42.

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È difficile dire addio, a volte è impossibile.
non smetti mai di sentirne la mancanza e questo che ci rende le cose difficili.
Lasciamo briciole di noi dietro le nostre spalle, piccoli ricordi, una vita intera di memorie, foto, cose per farci ricordare anche quando non ci saremo più.

In tutto questo tempo in cui ero stata da sola avevo pensato a come ci si feriva, del dove tutto ebbe inizio.
Non potevo dare la responsabilità ad una ferita a causa di una sola caduta, quello che mi feriva era cumulativo, era quello che succedeva nel tempo.
Assorbivo un colpo dopo l'altro, trauma dopo trauma, botte dolorose ma anche se sapevo a cosa mi aveva condotto dentro a questo posto, non significava che potevo ripararlo del tutto.
Non potevo guarire ogni ferita e andava bene così, dovevo credere che andava bene.
Dovevo credere che anche se qualcosa non poteva essere sistemato, non significava che era rotto.
Ogni tempesta aveva una sua fine, una volta che tutti gli alberi erano stati sradicati, le case erano state distrutte, il vento si calmerà e le nuvole se ne andranno, la pioggia si fermerà e il cielo si schiarirà in un'istante.
Era solo allora, in quei momenti di quiete dopo la tempesta che capivo se ero stata abbastanza forte da sopravvivere.
Il suono della sirena mi fece sobbalzare e mi svegliai accoccolandomi ancora di più sotto le coperte e la prima cosa che feci fu di guardare il mio scorpione al mio fianco ma non la vidi.
Dopo ieri notte l'avevo lasciata da sola in quella stanza buia e fredda senza voltarmi indietro, mettendomi sotto le coperte e piangere sfogando tutto il mio dolore, insieme all'amore.
Le altre si erano alzate e Kabila corse tra le mie braccia per stringermi forte a sé, mi vennero le lacrime agli occhi ma le ricacciai subito indietro, avevo pianto abbastanza ieri notte e non avevo le forze per affrontare un'altra situazione del genere.
"Buongiorno anche te." mormorai ricambiando l'abbraccio e stringendola a me, notai che avevo ancora la felpa di Zulema e sentivo tutti i muscoli doloranti dovuti alla notte precedente.
Saray si accorse del mio abbigliamento e mi sorrise scuotendo la testa divertita ma anche con un pizzico di tristezza e di malinconia.
"Non voglio che vai via." disse Riccia stringendomi ulteriormente a sé e sospirai accarezzandole la schiena dolcemente.
"Prometto che ti verrò a trovare ok? Cerca di non fare cazzate e vedrai che il tempo passerà più velocemente, promettimelo." mormorai afferrandole il viso tra le mani e lasciandole un bacio sulla guancia.
"Promesso." sussurrò Kabila guardandomi con le lacrime agli occhi, intanto Palacios mi chiamò e sobbalzai per la sorpresa, non credevo che venisse a prendermi proprio lui.
"Ferreiro hai 1 ora di tempo, prendi tutte le tue cose e posizionale in ufficio. Ci vediamo tra un po'." disse facendomi un sorriso che ricambiai all'istante.
"Allora stai veramente uscendo!" urlò Saray venendo verso di me abbracciandomi forte per poi sollevarmi da terra, scoppiai a ridere e subito mi mise giù scuotendo la testa divertita, guardai tutte le altre e una lacrima mi rigò la guancia, avevo veramente passato dei momenti bellissimi insieme a loro e non credevo che era tutto finito.
Bambi venne ad abbracciarmi e sorrisi stringendola forte a me, la sua amicizia era la più vera che avevo trovato qui dentro, l'avevo salvata da tantissime situazioni di merda e lei aveva fatto lo stesso con me restando al mio fianco nonostante tutto.
"Uscirò il mese prossimo, ti prego non dimenticarti di me." sussurrò piangendo e annuii stringendola ancora di più.
"Non potrei mai, ti aspetto con ansia." dissi accarezzandole i capelli sospirando pesantemente, una volta staccata dall'abbraccio andai verso Tere e l'abbracciai forte dicendole di smetterla di drogarsi e di lottare per stare meglio e cancellare tutta la negatività che regnava dentro di lei.
"Ricordati chi sei e sopratutto cosa hai dovuto superare, mi mancherai bambina mia." disse Sole una volta che l'abbracciai, a quel punto lasciai le lacrime uscire mettendo tutto l'orgoglio da parte.
"Sei la mia seconda madre." dissi chiudendo gli occhi stringendola a me, come si faceva ad andarsene da un posto che ormai era diventato parte integrante della mia vita?
Non realizzavo nemmeno per mezzo secondo ciò che stava effettivamente accadendo, là fuori avevo un mondo da scoprire e una vita da prendere e stringere forte a me.
"Ok basta con gli abbracci e i baci perché sennò non me ne vado più via." dissi ridendo staccandomi dalle altre con fatica, però dovevo farlo perché non sarei mai più ritornata indietro una volta uscita.
"Bionda noi andiamo a fare colazione e poi siamo subito da te!" esclamò Saray nel mentre che usciva con le altre lasciandomi sola, mi guardai attorno con un sorriso malinconico e il mio sguardo si focalizzò sul cuscino del mio scorpione.
Senza pensarci due volte l'afferrai e lo strinsi contro al mio petto inalando il suo profumo meraviglioso che ancora avevo impresso nella mia pelle.
Era un'odore che non dimenticavi così facilmente, ti entrava dritto al cuore e ti lacerava dentro, era la cosa più buona di tutto il mondo e al solo pensiero che non l'avrei più risentito mi mandava a puttane l'intero sistema nervoso.
Strinsi ancora con più forza quel misero strato di stoffa e serrai la mascella cercando di non piangere, cercando di non dare spazio ai miei sentimenti più profondi.
"Quanto ti odio, figlia di puttana." sussurrai in preda ad un attacco di rabbia, odiavo il fatto che lei si fosse presa tutto quanto nella mia vita, anche la cosa più insignificante.
Era entrata dentro alla mia anima, si era fatta spazio tra le mie paure e i miei desideri e senza replicare aveva afferrato le redini del mio cuore orchestrandolo a suo piacimento.
Rimisi il cuscino al suo posto e senza dire una parola incominciai a disfare il mio di letto, dato che doveva essere liberato per qualche detenuta.
Non appena appoggiai le cose nel comodino sussultai trovando una busta con un post-it attaccato, mi guardai attorno e non capii assolutamente quando era stato messo.
L'afferrai con cautela e mi sedetti nel letto notando che era indirizzato a me, guardai più attentamente e non potevo non notare l'inconfondibile calligrafia di Zulema.

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