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PRESLEY'S POV

«Questo dev'essere Harry!» Saltellai giù dalla sedia ancor prima di finire di decorare con della marmellata di albicocche e degli spicchi di frutta fresca, la crostata che io e Santiago avevamo preparato.

«L'hai quasi....ah, lascia perdere!» Bofonchiò il messicano alle mie spalle mentre raggiunsi con il cuore in gola la porta d'entrata. Non seppi precisamente il perché ma ero felice di gettarmi tra le sue braccia.

«Harry, finalmente!» Gli sorrisi non appena comparve dinanzi ai miei occhi, anche se non sembrò molto felice di vedermi. «Dov'eri? Sono stata in- ....oh, cazz-...» mi schiarii la voce rimangiandomi l'ultima parola quando Chloe sbucò affiancando il figlio. Mi guardò con un'aria delusa, amara il che mi fece ghiacciare letteralmente perché superò ogni mia concezione. Poi sospirò catturando di nuovo i miei occhi non appena osai spostarli un secondo su Harry.

«Mi fai entrare?» Mormorò facendolo, non aspettando nemmeno che le rispondessi.

«Chi è? È Harry?» Udimmo le urla di Santi provenire dalla cucina dove la donna si indirizzò lasciandomi sola con il riccio che stampò un bacio sulla mia testa, come a darmi sostegno morale. «Dai, scommetto che vi state sbaciucchiando ....o porca merda! Ehm...volevo dire, salve Signora Styles! Che ci fa lei qui?» Mugugnò terrorizzato, non aspettandosi affatto la visita della donna, come del resto noi.

«Ecco, appunto! Che ci fa qui?» Chiesi sottovoce al riccio che scrollò le spalle. «Manca ancora qualche giorno al matrimonio.»

«Non ne ho idea, Peps.» Anche se parve teso ed un'idea ce l'aveva eccome, solo che conoscendolo non mi avrebbe rivelato niente, convinto che mi sarei preoccupata o avrei avuto altri attacchi d'ansia. «Meglio se andiamo o Santi sverrà!»

Annuii e lo seguii facendomi scudo con le sue spalle larghe, anche se lei cercò immediatamente me con i suoi occhioni verdi. «Ho saputo che sei stata poco bene. Come va?» Chiese gentile anche se non me la stava dando affatto a bere. Avevo imparato a conoscere vari lati del carattere di Chloe. Non era cattiva in sé, ma era disposta a tutto pur di raggiungere i suoi scopi e quest'eccessiva ambizione travolgeva colore che la circondavano come un'uragano.

«Ecco una fetta di crostata signora Styles, l'ho preparata io con le mie stesse mani!» Si pavoneggiò il messicano mentendo spudoratamente, anche se la donna lo ignorò mantenendo lo sguardo fisso su di me.

«Sto bene.» La rasserenai vedendo Harry prendere posto dinanzi alla madre. «Non era niente di che.» Il ragazzo afferrò il mio polso e mi trascinò fino a farmi accomodare sulle sue gambe, mentre sprofondai nella vergogna sentendomi giudicare in malo modo dalla donna. Dalla sua espressione scomparve anche l'ultima briciola di empatia, e non era un buon segno, così tentai di muovermi ma me lo impedì tenendomi stretta a sé. Percepii confusione in quel gesto, poi compresi il perché ; non si trattava di far arrabbiare sua madre. Lui aveva bisogno di sentirmi accanto. Della mia vicinanza. Come se in due potessimo vincere quella forza rigida che in qualche modo voleva ostacolarci.

«Mi fa piacere. Sono stata molto in pensiero.» Esclamò con freddezza anche se c'era da aspettarselo.

«Perché ci guardi così? Ti facciamo ribrezzo?» Sorrise il figlio, beffardo, portandole via il piattino con il dolce mentre lei lo guardò male. Harry riusciva a portarti ad alti livelli di esaurimento nervoso quando si impegnava.   «Che ti porta da queste parti?» Addentò il pezzo di crostata ed andò diritto al nocciolo del discorso mentre mi chiesi se fossero venuti insieme fino in paese oppure se avessero avuto modo di chiacchierare e di confrontarsi. Se lui le avesse accennato il fatto che saremmo comunque rimasti insieme e che sarei ritornata a vivere a Long Island e non a New York. Parve molto stanca e pallida per via del fuso orario, il che spiegava le borse sotto gli occhi e la chioma disordinata raccolta in uno chignon basso, sulla nuca.

Agrodolce - vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora