Foto-ricordo

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Giovedì 13 Dicembre.

Jimin era ripartito la sera prima, aveva cambiato i suoi programmi solo per venire a parlare con me, mi ero sentito così in colpa quando me l'aveva detto, ma poi il suo: "Taehyung/ssi questa è stata la prima e l'ultima volta che mi fai preoccupare così. Se la prossima volta mi chiudi il telefono in faccia, non solo giro mezzo mondo per rimproverarti, ti porto anche Yoongi a farti la ramanzina." Eravamo scoppiati a ridere come due cretini, c'eravamo addormentati sul divano dopo quella chiacchierata infinita, che in parte mi aveva alleggerito il cuore.

Jimin sarebbe tornato a Parigi il 21 Dicembre per quella famosa serata di beneficienza che mi aveva scombussolato la vita, portandosi dietro i nostri compagni, non sapevo ancora cosa sarebbe successo in quei giorni, ma dopo aver parlato con lui avevo la certezza che la mia vita sarebbe cambiata ancora, speravo solo in positivo, perché non ero pronto a crollare di nuovo.

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Rimessi a posto i pensieri, avevo ancora una Galleria d'arte da gestire e una mostra fotografica da organizzare.
Lo sproloquio con Jimin mi aveva fatto tornare in mente alcune fotografie che avevo accantonato insieme ai miei ricordi, scatti mai esposti conservati in un vecchio hard disk e alcune stampe, forse ingiallite, di quando avevo appena vent'anni. Mi rimboccai le maniche e cominciai a cercarle.

L'hard disk e i miei cimeli erano rinchiusi negli scatoloni che avevo in mansarda, così armato di coraggio salì le scale e feci un piccolo salto nel passato, sarà che nei giorni precedenti di lacrime ne avevo versate fin troppe o il fatto che le foto che avevo accumulato negli anni erano tutti frammenti di momenti belli, ma sorrisi per ore. I volti sorridenti dei miei compagni, i luoghi meravigliosi che avevamo visitato insieme, le persone che negli anni avevamo incontrato, i sorrisi dei fan in giro per il pianeta, ero ancora giovane certo, ma avevo già vissuto una vita meravigliosa e riguardarla mi rendeva felice.

Mentre le sceglievo, ne avevo inviate alcune a Jimin e anche agli altri, erano ricordi troppo belli per non condividerli e i miei compagni erano gli unici che avrebbero capito quello che volevo trasmettergli, e forse era un po' un modo per provare a farmi perdonare per la mia assenza dalle loro vite.

Negli ultimi quattro anni eravamo rimasti in contatto, certo Jimin e Hobi erano anche passati a trovarmi a Parigi e Namjoon con la scusa del suo giro d'affari, una volta l'anno veniva a controllare che stessi bene, ma dell'argomento tabù non ne avevamo più parlato.

Io in generale non l'avevo più affrontato di persona, se non la volta in cui fui costretto a raccontare tutto a Claire, per il resto avevo preferito rinchiuderlo in un cassetto del mio cuore infranto, o meglio in quelle lettere che spedivo a Jungkook ogni mese. Poche righe in cui gli raccontavo della mia nuova vita, gli dicevo che mi mancava e soprattutto che ero fiero di lui perché stava realizzando il suo sogno per cui tanto aveva lavorato.

Mentre inviavo le foto a Namjoon, gli dissi che avrei voluto parlare con lui, si preoccupò appena lesse il messaggio, ma io lo rassicurai che non c'era nulla da temere, volevo solo sapere se per una volta avessi fatto la cosa giusta .

Così la mattina del giorno dopo, visto il fuso orario differente, mi trovai in videochiamata con il mio vecchio capo, leader e fratello maggiore. L'espressione corrucciata, mi fece sorridere, e al mio:

"Namjoon Hyung se tieni la fronte così ti verranno le rughe." Sorrise anche lui.

Gli dissi che avevo parlato con Jimin, raccontandogli per sommi capi la discussione, ma non scesi nei particolari, perché di alcune cose un po' mi vergognavo. Gli chiesi scusa per avergli chiesto di mantenere il mio segreto, sapevo che per lui farlo era stato difficile vista la sua integrità morale, ma gli ero grato perché mi era stato vicino negli ultimi anni, pur non sentendolo spesso, sapevo di poter contare su di lui e di sicuro quel vecchio burbero di Arnaud lo teneva informato.

"Nam," gli dissi "Sai che non vivo più di speranze, ma dopo tanto tempo ho fiducia nel futuro."

"Anch'io ho fiducia nel futuro Taehyung." Mi disse lui.

Dopo poco ci salutammo, parlare con lui mi metteva sempre nel mood giusto per non mollare mai, sentendo un altro po' di peso scivolarmi via dalle spalle.

Lo salutai felice, sarebbe venuto a trovarmi a Febbraio, questa volta avrebbe portato qualcuno di importante per lui, ero curioso di conoscere chi fosse ma in ogni caso ero felice, aveva sempre voluto una famiglia e chiunque fosse la persona che avesse conquistato il suo cuore sono certo che sarebbe stata perfetta per lui.

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Jimin mi aveva detto che avrebbe parlato con Jungkook, se me lo avesse detto quattro anni fa' glielo avrei impedito, come avevo fatto con Namjoon, perché sentivo che sarebbe stato tutto inutile, ma adesso avevo la sensazione qualcosa sarebbe cambiato.

Non sapevo quando Jungkook sarebbe arrivato a Parigi, cosa avrebbe fatto e dove sarebbe stato, non volevo pensarci, preferivo restare rinchiuso nella camera oscura della Kim Art Gallery  a sviluppare le foto e realizzare le installazioni, almeno tenevo la mente impegnata.

L'excursus storico tra le foto della mia giovinezza mi avevano fatto capire cosa volvevo mostrare di me, mi avevano fatto trovare quell'umanità che Arnaud mi aveva chiesto, e che in quegli anni avevo smarrito, avrei mostrato a tutti il mio modo di guardare il mondo e forse l'avrei mostrato anche a lui.

... to be continued


Angoletto: Ciao Taehyung ci si rivede fra qualche capitolo

Kim Art Gallery  - TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora