Taehyung p.2

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Dopo due settimane ritornai a Seul, con un solo obiettivo, ampliare il mio Mondo.

E così feci.
Per i sette anni successivi, concessi al Kim Taehyung che aveva paura di essere sbagliato, di esplorare ciò che lo circondava, di fare le esperienze di cui si era privato e di crescere. 

La cosa più assurda era che nonostante 'Mr Kim Taehyung' fosse una persona nuova, un adulto sicuro di se che aveva conquistato i cuori di tante persone, il suo cuore non lo aveva mai concesso a nessuno.
Ci avevo provato, avevo avuto delle storie, ma finivano tutte dopo poche settimane, con un cuore infranto, quello dei ragazzi che scaricavo e la certezza che nessuno poteva competere con il mio cavaliere.
Come se non bastasse, ogni volta che rientravo a casa, tornavo ad essere solo Tae, il ragazzo allegro che si prendeva cura dei suoi amici, che ogni tanto si confidava con Jimin, si divertiva ad infastidire Hobi, cantava in cucina con Jin, invadeva lo studio di Yoongi e a volte si ritrovava a piangere sulla spalla di Namjoon. Lo stesso che aveva bisogno di veder sorridere Jungkook per essere felice.

Quel Jungkook che era diventato un uomo bellissimo, dagli occhi profondi, il corpo ricamato dall'inchiostro e il talento sempre più grande.
Quel Jungkook che non aveva più parlato di cosa era successo quella sera al pub, ma forse era stato meglio così perché almeno mi era rimasto accanto, sostenendomi nelle scelte e nella carriera che ci eravamo scelti.

Solo che quella bolla in cui il Tae felice si rifugiava, era sottile e così instabile che quando capitava qualcosa o qualcuno che la minacciava, il piccolo Tae rischiava di crollare come un castello di sabbia.
L'unica soluzione che avevo trovato per restare in piedi era rinchiudermi nella mia stanza e scrivere.
Fu Namjoon a spingermi a farlo, un giorno in cui mi aveva trovato da solo, sul divano, al buio, a stringere una camicia di flanella a quadri blu, non mi fece domande, mi mise una penna e un quaderno dalla copertina nera tra le mani e mi disse, "Ti conviene scrivere quello che provi, è inutile sprecare le emozioni." Da quel momento il Tae fragile aveva trovato un modo per essere forte.

Appena sentivo di stare per cadere, mi rinchiudevo nel mio studio, prendevo quel quaderno nero che nascondevo infondo all'ultimo cassetto e scrivevo una canzone. Riversavo nei testi tutto quello che il mio cuore provava, tutto il dolore e l'amore che non riuscivo a donare, componevo per giorni e notti intere, accennavo le melodie, fino a quando la musica non calmava il mio animo inquieto e potevo tornare ad affrontare la realtà.

Poi però dopo mesi, finivo nello studio di Jungkook a porgergli una auricolare e chiedergli cosa ne pensasse. Perché ogni canzone portava con se un abbraccio e io vivevo di quegli abbracci.
Mr Kim Taehyung del mondo esterno era un uomo sicuro di se, che rideva sarcastico delle delusioni, e spezzava i cuori dei suoi ammiratori, quello che viveva tra le pareti di casa sua e le mura dell'agenzia aveva bisogno di un paio di occhi scuri per sentirsi vivo. Ma in fondo era una sua scelta e non poteva prendersela con nessuno.

((Intermezzo: vi ricordo che questa è un'altrernative future au, io non so come realmente sarà il futuro. Quello che scrivo è solo frutto della mia immaginazione, sia chiaro che per i Bitti io spero solo che siano felici.))

Non potevo prendermela con nessuno nemmeno quando dopo più di 14 anni di successi condivisi con i miei compagni, poco prima di un grande Tour che ci avrebbe portati per tre mesi in giro per gli stadi di tutto il mondo, avevamo deciso di far terminare la definitivamente nostra carriera insieme. Ci eravamo guardati tutti negli occhi e avevamo preso la decisione più difficile della nostra vita, separarci per intraprendere ognuno il proprio cammino.

Quello che seguì fu il Tour più amato di tutti i tempi, le città restavano paralizzate dalla folla di persone che le invadeva, anche solo per essere lì fuori dagli stadi. Durante l'ultima tappa a Seul, a metà ottobre del 2028 con un ultimo abbraccio di gruppo e tante lacrime i BTS presero ognuno la propria strada.

Avevamo approfittato di quei mesi di tour per capire cosa il futuro si aspettasse da ciascuno di noi e bene o male lo avevamo capito.

-Jin decise di intraprendere seriamente la strada della recitazione, accettando grandi produzioni cinematografiche e programmi cult nella tv nazionale coreana.

-Namjoon dopo un anno in giro per il mondo a visitare le città come turista e non come star, si ritrovò a scoprire talenti nella sua patria e da leader quale era decise di prendere in mano la gestione della BigHit per tutelare la loro musica e i giovani idol che stavano per debuttare, donando loro tutti quei testi che continuava a scrivere nei suoi amati diari.

-Anche Yoongi si dedicò totalmente alla produzione, aprendo una propria etichetta indipendente, pur continuando a comporre e diffondere la sua musica.
A lui e Joon, capitava spesso che, da grandi lavoratori e fratelli di vita quali erano, scoprissero talenti da far debuttare con la concorrenza, "il talento non va sprecato e se non posso farlo crescere io ci penserà Nam." Diceva e l'altro la pensava esattamente allo stesso modo.

-Hoseok dopo anni di sacrifici per far ballare i suoi compagni di band, aveva potuto fondare la sua compagnia, con sede legale a New York e ballerini da ogni dove, con il suo sorriso e il suo carisma era riuscito a conquistare la fiducia di artisti di ogni calibro, finendo a collaborare con loro in tutti i campi.

-Per Jimin come per Hobi il bisogno di esprimersi anche a livello fisico era un elemento necessario, tanto che oltre a cantare aveva deciso di fondare una compagnia di danza che potesse supportarlo anche a livello musicale, creando un nuovo tipo di interazione artistica sul palco, tanto particolare da aver incuriosito il pubblico adulto che negli anni della giovinezza aveva storto il naso alla sua e alla loro musica.

-Al piccolo Jungkook il mondo non aveva mai posto confini, così salutati i suoi compagni si era trasferito negli Stati Uniti per consacrare definitivamente la sua carriera. Era stato più difficile di quanto immaginasse, aveva faticato due anni prima di ottenere dei risultati significativi, da lì in poi aveva sfornato un successo dopo l'altro, vincendo premi e scrivendo il suo nome tra le stelle.

-Infine c'era Taehyung, lui che era il più sensibile del gruppo, anche se aveva imparato bene a nasconderlo. Quando Jungkook durante il tour gli disse che si sarebbe trasferito a Los Angeles per dare una svolta alla sua carriera, si sentì perso, avrebbe voluto seguirlo, ma per la prima volta Non lo fece.

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Era cresciuto Kim Taehyung.

Prima della separazione dagli altri, promisi a me stesso che ce l'avrei fatta. Questa era la mia occasione per far capire al mondo quello che potevo davvero fare e forse anche per dimostrare a quel ragazzo dagli occhi profondi, a cui avevo donato il mio cuore senza che me lo avesse chiesto, che poteva essere fiero di me.

Così in un fine maggio, freddo come piace a me, feci uscire il mio secondo album di inediti, gli stessi che per anni avevo composto rinchiuso nella sua stanza per guarire la mia anima.

Per la prima volta ero rimasto solo, avevo messo a nudo parte di me e ... le persone mi amarono per quello che ero, perché le emozioni che trasmettevo con le mie parole erano vere, e loro riuscivano a cogliere tutto il dolore, la rabbia e l'amore che ci avevo riversato dentro e mi avevano capito, almeno loro avevano capito ciò che il piccolo indifeso Tae aveva provato.

.... to be continued

Angoletto: il passato di Tae si sta dimostrando un po' lungo, ma gli anni sono tanti, nei prossimi capitoli ci sarà un po' di azione.

Kim Art Gallery  - TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora