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Ave gente, oggi capitolo diverso dal solito (e più lungo) perché, you know it, il 14 settembre si avvicina un po' troppo velocemente per i miei gusti.

Ma ieri non era l'8 giugno? Okay...

Non so voi, ma a me quest'anno non va proprio di tornare a scuola e mi sta venendo un po' d'angoscia... ma giusto un po', eh.

Comunque, l'intento di questo capitolo non è quello di buttarvi giù, tutt'altro: oggi vi darò, infatti, dei consigli utili per sopravvivere all'anno scolastico, soprattutto per quelle tristi anime sole che dovranno entrare in primo.

A queste persone voglio dire: "Fuggite, sciocchi!"

Scherzi a parte, il classico e l'Ade sono praticamente la stessa identica cosa, quindi spero di farvi vivere questa esperienza nei Campi Elisi grazie a ciò che ho imparato negli ultimi tre anni.

Consiglio n°1: la procrastinazione uccide, la costanza rende liberi dalle maratone dell'ultimo minuto. So che ve lo sarete sentito dire 800 mila volte, ma non c'è cosa più vera.  La mole di studio del classico è tanta, soprattutto al triennio, e l'unico modo per non morire inghiottiti dai compiti è studiare volta per volta. Lo so, lo so, l'intenzione c'è, la messa in pratica manca del tutto: ci alziamo che è ancora notte, lottiamo sull'autobus per sederci, sopportiamo ore di lezione, pranziamo all'ora di merenda e siamo stressati, quindi è il nostro cervello a volere una pausa. Ma il "inizio alle 16" diventa "va be, facciamo le 17" per vedere un'altro episodio su Netflix, poi "alle 18 inizio, giuro" perché si sono fatte le 17.40 e alla fine "dopo cena faccio tutto". Fidatevi, per fare i compiti dopo cena senza crollare sui libri bisogna assumere dosi preoccupanti di caffeina. Morale della favola: fate subito i compiti altrimenti non li farete mai. E se oggi non fai i compiti, domani dovrai fare quelli di oggi e quelli di domani, ma domani non li farai per lo stesso motivo e i compiti si accumulano, si accumulano, si accumulano e finite col studiare cinquanta pagine di filosofia in una sola notte. Quindi, che la costanza sia con voi.

Consiglio n°2: leggere gli autori antichi salva la vita (e la media). Alcuni autori sono abbastanza facili da tradurre, come il mio amatissimo Cesare, ma altri non sono proprio fattibili. Prendiamone uno a caso: Luciano. Luciano aveva un ottimo spacciatore e si inventava cose assurde, tipo persone che in realtà sono lampade. Ora, se stai facendo una versione in classe e ti viene fuori che le lanterne condannano a morte una lanterna perché è assente, vai nel panico perché non ha minimamente senso. Se invece hai letto le opere di Luciano e sai che le cose stanno così, nel panico non ci vai. Altro esempio, zio Cicerone: due verbi in dieci righe ti fanno ammattire, ma se sai un minimo di che parla la versione, ti ci giostri meglio. So che leggere certa roba può sembrare una palla (e a volte lo è), ma sono sacrifici che salvano la vita... E la media.

Consiglio n°3: Percy Jackson ti fa sembrare più colto alle versioni di mitologia. Oltre che essere una saga meravigliosa, Percy Jackson ti fa imparare inconsciamente buona parte di mitologia greca: tra Gorgoni, Benevole, Ciclopi, Titani vari e Dei molto suscettibili è impossibile non ricordarsi qualcosa. E queste cose ti aiutano in una versione in cui il protagonista è una divinità arrabbiata con un umano per una stupidaggine. Quindi, leggete Percy Jackson.

Consiglio n°4: gli occhi fanno la loro parte. Qui parlo da persona con una memoria visiva assurda: più uno schema è colorato, più mi entra in testa. Di conseguenza, vi consiglio di andare in cartoleria e fornirvi di pennarelli ed evidenziatori di vari colori e poi creare la vostra personale legenda (es. rosa per le cose importanti, arancione per le date, giallo per le definizioni). Un altro modo di usare i colori è quello di creare delle mappe concettuali (es. le leggi dei gas) e di usare un pennarello diverso per ogni ramo (es. giallo per la legge isobara, verde per la legge isocora, arancione per la legge isoterma). Infine, creare dei sommari riassuntivi (es. la filosofia di Platone) assegnando ad ogni argomento un colore (es. giallo per l'etica, arancione per la metafisica, il verde per la teoria della conoscenza).

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