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PRESLEY'S POV

Riuscii in qualche modo a placare gli animi dei ragazzi. Nathan andò via imprecando come un matto, mentre Santiago entrò a farsi una doccia veloce prima di cena. Io rimasi a letto a piangere e a rimuginare con insistenza riguardo le parole del mio amico. Forse aveva torto, forse aveva anche in parte ragione dal suo punto di vista, ma non capii comunque la sua eccessiva insistenza accompagnata pure da toni alquanto sgarbati, non da lui. Che diavolo stava succedendo con Nathan? Sapevo che la situazione fosse sbagliata ma io volevo lui eppure, perché agli occhi degli altri  non riuscivo ad essere così chiara e convincente come speravo, permettendo a loro di pensare che la mente malvagia che mi manipolava fosse quella di Harry? Come se non bastava, ero pure estremamente tesa e nervosa per l'esito del test che avremmo appreso a breve e la paura si stava facendo sentire sotto ogni punto di vista. Ma paura di cosa, esattamente? Di scoprire una verità che sulla carta non mi spaventava poi così tanto, ma che forse, diventando una certezza concreta avrebbe un po' scombussolato gli equilibri o gettato giù anche i miei pilastri di cemento armato?
Ero debole.

«Non so che fare....» mi tappai la bocca strozzando i singhiozzi sul nascere «...non so che fare, mamma! Aiutami...ti prego.» Io ero un'anima smarrita senza di lui, ero vuota, ero infelice. Premetti la faccia sul cuscino e piansi, confondendomi maggiormente i pensieri . Non ero affatto spaventata da ciò che avrebbe potuto pensare la gente, o se ci avrebbe puntato il dito definendoci dei mostri disgustosi, ero spaventata dal poter prendere la decisione sbagliata. Dal poter renderci un giorno conto di quanto fossimo stato sciocchi o male avessimo commesso, e contemporaneamente dal poterlo perdere definitivamente. Mi sentii estremamente pressata e confusa, anche se non di ciò che provavo per lui. Di quello mai, ma le parole di Nat non mi lasciarono affatto intoccata.

«Peps, sei qui?»

Tirai su con il naso, mi ripulii velocemente gli occhi e mi sollevai immediatamente dal materasso fingendo che stessi facendo altro quando udii i suoi passi in corridoio, finché aprì la porta di camera mia.

«Scusa, piccola...» lo sentii avvicinarsi alle mie spalle «...ero ad accompagnare Antonio fino alle vigne e poi mi sono fermato a prenderti una cosa.» Sentii qualcosa sfiorarmi la spalla, finché mise il bouquet di fiori davanti al mio naso, inebriandomi l'olfatto. Me lo mostrò fiero e baciò le mie spalle con delicatezza ripetendomi quanto gli fossi mancata in quell'ultima ora che avevamo trascorso separatamente. «Ti piacciono? Non sono belli quanto te, ma...»

«Giuro che gli spacco la faccia, la puta madre!» Udii Santiago borbottare in corridoio, probabilmente dirigendosi verso camera mia e non accortosi di Harry che ritornò in posizione eretta e si voltò immediatamente verso la porta. «Figlio di puttana...Peps, dove-...hey!» Tese la mascella notando l'inglesino mentre gli feci cenno di non racontare niente, o Harry si sarebbe messo nei guai e sicuramente Nathan non l'avrebbe scampata liscia.

«Che hai? A chi erano rivolte quelle parole?» Domandò sospettoso, non essendosi ancora reso conto del mio stato, mentre Santi la mise sul ridere ed entrò in camera con fare giocoso.

«Con nessuno, hermano.»

Sentii gli occhi di qualcuno perforarmi il volto ma non ebbi il coraggio di incrociare il suo sguardo. «Aspetta un attimo!» Mormorò piagandosi in avanti e sollevandomi il viso di poco, per scrutarmi meglio nonostante lo rasserenai . «Che è successo? Perché stai piangendo?»

«Non è niente...» esclamai mostrandogli un lieve sorriso ed accarezzandogli la mano con le mie «...sono solo un po' tesa. Tutto qui!»

«Tesa? Tesa per cosa?» Chiese aggrottando la fronte mentre non proferii parola. «Che è successo, Santi?» Sbottò ignorandomi completamente , nonostante stesse sfiorando con cura il mio volto, donandomi un po' del sollievo che meritavo di ricevere in quell'istante. «Hey, sto parlando con te!»

Agrodolce - vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora