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PRESLEY'S POV

Mugolai al canto insopportabile degli uccellini.
La testa scoppiava e faceva male da morire, lo stomaco era sottosopra ed il corpo indolenzito come se avessi combattuto e bevuto tutta la notte. Piagnucolai maledicendomi, infilando la faccia nel cuscino soffice dove riconobbi un profumo a me già molto famigliare. Non c'era nessuno in stanza....anzi, come ci ero finita in camera mia?

«Non ricordo nienteeeee....ahhh!!!» Sbottai ad alta voce pentendomene subito a causa delle fitte che percepii come se qualcuno mi avesse infilato delle spille in testa. Sollevai il lenzuolo ed arrossii, scoprendo avessi solo l'intimo addosso. «Dov'è il libro? ..No, no, no!» Mi alzai barcollante cercandolo ovunque, finché lo vidi all'interno del cassetto del comò e tirai un sospiro di sollievo, anche se ero certa che lui fosse stato lì la notte precedente e che conoscendolo, sicuramente aveva dato una sbirciatina. C'era ancora il suo profumo spalmato sulla mia pelle e racchiuso sulla federa del cuscino. Premetti le mani sul volto, disperata, pensando al peggio, ma lasciai stare non volendo rovinarmi la giornata con le mie paranoie. Forse, mi aveva semplicemente riaccompagnata e mi ero spogliata da sola....annuii, volendo convincermi a tutti i costi. Deva! Deva doveva sapere che-.......sì, come no, Deva! Deva era più fuori di me. A proposito, dov'era? Stava bene?
Corsi a farmi una lunga doccia e mi vestii lasciando i capelli sciolti ed umidi sulle spalle, e poi raggiunsi la cucina per aiutare come al solito la signora Maria e per scoprire anche che fine avesse fatto la mia amica.

«Buongiorno.» Le sorrisi mentre tese le labbra, quasi con delusione.

«Che avete combinato tu e quell'irresponsabile di mia figlia?»

Deglutii imbarazzata, domandandomi chi glielo avesse riferito. Probabilmente Lena.

«Me l'ha detto Harry, quando l'ho beccato che sbucava dalla dependance nel bel mezzo della notte.» Ed ecco che il mistero fu risolto. Non fiatai, ma mi sentii davvero una stupida per essermi spinta fino al punto da non ricordare niente di niente.

«Mi dispiace signora Maria...» esclamai sincera «...è stata tutta colpa mia.»

«La colpa non è mai di uno solo....» scosse la testa «...è giusto che vi divertiate e vi godiate la vita, ma quando ho visto la faccia impallidita e terrorizzata di Harry, mi sono spaventata chiedendomi in quale stato fossi!»

Lui, cosa??

«Non riaccadrà mai più.» Mormorai mortificata mentre mi abbracciò tirandomi su di morale e chiedendomi se mi andasse una bella cheesecake ai fichi. «Chiedo a Lena se può raccoglierne un po' prima che rientrino nel frattempo, ti preparo la colazione.»

«No, ci vado io.»

«Ma tra poco verrà giù un'acquazzone e non hai mangiato nulla!» Mi fece sorridere, notando il cielo scuro. «Ne sei certa?»

Annuii, salutandola per poi dirigermi velocemente verso la mia bicicletta, ma non appena montai in sella, qualcuno si accomodò alle mie spalle appesantendo il carico sulla ruota posteriore e mantenendo l'equilibrio del velocipede piantando i piedi a terra.

Lui...sempre e solo lui. La mia spina nel fianco.

«Dove vai di bello?» Chiese beffardo mentre arrossii ripensando alla scorsa notte.

«A raccogliere fichi, possiamo riparlarne più tardi?»

«C'è qualcosa di cui dobbiamo parlare?»

No? Meglio! «Posso andare, ora?»

Finse di pensarci, anche se ironicamente. «No.» Disse secco scuotendo il capo ed accennando un sorriso più finto dei soldi del Monopoly. Lo fissai, aspettando che scendesse mentre ricambiò la mia occhiataccia come un santarellino , aspettando che invece pedalassi. Posò addirittura la sua mano piena di anelli sulla mia coscia nuda , bruciando la pelle sotto il suo tocco e mi incitò a premere sul pedale per poi cingermi saldamente la vita facendomi sussultare. «Zitta e vai!»

Agrodolce - vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora