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PRESLEY'S POV

«Sembriamo due pazzi fuggiti dal manicomio.» Mormorai baciando la sua nuca e reggendomi forte al suo collo. «Tu senza maglietta, io senza mutande.» Per fortuna l'orlo del vestitino era abbastanza lungo e riuscisse perlomeno a coprirmi il sedere.

Lo feci ridere finché girò il collo per stamparmi un bacio sulle labbra. «Chi se ne frega!» Camminò tenendomi sulle spalle per quasi una ventina di minuti anche se insistei a fermarci un paio di volte in uno dei tantissimi uliveti della zona, affinché riposasse.

«Sento il tuo cuore battere forte.» Esclamò non appena notammo la villa in lontananza.

«Non so che fare.»

«Ridi.»

Corrugai la fronte pensando a quanto fosse bizzarro quel ragazzo. Un bellissimo mondo , tutto suo e tutto da scoprire. «Ridi?»

«Certo.» Esclamò convinto di ciò che mi disse. «Ridi, anche quando ti senti troppo male, troppo consumata o stanca. Ridi seppure le lacrime ti
inondano gli occhi e sfocano la tua vista. Che cazzo ti frega, Peps? Da quando ti importa ciò che pensa o dice la gente sul tuo conto? Credi che loro
siano perfetti?»

«No.» Scossi la testa.
Ma per quanto lui si sforzasse di liberarmi la mente , non era la stessa cosa. La nostra situazione era delicata e non aveva alternative se non quella di separarci e farci una vita lontano da l'un l'altra,

«Canta e balla anche quando la gente ti fissa e ti dice che la tua voce fa schifo, sei rigida nei movimenti o che sembri uscita dal manicomio.» Aggiunse facendo qualche passo di danza, goffo, strappandomi di forza un sorriso. «Quando sei venuta a Long Island ti ho detto una cosa, una delle prime sere.»

«Me la ricordo. Mi hai detto di essere felice e di fare tutto ciò che mi rende tale, a prescindere da cosa penserà la gente, di come mi giudicherà o se li
ferirò.»

«Esatto. E ricordi la storia del latte?» Aspettò che annuissi. «Cazzo, Peps, hai vissuto una vita con la costante ansia di sbagliare o di essere giudicata, dimenticandoti di goderti le cose. Anche quelle più insignificanti e piccole. Tu non sei perfetta e non devi rendere conto a nessuno di questo perché la sai una cosa? Non piacerai mai a tutti. Ci sarà sempre chi ti ama e chi ti odia. Per quanto tu sia bella ed intelligente, troverai sempre il coglione di turno che , vuoi per ignoranza, vuoi per invidia o noia, affermerà il contrario, okay? Quindi tanto vale godertela al massimo questa vita perché niente ritorna più indietro. Lasciati andare, piccola....» mormorò «.... Ridi, prenditi per il culo, sbaglia. Vuoi che ci rotoliamo nel prato? Ora, proprio lì? Facciamolo!» Me lo indicò con la testa facendomi sorridere di nuovo . «Sii coraggiosa come solo tu sei capace di fare. Non nasconderti, non vivere nella paura! Osa! Bacia, abbraccia e ama chi vuoi, anche quando gli altri guardano e giudicano . Tu sei un'anima bella, Presley, non porti limiti. Vivi al massimo, nonostante le delusioni o il
dolore che ti ha pizzicato ingiustamente il cuore nell'arco di tutti questi anni. Ma non nasconderlo
perché il dolore di tutta la tua esperienza è ciò che ti ha reso la persona che sei ora. Così forte e piena di cicatrici ma sempre bellissima, la più bella. E sappi che niente supera una persona che nonostante abbia perso tutto nella vita, sia riuscita a mantenere un cuore buono.» Si voltò e mi sorrise, notando le lacrime che sgorgavano come fiumi in piena e che mi bagnavano le guance. «Oh, piccola....» mi baciò per un'infinità di tempo e non persi tempo a stringerlo forte a me e ad annusarlo sapendo quanto mi sarebbe mancato non vivermelo a pieno «...non essere triste e non avere paura di niente e di nessuno.» Sussurrò aspettando che lo baciassi sulla bocca.  «Tu guarda me...» disse «...quando sarai triste, ti basterà che mi guardi. Dividi le tue angosce ed i tuoi timori con me.»

«Lo farò.»

«Ti amo.» Bisbigliò nei pressi del portone d'entrata.

«Ti amo.»

Agrodolce - vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora