Maschere

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Martedì 11 Dicembre 2035 ore 01.30

Erano ore e ore che Jimin mi ascoltava, ogni tanto avevo visto qualche lacrima attraversargli il volto, ma poi l'asciugava svelto e mi diceva di continuare. Mi ero fermato solo qualche minuto per prendere una bottiglia di vino, qualcosa da mangiare e spostarci in cucina per cenare.

Poco prima della fine del il mio racconto, il timore di quello che alla mi avrebbe detto Jimin, mi portò di nuovo a guardare fuori della finestra per trovare conforto, mi chiesi se avessi fatto bene a raccontargli tutto, se non fosse stato meglio continuare a far finta di nulla, continuare a dire mezze verità.

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"Anche Jungkook si è creato una maschera Taehyung, è diversa dalla tua, ma lo scopo credo sia quello." Furono queste le parole che disse Jimin.
"Cosa intendi?." Gli chiesi perplesso.
"In questi anni gli sono stato accanto, gli siamo stati accanto io, Hobi e anche Yoongi, come volevi tu.
L'abbiamo visto volare, affrontare milioni di Fan senza battere ciglio, perdere ogni briciolo di timidezza, scontrarsi con le opinioni, a volte negative di mezzo mondo e uscirne sempre vincitore, Taehyung, sempre a testa alta, ma quando i riflettori si spegnevano, quando la star Jeon Jungkook deponeva le armi aveva gli occhi tristi.
Lo stesso sguardo triste che aveva da ragazzo quando tu partivi. E adesso capisco il perché.  Gli mancavi tu. "

"Jimin non dirlo, ormai non credo più alle favole. Se gli fossi mancato almeno un po' di quanto è mancato a me, in questi anni avrebbe almeno provato a contattarmi, a farmi sapere che ci teneva ancora, ma non l'ha mai fatto.
Ha chiuso tutti i ponti, tutti, lui si è dimenticato di me. Io invece ho continuato a pensare a lui, ho cambiato città, vita, lavoro, ma come uno stupido, ho provato a contattarlo in tutti i modi, almeno per chiedergli il perché.
Non ho mai ricevuto risposta, Jimin, mai e così ho smesso di cercarlo.

Ma mi sentivo in colpa, così ho cominciato a scrivergli delle lettere, una al mese per la precisione, sperando in un segno, ma non c'è mai stato. L'ultima gliel'ho scritta il 30 Novembre, l'ho spedita all'unico suo indirizzo negli USA che conosco, ma ormai non ci spero più."

Vomitai quelle parole addosso a Jimin pentendomi subito del tono che avevo usato.

"Scusami Jimin non sono arrabbiato con te, è solo che io ci tengo ancora. E poi mi sento in colpa con te per non averti detto nulla, con Namjoon per averlo costretto a mentire con con tutti voi, e mi faccio schifo per aver trascurato tutti e aver detto un sacco di mezze verità solo per tenere in piedi questa dannata maschera da persona forte. E non è servito a nulla, nulla, ogni mattina mi sveglio e vorrei solo sapere come sta."

"Tae, non ho bisogno delle tue scuse, non hai niente da farti perdonare, capisco che ci stai male, ma ora ascoltami ok." Fece un profondo respiro mi disse di sedermi accanto a lui e continuò.

"Quando ci siamo incontrati, io, tu e Jungkook eravamo dei ragazzini, incoscienti e inesperti della vita, siamo cresciuti insieme, siamo diventati adulti camminando vicini e appoggiandoci uno all'altro per non cadere, voi due siete stati sempre un esempio per me, una luce da seguire. Non litigavate mai, non c'era mai nulla che poteva mettervi uno contro l'altro, nessun risentimento o rabbia, eravate uno lo specchio dell'altro e io mi ritenevo fortunato, perché eravate miei amici, i miei migliori amici.
Ma la fortuna di potervi stare accanto ha fatto sì che io mi accorgessi di tante cose. Dei tuoi sentimenti per Jungkook, che tenevi nascosti per non ferirlo e dell'inconsapevolezza di ciò lui sentiva per te.
Sei sempre stato la sua forza Tae e al contempo la sua debolezza, bastava la tua presenza per renderlo sicuro di se, una tua parola per rassicurarlo, un tuo sguardo perché potesse affrontare ogni cosa.
Non so se avesse capito ciò che provavi per lui, ma ha sempre saputo che di te non poteva fare a meno.
Io non so perché ti abbia chiuso fuori dalla sua vita, ma so che è diventato l'artista che tu volevi che diventasse." Era pensieroso Jimin mentre mi diceva queste cose.

"Jimin, nemmeno io capisco perché.
Sono sempre stato fiero di lui, lo sono anche adesso, perché è riuscito a realizzare il sogno per cui ha lavorato da quando era piccolo. Non avrei mia fatto nulla per danneggiarlo, mai." Fottute lacrime che erano tornate a riempirmi gli occhi.
"Non lo so Tae, tutte le volte in cui negli ultimi anni mi è capitato di parlare di te con Jungkook, è sempre rimasto sul vago, non ha mai approfondito nulla, diceva che eri impegnato. Anche tu rispondevi allo stesso modo però, e alla fine ho cominciato a pensare che fosse solo una nuova fase del vostro rapporto.
Però pensandoci... solo una volta, dopo il concerto che aveva fatto a Parigi, Jungkook disse una cosa strana. Disse che la tua Galleria era esattamente come te, libera e piena di vita. Io ingenuamente pensai che vi foste incontrati qui."

Sgranai gli occhi. "No Jimin. Io..." avevo il fiato corto io... "mio padre aveva subito un intervento in quel periodo ero tornato in Corea per un paio di settimane,  seppi del suo concerto al mio ritorno, ... la città era ancora piena di poster." Stavo avendo di nuovo un attacco di panico.
"Calmati Tae." Jimin era davanti a me ... con le mani sulle mie spalle, "Respira ok, bravo, proverò a parlare io con Jungkook e a capirci qualcosa."
"No no, mi odierà ... Jimin mi odierà." Dissi ancora agitato.

"No Tae, me la vedrò io con quel cretino e se solo prova a dire qualcosa contro di te, lo minaccio di spaccargli il suo faccino da copertina, e vediamo se non mi ascolta." Stava provando a farmi sorridere, mentre mi accarezzava la testa come un gatto. Avevo abbassato tutte le difese.
"Mi fido di te." Dissi solo, con le lacrime che scendevano e un solo pensiero nella testa, lui era stato qui, Jungkook aveva visto la mia Galleria.

..... to be continued

Kim Art Gallery  - TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora