12

2.2K 104 24
                                    

PRESLEY'S POV

Mi svegliai quando il sole non era ancora sorto, ai chicchirichì lontani di qualche gallo vivace e con un peso posato su gran parte del mio corpo. Nonostante quella situazione andava contro ogni principio di moralità e razionalità, il primo pensiero fu ugualmente rivolto a lui ed i battiti del mio cuore accelerarono a dismisura. Desiderai tanto giocare con i suoi capelli ondulati e sparsi sul mio collo, ma mi limitai solamente ad annusarglieli senza farmi beccare. Sapevano di buono, come sempre. Ne approfittai e mi riempii i polmoni come se volessi farne scorta mentre tracciai con gli occhi le linee dei tatuaggi che assieme a vene sporgenti ricoprivano il braccio che teneva saldo sopra la mia pancia. Deglutii nel momento in cui si mosse, premendo per bene il suo arnese sul mio esterno coscia, bloccando quasi di proposito le mie gambe nel peso della sua mentre mi sentii avvampare con le guance che andavano a fuoco.

"Che situazione" - pensai fissandogli la fronte ed accarezzandogliela come gesto meccanico affine di svegliarlo anche se tutto ciò che fece fu stringermi ancora di più fino a farmi mancare l'aria. Schiuse le labbra e respirò contro il mio orecchio facendomi venire la pelle d'oca ed i brividi che scesero veloci lungo la mia schiena mentre tentai di svincolarmi sperando che che si alzasse e se ne andasse.
«Harry...» sussurrai cercando il suo bellissimo viso «...devi andartene.»

Provai a liberarmi di nuovo dal suo possente abbraccio, riuscendoci stavolta anche se in parte mentre mugugnò stiracchiandosi ancora con gli occhi chiusi mostrandomi la forma della sua leggera erezione intrappolata nel suo intimo. La mano era ancora fasciata, ma c'erano delle chiazze di sangue sulla garza il che mi fece preoccupare.

«Vattene tu.» Farfugliò strofinandosi gli occhi stanchi, mentre assottigliai lo sguardo aspettando che li aprisse e mi guardasse.

«Scusa, ma ti ricordo che sei nella mia stanza.» Afferrai la sua mano ed incominciai a slacciargli la benda per dare un'occhiata alle piccole ferite, mentre si piegò in avanti sedendosi ed appoggiando il mento sulla mia clavicola, non avendo la più pallida idea di quello che aveva fatto scattare quel gesto così semplice, al mio interno.

«Non è niente.» Mormorò rassicurandomi e ritirando la sua mano che bloccai saldamente sopra le mie cosce, beccandomi anche un lungo sguardo inquisitorio da parte sua , il quale non ricambiai o sarei crollata permettendogli di tutto. Controllai attentamente i tagli nella speranza che non si fossero infettati o cicatrizzati, finché incominciò a baciare lentamente la pelle della mia clavicola, spostando con la mano libera i miei capelli sopra la spalla destra.

«Non è niente...» balbettai quando strusciò il naso sulla cute del mio collo, accompagnato al suo alito caldo che risvegliò nel mio basso ventre mille emozioni tutte insieme «....se vuoi, ci metto un...po'...» deglutii dimenticando le parole, chiusi gli occhi e mi leccai le labbra ricevendo tutte quelle attenzioni calde ed umide da parte della sua lingua sommata a degli ansimi che emise.

«Lo so.» Rispose a bassa voce mordicchiando dolcemente il lobo del mio orecchio e premendo con l'altra mano il mio collo sulla sua bocca, immobilizzandomi quando cercai di allontanarmi. «Ferma.»
Incantata dai suoi modi soffocai un gemito di piacere percependo del calore scendere giù nei miei slip, mentre strinsi le gambe quasi vergognandomi di essermi eccitata per così poco, e da niente meno che il mio fratellastro. Mi leccava e baciava la pelle come se volesse letteralmente mangiarmi, calibrando la dolcezza alla brutalità, e mandandomi in tilt soprattutto quando ansimava godendo contro il mio orecchio.

«Ah....» mi lasciai sfuggire un gemito colmo di eccitazione stringendo nella mano il lenzuolo tant'è che chiuse subito la mia bocca con la sua mano affinché Santiago non ci sentisse.

«Zitta.» Ordinò succhiandomi ferocemente il collo ed accentuando le mie lamentele che vennero fuori lo stesso, seppur ovattate, mentre ghignò compiaciuto vedendomi sfinita e sicuramente paonazza in volto o nelle zone di pelle alle quali aveva dedicato le sue attenzioni. Tentò di baciarmi ma mi scansai all'ultimo facendo finire le sue labbra sull'angolo della mia bocca. «Non pensare a niente quando sei con me, Peps....» sussurrò «...non devi avere paura di niente quando sei tra le mie braccia.»
Beh, certo...era facile per lui. Cinse la mia vita e con un movimento veloce mi fece sedere sopra le sue gambe, anche se restai spaesata per tutto quell'arco di tempo. Non dovevamo farlo, ma neppure lo respinsi o mi rifiutai. Mi stavo facendo travolgere dal suo menefreghismo nei confronti della situazione e la cosa stava diventando alquanto grave.
Faccia a faccia, ansimai nella sua bocca quando percepii il suo cazzo duro che premette e pulsò contro me, mentre morse le mie labbra ordinandomi di non emettere alcun tipo di suono. Poi mi baciò. Tentò l'approccio con la lingua diverse volte prima che gli permettessi di affondare dentro la mia bocca mentre oltre alle mie mutandine, dopo uno spasmo, sentii che bagnai con i miei umori anche il tessuto dei suoi boxer grigi. Mi parve che ci avessero catapultati agli inizi. Prima ci nascondevamo agli occhi della gente per via della mia età, ora per quel fottuto legame di sangue che in parte mi fece disgusto, ma che non riuscì a battere la voglia incontenibile di stare con lui. Ci baciammo con tanta foga e voglia, trattenendo ansimi intrattenibili, gemiti coperti con mani o ovattati nelle bocche di l'un l'altra e baci insaziabili . Scontrammo i denti tra loro nella fretta del desiderio, tirandoci i capelli a vicenda e fiondandoci le unghie nella carne quasi a volerci fare male di proposito. Quasi come se lui volesse entrare sotto la mia pelle ed io sotto la sua, come inchiostro di un tatuaggio che ad un certo punto sarebbe sbiadito e sicuramente si sarebbe rovinato in qualche zona, ma sarebbe rimasto lì per sempre. Non bellissimo ma incancellabile.

Agrodolce - vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora