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PRESLEY'S POV

«Certo che so fartela la treccia.» Esclamò reggendo tra le labbra e da vero esperto la sigaretta accesa. Una delle poche che non si era bagnata o rovinata, anche se quasi tutte dovette spezzarle a metà. «Dai, girati!»

Sorrisi e lo feci. Erano le tre di notte ed avevamo trascorso tutto il tempo a chiacchierare e a raccontarci tutto quanto. Dal fatto che avesse recuperato gran parte della sua memoria, a quanto detestasse Nathan, passando per il suo rapporto con Maria a come fosse rimasto costantemente al fianco di Santi dopo la morte di suo padre Javi. Buona parte del tempo lo avevamo speso tra risate e racconti di cazzate inutili che sicuramente avremmo dimenticato il giorno dopo.

«Me li stai tirando , ahia!» Ridacchiai portando la mia mano sopra le sue affinché la piantasse. Constatai la zona dove stava lavorando da qualche minuto ormai, rendendomi conto che aveva combinato un casino. «Sembra....» palpai perplessa mentre mi fece urlare di dolore, quando legò due ciocche «....un nido di uccelli! Ma che hai combi-...»
Lo sentii ridere a crepapelle alle mie spalle.
«Ah, ti prendi gioco di me?» Mi voltai a dargli una bella lezione, tirando a lui i capelli. «Ti fa male? Eh?»

«Molla!» Ordinò, cosa che ovviamente non feci. «Ti do tre secondi.»

Lo scrutai sfidandolo e sfilandogli via dalla bocca quel poco che restò della sua sigaretta, per poi posarla tra le mie labbra sotto i suoi occhi ardenti e lussuriosi. «Altrimenti?»

Morse violentamente il labbro nascondendo un sorriso accentuato mentre gli espirai del fumo in faccia. Sapevo bene quanto detestasse quella domanda. Persi la concentrazione quando gettai nel fuoco la sigaretta ed in un batter di ciglia, mi ritrovai stesa a terra ; la risata scomparve dalla mia faccia quando premette il suo viso sulla mia pancia e soffiò, per poi farmi scoppiare a ridere mentre mi dimenai sotto di lui chiedendo pietà.

«Hai ancora il coraggio di azzardarti a fare qualcosa?» Minacciò stampando un paio di baci all'altezza del mio ombelico, facendomi venire la pelle d'oca ed i capezzoli duri dato che la loro forma spuntò nel tessuto di cotone che mi avvolgeva il seno. Infilai le dita tra i suoi capelli ondulati e setosi, ormai asciutti, e gli accarezzai dolcemente la testa sapendo bene quanto amasse quelle coccole mentre lui continuò a dare le sue dolci attenzioni al mio ventre. Poi sbuffò d'un tratto e si sedette di nuovo, lasciandomi comprendere la sua ...sofferenza. Si stava trattenendo e gli costava molto, dato che notai la forma possente del suo pene intrappolato nei suoi boxer.

Mi sedetti sulle ginocchia di fronte a lui e restai a guardarlo finché mi accennò un sorriso lieve ma bellissimo. Presi le sue mani e le portai lentamente sul mio viso, incitandolo a sfiorarmi, cosa che fece senza esitare convinto che volessi le coccole, ma poi le spinsi più giù sul collo, sul petto, accendendo di desiderio le sue iridi verdi. «Voglio le tue mani sul mio corpo. Vorrei solo le tue mani sul mio corpo.» Sussurrai portandole sul mio seno mentre tese la mascella respirando affannato e fissandomi per un po' non sapendo come agire. Deglutì perfino un paio di volte quando gli feci sfiorare il mio capezzolo turgido con i polpastrelli dell'indice e del medio, finché non si fece più pregare e me lo bloccò fra essi. Strinse mentre morsi il labbro inferiore mandandolo fuori di sé. «So che è sbagliato, ma quello che accadrà qui, rimarrà qui.»

«Sei una folle.» Sussurrò avvicinandosi alla mia bocca, rossa già gonfia e pronta ad accogliere lusingata la sua. Infilò le sue dita calde tra la mia pelle ed il tessuto che mi ricopriva il seno, fino a che riuscì a sciogliere il nodo permettendo al mio petto si esporsi maestoso a lui che lo accarezzò volentieri accendendo ogni mia voglia più sfrenata. «Lo sai, vero?»

«Ho imparato dal migliore.» Mi sedetti a cavalcioni sulle sue gambe, legando le mie braccia dietro il suo collo. Non consumammo, ma ci baciammo e toccammo stimolandoci anima e corpo, fino ad ansimare e gemere godendo di l'un l'altra ; storditi, eccitati, spaventati, incoscienti ma mai pentiti di essere andati un po' oltre.
Noi eravamo già oltre.
Sempre.
La mia mente ed il mio corpo tremarono e bruciarono sotto il suo, quando mi stese al suolo e baciò da cima a fondo ogni centimetro della mia pelle finché lo trascinai nuovamente giù stringendogli le gambe attorno alla sua vita.

Agrodolce - vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora