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PRESLEY'S POV

Aspettai con ansia per tutta la mattinata, ma niente. Come la notte precedente sia lui che Santiago continuavano ad avere il telefono staccato e dato che di Deva neanche l'ombra, non potei far altro che iniziare ad accettare l'idea di rassegnarmi ed iniziai ad impacchettare tutte le mie cose.
Stanca, decisi di farmi un bagno ma proprio nell'istante in cui uscii in corridoio per dirigermi nel piccolo bagno in fondo ad esso, notai una lettera al suolo infilata nella fessura della porta principale.
Deglutii, certa che fosse un segno negativo anche perché mi aspettai lui in carne ed ossa come sua risposta. Mi avvicinai e mi piegai ad afferrarla, timorosa però di leggere. Non si era neppure preso la briga di darmela personalmente o di dirmi in faccia ciò che aveva scritto. Tirai un lungo respiro e mi decisi a leggere.

"Non ti amo più. Non sei la donna per me. Fattene una ragione e vai avanti per la tua strada,
Harry!"

Doveva per forza di cose trattarsi di uno scherzo. Mi accasciai al suolo e premetti forte la mano sul petto, provando un dolore incomprensibile. Ma che diavolo gli stava succedendo? Come poteva dirmi certe cose sapendo bene che mi avrebbe spezzato il cuore!



NATHAN'S POV

«Siete pronte?»
Nessuna delle due rispose. Presley parve distrutta ma aveva smesso di piangere ; si alzò dal materasso, afferrò la sua valigia ed uscì dalla sua stanza per prima lasciando indietro l'amica.
Si assicurò semplicemente di ribadirmi il fatto che Owen avesse insistito per tenere lì il cane, almeno per un'altra decina di giorni. "Trattatemelo bene!" Sputò fredda.
«Sei pronta?» Domandai a Deva vedendola annuire, poi mi lasciò tra le mani la lettera sgualcita e con l'inchiostro sbavato su certi punti dove Presley aveva probabilmente riversato oceani di lacrime.

«Sarai contento di averle frantumato il cuore!»

«Non sei migliore di me, Deva!» Esclamai. «Io almeno l'ho fatto per il suo bene, tu per chi?»

Tese la mascella per nulla fiera di se stessa, poi alzò i tacchi e se ne andò mentre ripiegai la lettera e la infilai in tasca. Il viaggio in aeroporto fu silenzioso. L'unica occasione che ebbi di poterle parlare fu quando parcheggiai l'auto e l'equipaggio del velivolo privato incominciò a caricare le cose delle ragazze.

«Peps.»
Si voltò, mentre l'amica si affrettò a salire la piccola scalinata.
«Lo sai che ti voglio tanto bene, vero? E sai anche che mi fa male vederti così giù di morale.»
Mi abbozzò un sorriso leggero, ma solo per levarmi dai coglioni.

«Ciao...e ricordati del cane. Dagli da mangiare e dagli da bere!»
Poi salì mentre ebbi la strana sensazione che le cose tra me e lei, una volta che anche io sarei rientrato negli Stati Uniti non sarebbero state per niente lisce come l'olio. Con l'amaro in bocca, tornai in auto e prima di dirigermi alla villa, pensai di passare alle vigne a controllare come stesse procedendo la prima vendemmia. Prima finivo, prima partivo e raggiungevo Peps a New York.



PRESLEY'S POV

«Wow! È grandioso, non trovi anche tu? Non pensavo fossero così grandi! Pensa che tu hai la tua parte e questa invece è tutta mia....» mormorò una Deva particolarmente euforica mentre mi versai dell'acqua in un bicchiere «....qui ci si potrebbe perdere! Guarda, Peps, questo diventa un letto. Mio Dio, questo è un sogno!» Aggiunse infilandosi le cuffie per poi selezionare un film dallo schermo che aveva davanti.

«Signorina, tutto bene? Le servo qualcosa?» Domandò un uomo.

«Ah, no grazie. Sto bene così!» Replicò la mia amica rimettendosi le cuffie e dando la sua più totale attenzione alla selezione del film.

Agrodolce - vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora