corpo nel mentre che lei aveva la mia, almeno non avremo subito tantissimo freddo dato che eravamo completamente nude.
"Fatima." sussurrai sgranando gli occhi ripetendolo lentamente, intrecciai le gambe con le sue e mi attaccai al suo corpo caldo sconvolta.
Sua figlia si chiamava Fatima e lei aveva deciso di confessarmelo così di punto in bianco.
"È un bellissimo nome." aggiunsi spostandole una ciocca ribelle dal viso con il terrore di sbagliare qualcosa, Zulema si morsicò il labbro sospirando e fece scorrere il dito ancora più lentamente nella mia spalla toccandosi poi il viso.
"Appena il suo pianto arrivò dritto alle mie orecchie mi fracassò i timpani, era fortissimo cazzo." disse ridacchiando tristemente con gli occhi lucidi e ne approfittai per stringerla ancora di più con il cuore in gola.
"Chissà da chi aveva preso." mormorai facendola sorridere e si girò guardandomi attentamente per lasciarmi un bacio sull'angolo della bocca.
"Fatima è stata frutto di uno stupro, avendo avuto un matrimonio combinato mio marito mi violentò contro il mio volere e di conseguenza rimasi incinta. L'ho tenuta in grembo per nove mesi e ho amato così tanto quell'essere che piano piano cresceva dentro di me, ogni volta che ero sola le cantavo delle canzoni e subito si muoveva rispondendomi con dei piccoli calci." disse guardandomi per poi girare il viso di lato sorridendo con lo sguardo perso nel vuoto, sicuramente stava rivivendo qualche flashback e ne approfittai per stringere la sua vita.
"E poi?" domandai curiosa accoccolandomi ancora di più contro il suo petto appoggiandomi su un gomito per guardarla meglio, cercando di scoprire ogni sua emozione possibile.
"Poi dopo il parto mi è stata portata via senza nemmeno farmelo sapere, non la rividi più fino a quando l'anno scorso non mise piede qui dentro, sotto l'ordine di Sandoval." disse arrabbiandosi e con cautela le accarezzai lo zigomo facendola un pochino rilassare, lentamente ogni pezzo del puzzle stava ritornando al suo posto ma ovviamente c'erano ancora domande che necessitavano di una risposta.
"Come mai era finita qui dentro?" dissi inarcando un sopracciglio confusa.
"Furto d'auto." mormorò Zulema scuotendo la testa e sospirando tristemente, era assurdo che nell'arco della sua vita anche la minima cosa fosse andata male, aveva sofferto veramente tanto e mi meravigliai da tutta la forza che avesse in qualsiasi momento.
"All'inizio ero sconvolta quando la rividi, era bellissima e assomigliava tantissimo a me. Aveva dei capelli neri e uno sguardo dolce ma allo stesso tempo serio, tutti non le staccavano gli occhi di dosso." continuò raccontandomi altri aneddoti e mi vennero gli occhi lucidi per tutto quello che era successo durante la mia assenza, possibile che nessuno mi avesse raccontato tutto subito?
"Come hai fatto a scoprire che era tua figlia?" mormorai continuando a guardarla con attenzione, volevo sapere tutta la verità.
"Era venuta a dirmelo di persona, faccia a faccia." disse incurvando le labbra e facendo la sua solita smorfia.
"Cazzo!" esclamai toccandomi la fronte nervosamente sospirando incredula, Zulema non mi rispose e decisi di non aprire bocca se non era lei a parlare, la mia paura era di essere troppo invadente e magari non si sarebbe più confidata con me, si doveva fidare e basta perché ogni cosa sarebbe stata al sicuro, anche la più insignificante.
"Avrei dovuto proteggerla di più, ma non aveva esperienza qui dentro e di conseguenza si mostrava debole ma io sapevo che aveva una forza straordinaria, credevo in lei più di ogni altra cosa al mondo." disse sospirando esausta e con cautela mi avvicinai ancora di più al suo volto e lasciai un piccolo bacio sopra al suo tatuaggio, come se volessi assorbire il suo dolore.
Zulema non disse niente e si limitò ad afferrare il mio viso e mi baciò cercando subito la mia lingua, non sapevo che ore erano, sicuramente le due del mattino o le tre e noi avevamo perso la cognizione del tempo ma non mi importava.
Con lei stavo bene e volevo godermi ogni secondo che passava, senza avere nessun rimpianto.
Mi accarezzò la schiena nuda nel mentre che si metteva sopra di me e i nostri corpi combaciarono alla perfezione facendomi sorridere, mi aggrappai a lei come se da un momento all'altro potesse svanire tutto quanto.
"Non è stata colpa tua Zulema, non c'entri niente con la morte di tua figlia, togliti queste idee dalla testa." sussurrai accarezzandole la spalla e sbuffò staccandosi subito sdraiandosi nuovamente al mio fianco.
"Non sai niente bionda, non sai cosa vuol dire portarsi appresso questa sensazione opprimente che ti soffoca ogni secondo fino a farti mancare il fiato senza voler vedere nessuno. Tu hai detto che la solitudine è pericolosa? A me invece ha insegnato ad avere bisogno di poco e di nessuno." disse serrando la mascella con forza e subito mi pentii ad averle detto quelle cose, non era ancora arrivato il momento di poterle parlare come se niente fosse.
Rimasi in silenzio e sentii il suo sguardo bruciare su di me, strinsi di più la sua felpa contro il mio petto e il suo profumo mi fece calmare i nervi all'istante.
Non era facile affrontare una situazione del genere e dopo aver scoperto quelle cose dovevo realizzare ciò che era successo.
Mi alzai un attimo sui gomiti e guardai fuori dalla finestra notando che non aveva smesso un attimo di tuonare e di piovere interrottamente, chissà cosa stava succedendo alle altre ma non avevo intenzione di uscire da qui per il momento.
Un brivido percorse la mia spina dorsale e tremai leggermente dal freddo, Zulema se ne accorse e sbuffò tirandomi al suo corpo nudo per riscaldarmi.
"Grazie." sussurrai accarezzandole il viso nel mentre che circondavo la sua vita con la mia coscia per stringerla ancora di più.
"Non devi." disse seria toccando la mia schiena nuda lentamente, come se avesse paura di rompermi da un momento all'altro.
Sfregai il naso contro i suoi capelli e le diedi un bacio rilassandomi tra le sue braccia, non ci credevo ancora che l'avevo fatta mia senza nessuna esitazione.
"Cosa mi stai facendo?" sussurrò guardandomi dritta negli occhi e tremai per quanto fossero profondi.
"Non lo so, ma questa cosa mi piace da impazzire." ammisi facendo spallucce e lasciandole un bacio lieve sulle labbra che però non venne ricambiato subito, era ancora troppo presto ed ero sicura che poteva succedere qualsiasi cosa tra di noi.
Il mio scorpione non rispose ma notai che era sveglia, perché non smetteva di accarezzare la mia spalla creando dei piccoli cerchi immaginari con la punta delle dita.
"Non riuscivo a guardarla né tantomeno sentire il suo odore, sapevo che se l'avessi fatto sarei crollata nel buio più totale. Un giorno le dissi testuali parole guardandola dritta negli occhi, non volevo che le capitasse qualcosa di brutto ma mi sbagliavo di grosso." disse con tono glaciale dopo un lungo silenzio, mi stava raccontando queste cose e volevo che si liberasse di tutto questo peso.
"Cosa è successo di così tanto brutto?" chiesi alzando la testa per guardarla e vidi sul suo volto tanto dolore ma tanti rimpianti.
"Sandoval l'aveva fatta violentare da altri detenuti davanti a me sotto al mio sguardo, ed io non ho potuto fare niente perché avevo le manette ai polsi ma se fossi stata libera l'avrei ucciso in quell'istante con le mie stesse mani. L'ho pregato in ginocchio affinché li facesse smettere ma non mi ascoltò facendo finta di niente." sputò piena di rabbia chiudendo gli occhi, spalancai la bocca incredula e non parlai, non credevo che quell'uomo arrivasse fino a tal punto di fare una cosa del genere.
Ero terrorizzata dall'idea che potesse farle del male nuovamente, aveva sfruttato Fatima per romperle il cuore letteralmente in due.
"Aveva 20 anni cazzo, e lui ha dato il consenso ad altri uomini di violentarla davanti a me, sua madre." disse furiosa e la strinsi di più a me con le lacrime agli occhi ma non volevo farmi vedere fragile in questa situazione, dovevo trasmetterle forza anche se era minima.
"Quel giorno sono andata nella sua cella e l'ho stretta a me come se fosse la cosa più preziosa di questo mondo, ed effettivamente lo era. Tremava come una foglia e non appena mi chiamò "mamma" sentii una pugnalata dritta al cuore che mi fece mancare il respiro. Era una sensazione bruttissima vederla a pezzi senza poterla riaggiustare, mi limitai a stringerla mentre sfogava tutto il suo dolore." aggiunse con lo sguardo perso nel vuoto, senza un minimo di emozione.
"Mi dispiace tanto Zulema, io non sapevo che fosse capitato tutto questo." le sussurrai sconvolta e appoggiai la fronte sulle sua accarezzandole i capelli dolcemente, ma da parte sua non ci fu nessun tipo di reazione.
"Sandoval aveva deciso di trasferirla e non appena salí sull'elicottero venne spinta giù e cadde davanti a me, in cortile. Mi aveva lasciato una lettera e nel mentre che la stavo leggendo il suo corpo si spiaccicò sul terreno, inerme e senza vita." disse sospirando con voce rauca, il suo orgoglio era incredibilmente potente.
"Quindi quella macchia rossa-" le domandai con gli occhi sgranati ma venni interrotta.
", è dove c'era il suo corpo." mi rispose fredda e allora capii perché l'avevano ricoperto con della vernice per mascherare il tutto.
Non sapevo che dirle, questa storia era assurda e non credevo che durante la mia assenza fossero capitate queste cose.
Ammiravo davvero tanto la sua forza, non era sicuramente facile affrontare una situazione del genere, è vero aveva fatto anche lei delle cose gravissime.
Era riuscita ad uccidere quasi tutta la mia famiglia ma Sandoval non aveva il diritto di toglierle l'unica figlia che aveva così senza pietà e senza motivazioni valide.
"Ora sai tutta la storia bionda." disse ridendo amaramente e una lacrima mi rigò il viso ma l'asciugai subito senza farmi vedere, sennò sarebbe stato peggio.
"La pagherà cara, te lo assicuro." dissi afferrandole il viso tra le mie mani e ne approfittai per lasciarle un bacio sulle labbra, volevo farle capire che io c'ero qualunque cosa fossa successa tra di noi, sarei rimasta al suo fianco nonostante tutto.
La sua lingua cercò la mia e non appena si intrecciarono tra di loro mi uscii un gemito e la strinsi a me non volendo staccare per nessuna ragione al mondo il nostro contatto.
"Nella lettera mi aveva scritto una cosa, una sua curiosità che non ho fatto in tempo a dirle." sussurrò mordendomi piano la mandibola e inarcai un sopracciglio confusa ma non le chiesi nulla, terrorizzata di sbagliare.
La sua mano forte strinse il mio fianco e sussultai come sempre per il suo tocco deciso e possessivo, tutte quelle sensazioni erano nuove e volevo provarle ogni secondo con lei, ovviamente se me l'avesse permesso.
Ero abbastanza meravigliata dal fatto che si fosse aperta con me confessandomi tutte quelle cose su sua figlia, non era stato sicuramente facile per lei scavare nuovamente nel passato e nel suo dolore.
Avevo rotto un minimo di barriera ma la strada era ancora lunga da fare, si vedeva che tutto questo le stava facendo male ma aveva deciso di parlarmene.
"Lana." sussurrò baciandomi il collo e rialzando la testa per guardarmi negli occhi ma scossi la testa confusa non capendo a cosa si stesse riferendo.
"Voleva sapere che nome le avevo assegnato alla nascita, beh avevo deciso di chiamarla così ma non lo saprà mai." disse serrando la mascella e i suoi occhi esprimevano tanto dolore, con cautela l'abbracciai a me facendo incastrare i nostri corpi alla perfezione.
La strinsi come lei aveva fatto con Fatima, con la speranza che la sua anima si rigenerasse più forte di prima.

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