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HARRY'S POV

«Che ti turba, amico mio?» Chiese Santi ripiegando con cura alcuni degli abiti di Peps mentre mi assicurai di portare con me solo lo stretto necessario che le sarebbe servito in quei giorni, evitando di sradicare tutta la dependance.

«Vuoi la verità?» Sospirai afflitto prendendo in mano il suo libro, la videocamera, i pennelli ed i colori ed il beauty-case della ragazzina. «Tante cose. Troppe cose stanno coincidendo e a dirla tutta, mi sto un po' cagando sotto.»

Aggrottò la fronte non cogliendo il punto del mio discorso. «A che ti riferisci?»

«Tanto per cominciare, all'anomalia che presenta al cuore.»

«Beh?»

Deglutii. «Anche mio padre ne era portatore.» Lo spiazzai, tant'è che spalancò gli occhi come se gli avessi rivelato chissà cosa.

«Ne sei certo? Insomma, eri piccolo e poteva trattarsi di qualsiasi cosa, no?» Domandò a mezza voce, aspettando con ansia che glielo ribadissi o confermassi. Mi limitai semplicemente a scuotere il capo e a spostare il mio sguardo tanto incupito quanto rattristito, fingendo di dare un'occhiata in giro.

«È genetico, Santi, e ne sono certo ma preferisco che lei non sappia nulla....» precisai trovandolo d'accordo con me «...almeno per ora. Non voglio che si stressi per questa cosa, ha già avuto molto a cui pensare ultimamente e preferisco che sia il test a confermare o meno questa mia supposizione.» Sempre se di supposizione di trattava, anche se parve fin troppo strana una coincidenza simile. Quante erano le probabilità che Peps e Hawk, che sulla carta o per insinuazioni erano padre e figlia, presentassero lo stesso difetto cardiaco? Troppe. Molte di più di ciò che credevo e speravo. I tasselli stavano lentamente andando tutti al loro posto e ciò non giovava a favore della nostra relazione.

«Mi pare giusto!» Esclamò chiudendo la valigia della ragazzina e sollevandosi in piedi. «Presley ha solo bisogno di un po' di serenità che solo tu sei capace di darle.»

Annuii sentendomi estremamente abbattuto mentre lui mi avvisò che avrebbe portato in macchina la valigia e raccolto un po' delle sue cose che si sarebbe portato appresso. Rimasi impalato sul posto e mi accesi una sigaretta, spegnendo il cervello per un po' e non volendo pensare a niente, finché sentii bussare sul vecchio legno.

«Peps? Sei....» Nathan smise di fiatare non trovando ciò che si aspettava «...ah, sei tu!»

«Che peccato, ti ho deluso.» Ironizzai espirando del fumo.

«Un po'.»

Era un osso duro, non avevo mai conosciuto quel lato del suo carattere e se non ci fosse stata Peps di mezzo, in altre circostanze, forse mi sarebbe pure stato simpatico. Nah...nemmeno in quell'occasione.

«Lei non è qui.» Lo avvisai affinché si levasse dalle palle e mi risparmiasse i nervi tesi a fior di pelle. Non ero dell'umore di dargli attenzione o di discutere, anche perché tra lui e Chloe, il compito di scegliere quello che non sopportavo era davvero arduo. «Che c'è? Stai aspettando che ti ringrazi per non avermi denunciato?»

«Lo rifarei altre mille volte per Presley!» Esclamò riluttante mentre serrai la mascella con violenza. Ma che cazzo voleva fare? «Cerco solo di farle capire che questa scelta le comprometterà la vita, ed anche a te! Gliela stai rovinando. Hai visto com'è stata male? Se questo egoismo da parte tua lo reputi amore allora io non ci ho capito proprio un bel niente.»

«Tu a cosa auspichi, esattamente?» Andai diritto al punto, stanco delle sue cazzate filosofiche.

«Cosa?» Deglutì non appena avanzai nella sua direzione, ma non perché lo stessi intimorendo.

Agrodolce - vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora