Il tuo Taehyungie

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POV Jimin

Domenica 16 Dicembre

Da quattro giorni provavo a chiamare Jungkook, ma con la scusa del concerto di beneficienza da preparare e delle interviste, mi liquidava sempre con: "Jiminia ti chiamo dopo sono impegnato ora, ti voglio bene ciao."

Da quando avevo parlato con Taehyung non facevo altro che pensare a quei due, erano stati due cretini colossali e io un amico più cretino di loro, per non averli spronati a farsi avanti, si sarebbero risparmiati tante lacrime.

Cavolo ero stato davvero stupido, ho sempre saputo dei sentimenti di Taehyung e anche di quelli di Jungkook, ma non ho mai fatto nulla per aiutarli. All'epoca credo che tutti l'avessero capito, tutti tranne loro due.

Già anche Jungkook provava dei sentimenti per Tae, ma conoscendolo aveva solo troppa paura di ammetterlo a se stesso...
Non l'ho detto a Taehyung per timore che restasse deluso, ha già sofferto troppo e illuderlo io stesso, sarebbe stato anche peggio, ma sono sicuro che lui a Jungkook mancasse, glielo leggevo in faccia ogni volta che parlavo di Parigi e di come fossi fiero della fondazione che Tae era riuscito a mettere in piedi.

Eravamo cresciuti insieme, noi tre.
Conoscevo quei due come le mie tasche e se non avessi avuto anch'io paura di rovinare tutto, ora sarebbero felici e soprattutto insieme.
Dovevo fare qualcosa, non potevo lasciare la situazione così, dovevo almeno fare in modo che potessero parlarsi e chiarire.
Avevo promesso a Tae che l'avrei fatto e ci sarei riuscito.
Lui a Parigi aveva trovato un nuovo Taehyung, stava bene, ma si capiva che era incompleto; Jungkook invece grazie alla fama e al successo sembrava avere tutto, ma quando si sta così in altro, ci si sente soli, aveva resistito tanto ma sapevo che aveva bisogno di condividere le cose con qualcuno e quel qualcuno viveva a Parigi, per proteggersi dai suoi stessi sentimenti.

Avevo pensato ad un piano, era un po' elaborato, ma ero fiducioso.

Parte Uno, riuscire a parlare con Jungkook.

Presi di nuovo il telefono e feci partire la videochiamata con Jungkook. Al quinto squillo rispose. Era in pigiama, seduto sul letto, con un asciugamano sul collo, non poteva sfuggirmi.

"Jeon Jung Kook se mi riattacchi il telefono giuro che appena ti vedo ti strappo i piercing uno ad uno." Dissi con la faccia arrabbiata.

"Auch Jimina, ma che ti prende, mi fa male solo a sentirlo, che vuoi? Domani parto per l'Europa devo dormire." Mi rispose lui un po' inquieto.

"Modera i toni moccioso. Sto per farti una domanda e voglio che mi risponda seriamente, ok? E' una questione seria. Sai che ti voglio bene, non ti giudicherei mai e mai l'ho fatto, ma questa volta voglio che tu sia sincero. Chiaro?" gli dissi guardandolo dritto negli occhi, lui fece un cenno con la testa e io continuai.
"E' una storia vecchia di tanti anni fa, una notte mi chiamasti al telefono, dicendomi che eri ubriaco e avevi fatto qualcosa fuori dal comune, io ti assecondai perché gli ubriachi vanno sempre assecondati, ma poi qualche giorno dopo quando ti ho chiesto cosa avessi fatto e tu mi hai risposto che avevi baciato un ragazzo.
Lì per lì pensai che l'avessi fatto per provare, ci stava eravamo giovani."

Feci un respiro profondo, stavo per dirgli qualcosa di grosso.
"Jungkook, perché quella notte hai baciato Taehyung?" ero stato diretto, ma sapevo che con lui dovevo esserlo, o avrebbe negato.

Lo vidi sbarrare gli occhi come un cerbiatto di fronte ai fari di un auto.
"Chi te l'ha detto?" disse senza tono quasi fosse un automa.

"Non è importate chi è stato Jungkook, io voglio sapere perché tra tutti i ragazzi su questo pianeta ha baciato proprio il tuo Taehyungie?" Era un colpo basso, ma era necessario, lo stavo facendo per il suo bene.

"Io." Aveva abbassato il telefono, dallo schermo vedevo solo la bocca e il collo.
"Io volevo farlo, volevo baciare Taehyung. Ma l'ho fatto soffrire, l'ho fatto sempre soffrire." Aveva rialzato il telefono, erano anni che non lo vedevo piangere.

"Kook ehi, va bene, calmati, non serve a niente piangere." Provai a calmarlo.

"Sono stato uno stronzo, l'ho abbandonato Jimin, ho abbandonato il mio Taehyungie." Avevo ragione.

"Kook, guardami." Gli chiesi, lui alzò lo sguardo provando ad asciugarsi le lacrime. "Non è tutto perduto, sei ancora in tempo per riprenderti il tuo Taehyungie. Vedi di organizzare i tuoi impegni, perché il 20 mattina io arrivo a Parigi, mi spieghi le cazzate che hai fatto e troviamo una soluzione."

"Jimin, io ...." Provò a dirmi.
"Niente tu, qua decido io, ora vai a dormire, domani ti svegli chiami il tuo manager, metti me in agenda e parti per Parigi ... non cominciare a farti pippe mentali, perché quando ti vedo te le smonto e niente comunque non inventarti scuse, il tuo caro vecchio Jimin ti aiuterà. Detto questo ricordati che ti voglio bene, buona notte Kook."

La parte Uno del mio piano era riuscita ora dovevo pensare al resto

.....

La seconda parte del progetto consisteva nel tenere buono Taehyung, lui era imprevedibile, se per caso gli fosse passata per la testa qualche idea deleteria, rischiavo di doverlo andare a recuperare in siberia, nascosto nella steppa pur di non farsi trovare.

Così nei giorni in cui ero rimasto lontano da Parigi, avevo sentito Claire più spesso del mio manager.
Le avevo chiesto di controllarlo e di tenerlo impegnato il più possibile, non doveva avere il tempo di pensare. Anche perché il 17 Dicembre, Jungkook sarebbe arrivato a Parigi e lui non doveva saperlo in alcun modo.
Avevo chiesto a Claire di oscurargli tutti i media per evitare che potesse avere un crollo, lei fortunatamente mi aveva assicurato che Tae non stava un attimo fermo, aveva la sua mostra fotografica da organizzare e rimaneva a lavoro per tutta la giornata, vagando tra la camera oscura, la falegnameria e l'atelier, le aveva detto che era riuscito a trovare una sorta di Fil Rouge nei suoi scatti e si sarebbe impegnato anima e corpo in questo lavoro.

Per quanto riguardava l'argomento Jungkook, Taehyung non ne aveva più parlato, aveva accennato a Claire che Jimin era riuscito un po' a tranquillizzarlo e non ci sarebbe stato il rischio di crisi come quella in cui la ragazza lo aveva trovato, Claire per sicurezza si era trasferita in una delle camere degli ospiti con Giselle, il caso aveva voluto che suo marito fosse fuori per lavoro e con la scusa di ottimizzare i tempi ne aveva approfittato per poterlo controllare notte e giorno.

Le avrei fatto una statua, quella donna era una santa ed era una fortuna che Tae l'avesse al suo fianco, non avrebbe potuto trovare di meglio.

Io intanto, avevo solo un'altra esibizione da fare per poi riprendere l'aereo e tornare in Europa, ma serbavo un po' di timore che il riavvicinamento dei miei due amici sarebbe stato più difficile di quanto potessi sperare, Taehyung era innamorato ma era stanco di soffrire, Jungkook invece sotto quegli abiti da star restava ancora il ragazzo insicuro di vent'anni prima, come avrei potuto riuscirci da solo, avevo bisogno di una mano.

Namjoon non poteva aiutarmi, era finito in questa storia senza volerlo e tirandolo in ballo avrei rischiato di sbilanciare le parti.
Jin era troppo impegnato, non riusciva a venire nemmeno alla serata di beneficenza, viste le riprese di un film, quindi non volevo dargli preoccupazioni.
Restavano solo i miei amati Hobi e Yoongi, una volta a Parigi sarebbero stati essenziali per far incontrare i due lovebirds senza speranze.
Quindi mandai un messaggio a entrambi:
- Vecchi scansafatiche, ho bisogno del vostro aiuto, la questione è importante, i particolari ve li spiego quando ci vediamo a Parigi.
Vi anticipo solo che c'entrano Taehyung e Jungkook, e quindi c'è di mezzo l'Amour.
Acqua in bocca con loro e con gli altri, ma hanno bisogno di noi. -

.... to be continued

Kim Art Gallery  - TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora