Soffitta

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Pov Jungkook

25 Dicembre ore 11.00

Sono sul divano di Taehyung da qualche minuto, lui dorme ancora.
Il Bibimbap è pronto.
Ho vagato un po' sui social, ma non so che fare, non c'è nemmeno Naminia da accarezzare.

Ripensandoci ... dov'è finita?
Mi infilo le pantofole di Taehyung che ho trovato accanto al divano e provo a chiamarla senza far troppo rumore.

Non risponde, non credo sia giù nella galleria, la porta d'ingresso è chiusa, nel living e nella camera da letto non c'era, dove può essersi nascosta?

Attraverso il corridoio delle camere da letto, sfiorando appena il pavimento.
Sul fondo c'è una porta leggermente aperta, guisto lo spazio per far passare la cagnolina, la apro ancora un po', ci sono delle scale in legno, illuminate da un lucernario da cui si intravede il cielo, mi fermo ad osservarlo solo un attimo, poi comincio a salire fino ad arrivare all'ultimo gradino.

Mi guardo intorno sorpreso, deve essere il piano sottotetto, ci sono delle travi in legno ad attraversare il soffitto.
Una luce soffusa si insinua attraverso le pareti sottili in ferro e vetro.
Sembra tutto così ordinato e perfettamente al posto giusto, come se non ci fosse mai entrato nessuno.
L'ambiente alla mia destra credo sia una sala prove, ha il pavimento in legno lucido e un grande specchio ad occupare tutta la parete, colgo il mio riflesso, sembro un ladro, distolgo lo sguardo e vado oltre.
Delle tele bianche accatastate al muro tra gli abbaini, i cavalletti, i colori e i pennelli sulle mensole, sembra l'atelier di un pittore, attraverso la porta aperta è noto uno scaffale pieno di macchine fotografiche, degli sfondi, le luci e un grade tavolo per controllare i progetti.
Forse è lo studio di Taehyung, ma a parte una vecchio hard disk poggiato accanto al computer è tutto immacolato.

Mi avvicino alla finestra, si vede Notre Dame. Se avessi un posto così avrei riempito le tele bianche di tutti i colori di questa città.
Sono anni che non dipingo. Annii che non faccio più nulla di ciò che mi faceva star bene, sento una lacrima scorrermi sulla guancia, in questi anni ho realizzato il mio sogno, ma ho rinunciato a tutto il resto.

Mi asciugo la lacrima solitaria e guardo oltre vetrata che divide gli spazi, c'è un pianoforte nero a coda in angolo, e sul tappeto accanto una palla di pelo addormentata, eccola dove era finita, la raggiungo e lei si sveglia saltellandomi incontro.

Io mi siedo su una delle poltroncine di fronte al piano tenendola in grembo, la accarezzo, sul muro di fianco a me sono appese un paio di chitarre, un violino e un sassofono, sorrido ripensando ad un giovane Taehyung che lo suonava per me, chissà se suona ancora.

Poggio Namina di nuovo sul tappeto e raggiungo la libreria, accanto ad un all'impianto audio di ultima generazione.
Ci saranno migliaia di dischi, scorro un po' di titoli, c'è tanto blues, Jazz, qualche titolo in coreano, poi ce n'è uno nero, ha la copertina rovinata, lo tiro fuori, mi sento morire.

E' il mio.

Per quanto è rovinato il cd, l'avrà ascoltato all'infinito, accarezzo le pagine stropicciate del libretto, sembra passato un secolo da quando gliel'ho mandato, giro le pagine fino ai ringraziamenti scoloriti dal tempo e da piccole macchie bianche, macchie lasciate dalle lacrime, sento lo stomaco stingersi:

Il mio Grazie più grande va a Kim Tae Hyung, senza il suo sostegno e la sua fiduciain me, non sarei qui a condividere la mia musica, questo album esiste grazie a lui.

Kim Art Gallery  - TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora