Abbandono la casa senza dire niente mentre mio fratello e il presunto amore della mia vita sono ancora lì.
Ora più che mai ho bisogno di sicurezza nella mia vita e non ho alcuna intenzione di accettare le cose senza indagare.
Il cambiamento repentino di Caroline ha acceso immediatamente in me dei campanelli d'allarme ma in onore del mio amore ho deciso di lasciarla libera, nonostante la sofferenza  che questa decisione mi ha poi provocato, ma non ne sono mai stato pienamente sicuro.
Ciò che sta accadendo in questo momento nella mia vita è completamente da pazzi.
Ho più di mille anni ma tutto questo è inimmaginabile.

Cammino nel buio della notte senza una meta.
Il freddo sembra tagliarmi in due la faccia ma non mi importa.
Entro al Rousseau e mi siedo in un tavolo isolato aspettando che qualcuno venga a servirmi.
Mentre muovo la gamba in modo ossessivo sento la presenza di qualcuno.
-Salve cosa ordina?- mi domanda con la voce più calma del mondo.

-Qualcosa di forte.- rispondo senza guardare.

-Non il solito bourbon?- domanda e poi si mette a ridere.
Non sono assolutamente dell'umore giusto ma decido di restare calmo davanti all'umorismo di Camille.

-Portami semplicemente la cosa più forte che hai e fa 3 giri per sicurezza.-

-Agli ordini!- scherza lei portando la mano sulla fronte imitando probabilmente un militare che porta rispetto al proprio comandante.

Riesce quasi a strapparmi un sorriso ma svanisce subito quando rientro nell'oblio della mia mente.

Poco dopo Camille torna con tre bicchieri di Bacardi, li porge davanti a me e senza chiedere si siede di fronte a me.

-A cosa devo la tua visita?- mi domanda prendendo e bevendo da uno dei miei bicchieri

-Mi distraggo.- ammetto per poi bere.
Lei minride praticamente in faccia.
-Ti distrai con il bacardi? Con il bourbon ci fai colazione scommetto!- il suo sarcasmo rende inutile il mio tentstivo di autocontrollo.

-Non mi va di parlare, Camille.- cerco di tagliare corto bevendo anche dall'altro bicchiere.

-La tua fidanzata ti ha fatto arrabbiare?- ride di me.

-Sei fortunata Camille.
Sei una delle poche persone che può raccontare di avermi preso in giro senza nessun tipo di conseguenze.- la informo con lo sguardo più spaventoso .

-Eserciterò questa fortuna finché potrò.- mi affronta nuovamente bevendo un altro sorso.

Dato che non sono in vena di gesti folli rido e bevo.
Camille improvvisamente si avvicina a me.
-Allora mi racconti o no cosa è successo?-

-Non sei più la mia analista Camille, non voglio raccontare niente.- insisto.
Lei sale sul tavolo e inizia ad urlare -Dai Klaus, raccontaci ciò che ti tormenta.-

Fortunatamente non sono un tipo che si vergogna e fin quando posso la ignoro e continuo a bere.
Mentre salta sul tavolo mi pento subito di aver ordinato un drink così forte.
-Scendi dal tavolo.- le ordino più volte mentre lei continua a urlare.

Stanco del baccano che si è venuto a creare afferro Camille e la porto sulle spalle fuori dal locale.
Mentre continua a scalciare come una matta la faccio scendere.
-Mi dici che ti prende?- le domando nervoso.

-Voglio sapere cosa succede.- dice ferma.

-Ti sei improvvisamente ripresa?- domando confuso.

-So cosa devo fare per avere la tua attenzione. Ora parla.- dice incrociando le braccia.

-Senti Camille, non voglio parlarne con te ne con nessun altro. Sto soffrendo. Ho paura di perdere la mia famiglia e non so come comportarmi.
Sono venuto qui a distrarmi e grazie alla tua insistenza sto peggio.- le vomito addosso tutto il mio risentimento.

-Mi dispiace. Non volevo farti stare male ma volevo aiutarti. Insomma chi è che ordina il Golden Grain e non si accorge che al posto di questo drink gli ho portato della gassosa...-

Resto senza parole dalla sua affermazione.
Davvero sto così male da non accorgermi del mondo intorno a me?
Guardo Camille che non mi dice più niente.
La guardo ammutolito e poi mi incammino.

-Dove vai?- mi domanda Camille mentre mi allontano.

-Lontano da tutto.- dico ma Camille non molla l'osso.
Mi insegue e mi afferra il braccio con delicatezza.
-Non ti ho mai visto così Klaus. Per favore dimmi cosa posso fare.- mi supplica visibilmente spaventata.

-Mi dispiace trattarti in questo modo, davvero, ma le cose che stanno accadendo sono pessime e non voglio trascinare nessuno con me.-

-Lo sai che io posso aiutarti. Farei di tutto per farti stare bene.
Sono innamorata di te da quando ci siamo incontrati per la prima volta a quella mostra di quadri per strada e so che anche tu provi qualcosa per me, altrimenti probabilmente mi avresti già uccisa.-
Digringno i denti e stringo i pugni.
Mi dirigo come una furia verso di lei e mi blocco a pochi centimetri.
Camille non si muove.
Preso da un impulso inspiegabile e inaspettato la afferro per le braccia e la tiro con forza a me.
Entrambi ci guardiamo negli occhi e sensa pensare le do un bacio.
Lei ricambia e la passione ci pervade.
Non so se lo faccio per rabbia, per tristezza o perché ho bisogno di distrarmi ma la prendo in braccio e la avvicino alla parete.
Camille mi apre la camicia e continuiamo a baciarci finché il gesto si tramuta in altro.
Mi spingo in lei senza pensarci.
È difficile da capire e cattivo da realizzare ma in questo momento hi bisogno di qualcosa che mi calmi e nonostante non provi niente per Camille ho bisogno di sentire che qualcuno è vicino a me.

Mentre ci rivestiamo mi sento sofferente, ancora più di prima.
Ho accusato Caroline di non amarmi e poi ho fatto questo.
Sono deluso e arrabbiato.

Camille si avvicina e mi accarezza la guancia.
-Ti amo- mi sussurra.
Mi volto e la afferro per un braccio.
-Io amo Caroline.- le dico probabilmente ferendola.

-Lo so, volevo solo che lo dicessi chiaramente.- dice e poi si volta.

-Perdonami.- le dico.

-Non c'è n'è bisogno. Sapevo che ti serviva il mio aiuto per calmarti. Spero solo che ciò che è successo non peggiori le cose.-

La Vera Storia Di Caroline Forbes 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora