18- infiltrazione

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Nota autore:
Scusatemi se tardo ad aggiornare, però ho avuto qualche problema con il lavoro.

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Andammo alla base di Osaka verso sera, rimasi davvero stupita nel notare che anche all'esterno vi era molta sorveglianza infatti: due guardie si trovavano sul cancello posteriore, tre su quello anteriore, ed un'altra ventina si aggiravano in tutta l'area esterna, armati fino ai denti.

Entrare nei condotti di areazione non sarà affatto semplice; tuttavia anch'io mi ero preparata a dovere, portando con me la mia vecchia divisa dell'élite, in modo tale da non destare sospetti, almeno non da subito. L'unico modo che avevo per entrare senza dare l'allarme generare era rubare un casco integrale ad una guardia, così facendo, sarei potuta passare tranquillamente per il cortile.

Ma il problema principale era Rieen, nonostante gli avessi esplicitamente detto di rimanere alla grotta, me lo ritrovai a metà strada, intento a seguirmi qualunque costo. Non voleva abbandonarmi, ed anche se apprezzavo questo suo pensiero, rimaneva comunque troppo rischioso per lui, per questo gli ordinai di nascondersi all'interno di un cespuglio poco distante dal piazzale d'ingresso, ma ben nascosto. Con lui venne anche Madaz e Belnarn, ma siccome nessuno dei due era in grado di trasformarsi, decisero che ci avrebbero aspettato alla spiaggia di Suma, per qualsiasi evenienza.

Ryper per fortuna non venne assieme agli altri due, aspettando diligentemente nella grotta. Questa missione era troppo rischiosa per portarsi un cucciolo fin quì, in teoria neanche gli altri sarebbero dovuti venire, però volevano assicurarsi che tutto andasse secondo i piani.

Questa era una missione che dovevo compiere da sola, essendo l'unica in grado di svolgerla e come prima cosa: mi avvicinai di soppiatto alle due guardie al cancello posteriore, avendo l'oscurità a mio vantaggio, li attirai verso di me facendo un piccolo rumore, abbastanza forte da distrarli, facendoli allontanare dal loro posto.

Il primo dei due venne verso di me, il quale non riusciva a vedermi, grazie ad un cespuglio. Aspettai che fu abbastanza vicino per poi uscire all'improvviso dal mio nascondiglio, afferrandolo alle spalle facendogli perdere i sensi prima che potesse dare l'allarme, posandolo affianco a me. Con il secondo feci lo stesso procedimento, per poi legarli ed imbavagliarli. In più, come maggiore garanzia dissi a Rieen di controllarli, prevenire è meglio che curare, così se dovesse succedere qualsiasi cosa vi era lui a prevenire qualsiasi guaio.

Dopo aver preso tutte le precauzioni, presi il casco di uno dei due, lo indossai e mettendomi anche il suo giaccone per nascondere il seno, iniziai ad attraversare il cortile. In teoria, ad un occhio inesperto, mi avrebbe fatto notare che avrei potuto usare questo travestimento, per introdurmi nei vari piani sotterranei, ma avendoci lavorato per mesi sapevo che ad ognuno di essi vi era sempre una guardia, se non più di una alle volte, davanti all'ascensore, chiedendo ogni volta l'autenticazione con tanto di tesserino. Per questo motivo ero costretta ad infilarmi in quello spazio stretto e soffocante, lì non vi era sorveglianza.

Nonostante mi resi irriconoscibile, la mia presenza attirava comunque troppi sguardi curiosi, cercai di calmarmi, pensando che forse si trattava solamente di una mia impressione per il semplice fatto che sembravo davvero un maschio. Nascondere le mie forme fu davvero una brillante idea, perché, essendo che ero l'unica donna qui alla centrale, so per certo che avrei alzato un polverone, pertanto alzai il capo in segno di sicurezza.

Girovagai un po' per il piazzale d'ingresso, giusto per non destare sospetti prima di dirigermi a passo felpato, nei condotti di ventilazione.
All'esterno vi erano diversi ingressi,
ma quello più sicuro è situato nel lato Nord dell'edificio, essendo quello meno illuminato rispetto agli altri, difatti vi era solo un lampione, posto dall'altra parte della strada, oltre il filo spinato, illuminando lievemente l'ingresso. Mi avvicinai con estrema cautela, stando sempre ben attenta a non essere vista né dalle telecamere né dai soldati che ogni tanto si affacciavano per controllare, iniziai a svitare le viti della griglia con il mio fidato coltellino. Una volta liberato l'ingresso, dovetti sbarazzarmi del casco altrimenti non ci sarei mai passata  ed entrai, strisciando al suo interno.

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